Congelamento dei beni russi e la neutralità della Svizzera

Congelamento dei beni russi e la neutralità della Svizzera

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di Maria Morigi

Si sta accendendo la polemica sul fronte delle sanzioni contro la Russia e dell’esportazione di armi in aiuto all’Ucraina. A farne le spese, colpita dalle critiche,  è la Svizzera che pure non era rimasta fuori dall’intendimento comune atlantico né dalle pressioni provocate da Stati Uniti e Germania.

Già alla fine di febbraio 2022, l'ambasciatore degli Stati Uniti a Berna, Scott Miller ha influito in modo determinante sulla ripresa delle sanzioni: “Penso di essere riuscito a presentare la posizione degli Stati Uniti in modo abbastanza chiaro. La Svizzera non dovrebbe essere usata per aggirare le sanzioni contro la Russia”. Appena ieri in un'intervista pubblicata dalla Neue Zürcher Zeitung Scott Miller si dice preoccupato perché la Segreteria di Stato svizzera dell'economia (SECO) sembra mettere  in discussione l'utilità delle sanzioni contro la Russia.

Tanto per essere chiari: 7,75 miliardi di franchi di beni russi sono stati congelati in Svizzera. Ma secondo Miller la Svizzera potrebbe bloccare altri 50-100 miliardi e chiede più stretti accordi internazionali di coordinamento, ad esempio partecipando alla task force “Russian Elites, Proxies and Oligarchs” al fine di riuscire a confiscare questi fondi nel quadro del diritto internazionale e nazionale degli Stati a cui conviene.

Purtroppo la Svizzera, denuncia Miller, non ha mostrato interesse a partecipare alla task force e quindi deve aspettarsi pressioni da parte dei Paesi che si impegnano nella confisca dei fondi russi.

Anche sul fronte fornitura di armi non va per niente bene. “La Svizzera si sta confrontando con il significato di neutralità. Noi la comprendiamo e la rispettiamo. Ma non si tratta di una costruzione statica”… “Gli Stati Uniti e gran parte della comunità internazionale che sostiene l'Ucraina ritengono che il parlamento svizzero debba consentire la riesportazione il prima possibile”, afferma Miller. E “Se Berna avesse dato per scontato che il materiale bellico svizzero non sarebbe mai stato utilizzato nei conflitti, non avrebbe mai potuto (in passato) fornire armi ad altri Paesi”.

Il giorno prima dell’intervista di Miller, in un articolo su Der Spiegel , l'ambasciatore svizzero a Berlino, Paul René Seger cerca di correggere l'immagine offensiva della Svizzera apparsa sullo stesso quotidiano Der Spiegel  a febbraio e cioè che la Svizzera sia un paradiso per gli oligarchi e sostenga solo a metà le sanzioni contro la Russia. Nella replica l’ambasciatore svizzero afferma che “Neutrale non significa indifferente”. Spiega anche ai tedeschi come funziona la Confederazione: “Il cliché di una Svizzera neutrale che si tiene fuori da tutto e tace su tutto è altrettanto lontano dalla realtà quanto il mito dei conti numerati che esistono ancora oggi e il segreto bancario svizzero”. Ad esempio, ricorda l'ambasciatore, la Svizzera ha fornito aiuti umanitari e ha organizzato una conferenza a Lugano con 58 Stati partecipanti per discutere della ricostruzione dell'Ucraina. Inoltre ha accolto 75.000 persone, collocandosi tra i Paesi più solidali.

Secondo Seger la Svizzera non offre una mano agli oligarchi quando si tratta di questioni finanziarie, tanto che l'ammontare dei fondi oligarchici congelati (7,5 miliardi di franchi svizzeri) è superiore rispetto al confronto internazionale, poiché in tutta l'UE sono stati congelati beni per 21,5 miliardi di euro.

C’è poi il problema delle munizioni e dei carri armati che non possono essere trasferiti. “L'attuale divieto di riesportazione in zone di guerra fa riferimento a una base giuridica formale che vincola il mio Governo”, dice Seger , e sull’argomento è in corso una discussione parlamentare. “Nessun Paese al mondo è perfetto, sottolinea l'ambasciatore, ma i sospetti generici e le accuse su fatti superati non rendono giustizia alla Svizzera e alla complessità della politica internazionale”.

Decisamente non c’è pace neppure all’interno della Santa Alleanza… ognuno a rivendicare le proprie peculiarità e i propri distinguo, invece di mettere in esecuzione i dictat di chi comanda il mondo unipolare. Meno male che c’è l’Italia conciliante, pronta ad obbedire e a non innescare discussioni conflittuali!!!

 

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