Come l'UE sta infrangendo le regole per continuare il commercio con gli insediamenti israeliani
The Intercept pubblica un importante documento trapelato del direttore del servizio giuridico della politica estera dell'UE Frank Hoffmeister
Ancora una volta si palesa l’ipocrisia e, soprattutto, la complicità dell’Unione Europea nei confronti di Israele. Secondo quanto ha riferito The Intercept, il direttore del servizio giuridico della politica estera dell'UE, Frank Hoffmeister, si è espresso sostenendo come la recente sentenza della Corte internazionale di giustizia (CIG) non obbligherebbe i Paesi dell'UE a vietare le importazioni di merci provenienti dagli insediamenti israeliani illegali.
La sentenza emessa dalla Corte internazionale di giustizia lo scorso luglio ha stabilito che i governi dovrebbero interrompere il sostegno all'occupazione israeliana. Proprio mentre il governo irlandese sta cercando di introdurre un disegno di legge per limitare il commercio con gli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati, il principale ufficio legale del servizio estero dell'Unione Europea ha dichiarato che, sebbene la legge europea richieda l'etichettatura dei prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani, la questione dell'imposizione di un divieto totale sulla loro importazione e vendita rimane aperta al dibattito. “È una questione di ulteriore valutazione politica se rivedere la politica dell'UE nei confronti dell'importazione di beni dagli insediamenti”, si legge nel memorandum di sette pagine redatto da Hoffmeister e reso noto da The Intercept.
Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina, interpellata in merito da The Intercept, ha chiarito: “L'UE sta trascurando la sua responsabilità di sostenere il diritto internazionale. Questo piegare le regole per convenienza politica erode la credibilità della politica estera dell'UE e tradisce la fiducia dei cittadini al di là della Palestina.”
Inoltre, ha avvertito che “l'approccio dell'UE crea anche un pericoloso precedente, trattando gli obblighi derivanti dal parere consultivo della Corte internazionale di giustizia come facoltativi, soprattutto in presenza di atrocità in corso.”
L'interpretazione dell'UE della sentenza della CIG è “giuridicamente errata, politicamente dannosa e moralmente intollerabile”, ha concluso.
Altri studiosi di diritto hanno criticato l'analisi di Hoffmeister ribadendo quanto sia categoricamente errata e che l'etichettatura specifica dei prodotti provenienti dagli insediamenti occupati in Cisgiordania non soddisfi i criteri della CIG per non riconoscere o sostenere l'occupazione. “La CIG, infatti, ha precisato che ‘tutti gli aiuti e l'assistenza’ di qualsiasi tipo da parte di tutti gli Stati al progetto di insediamento devono cessare... Ha dichiarato che l'intera occupazione è illegale e deve essere interrotta”, ha affermato Susan Akram, responsabile della Boston University School of Law’s International Human Rights Clinic.
Secondo uno studio del dicembre 2023 del gruppo della società civile palestinese Don't Buy into Occupation (DBIO), 776 banche europee hanno fornito sostegno finanziario a 51 aziende coinvolte nella costruzione di insediamenti illegali. Da gennaio 2020 ad agosto 2023, queste banche hanno contribuito con 164,2 miliardi di dollari.
Tra gli istituti bancari che hanno dato un maggiore contributo figurano:
- BNP Paribas (22,19 miliardi di dollari),
- HSBC (14,21 miliardi di dollari),
- Deutsche Bank (13,23 miliardi di dollari),
- Societe Generale (12,4 miliardi di dollari),
- KfW (11,29 miliardi di dollari), Barclays (10,63 miliardi di dollari),
- Credit Agricole (10,29 miliardi di dollari),
- Santander (8,61 miliardi di dollari),
- ING Group (7,05 miliardi di dollari)
- UniCredit (6,66 miliardi di dollari).