Contro il turismo dei ricchi bombe, filo spinato e servitù militari anche in salotto?
Manualetto social per smontare la ragion coloniale
di Cristiano Sabino*
Da diverso tempo sono impegnato nella decostruzione della “ragion coloniale” elaborata dagli ambientalisti pro colonizzazione energetica. Ho iniziato a smantellare la narrazione che da posizioni pseudo di sinistra, pseudo antagoniste e perfino pseudo indipendentiste vorrebbero consegnare la Sardegna mani e piedi alle multinazionali e alle banche d’affari dell’energia verde, per trasformare la Sardegna in una piattaforma energetica conto terzi.
Credo che l’ultimo post social del giornalista e amico Lorenzo Tecleme sia utilissimo per comprendere il meccanismo della ragione coloniale e lo ringrazio perché mi da occasione di disinnescarne l’apparente veridicità dell’argomento.
Scrive Tecleme: “Ho appena visto un documentario prodotto da uno dei comitati anti-eolico sardi. Tra le voci narranti c’è un agente immobiliare e consorzista della Costa Smeralda che spiega come, per via delle pale, i mega-yacht più grandi al mondo potrebbero smettere di attraccare in Sardegna. E devo ammettere che io sulla questione continuo ad avere dubbi e cercare mediazioni, ma il documentario mi ha convinto: se ci promettete che i miliardari se ne vanno altrove, pale eoliche pure in salotto”.
Tecleme si riferisce probabilmente a “Grande inganno verde” documentario recentemente pubblicato di Lisa Camillo.
Il ragionamento sembra finale alla grande: siccome i comitati e gli intellettuali che ne rimbalzano la voce esprimono una visione non perfettamente consona allo stile antagonista, in questo caso l’essere contro il turismo di lusso e contro la turistificazione della Sardegna, allora bisogna sostenere le ragioni della colonizzazione, perché questa è una valida alternativa alla turistificazione stessa.
Così l’amico Tecleme crea una coppia fittizia di tesi, fittizia perché presenta queste tesi come sinoli non divisibili.
Tesi A comitati-turisti di lusso. Tesi B pseudo ecologisti e contrarietà al turismo di lusso.
È chiaramente uno specchietto per le allodole. Però si da il caso che la medesima regista ha girato un altro documentario, Balentes – I coraggiosi.
Anche in quel caso uno degli argomenti utilizzati per denunciare i danni dell’occupazione militare della Sardegna era proprio la “vocazione turistica” dell’isola.
Io non condivido questo ragionamento, perché penso che le ragioni per opporsi all’occupazione militare della nostra terra non abbiano bisogno di essere puntellate dalla mitologica “vocazione turistica”, così come credo che la lotta delle comunità sarde contro la quarta colonizzaizone, cioè contro la speculazione energetica, non abbiano bisogno della legittimità dei turisti.
Detto questo mi chiedo se il buon Tecleme, visionato il documentario sulle basi militari della Camillo ne dedurrebbe le medesime conclusioni:
“Ho appena visto un documentario prodotto da uno dei comitati anti-basi militari. Tra le voci narranti c’è un agente immobiliare e consorzista della Costa Smeralda che spiega come, per via delle pale, i mega-yacht più grandi al mondo potrebbero smettere di attraccare in Sardegna.
E devo ammettere che io sulla questione continuo ad avere dubbi e cercare mediazioni, ma il documentario mi ha convinto: se ci promettete che i miliardari se ne vanno altrove, bombe e cannoni e filo spinato pure in salotto”.
Se si sarebbe coerente ma aberrante. Se no sarebbe incoerente e ipocrita.
*Post Facebook del 13/05/2025