Cosa resta dello Stato di diritto se verrà bandita ogni forma di agibilità dei movimenti sociali?

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Cosa resta dello Stato di diritto se verrà bandita ogni forma di agibilità dei movimenti sociali?

 

di Federico Giusti

In discussione alla Camera non solo gli emendamenti peggiorativi al ddl 1660, meglio noto come Pacchetto sicurezza del Governo Meloni, ma anche le norme che trasformano le proteste carcerarie in rivolte contro lo Stato

È di particolare importanza l’appello alla mobilitazione lanciato dall’Osservatorio Repressione, da alcune realtà sociali e sindacali e di movimento contro le norme liberticide in discussione in una Commissione Parlamentare per iniziativa di alcuni parlamentari del centro destra il cui intento è rafforzare, in senso securitario e repressivo, quanto previsto nel Pacchetto sicurezza governativo.

Veniamo da anni nei quali la logica securitaria è prevalsa ad ogni costo, una logica che ha portato alla costruzione di nemici di turno contro i quali scatenare revisioni dei codici penali individuando alla occorrenza nuovi reati da punire con anni di carcere.

Va detto senza remora alcuna: la sinistra italiana e il movimento comunista non hanno mai fatto i conti con la Legislazione emergenziale degli anni settanta ed ottanta pensata come misura eccezionale e temporanea nella lotta contro la lotta armata salvo poi scoprire che queste norme sono rimaste al loro posto, rafforzate negli anni successivi da ulteriori provvedimenti come i vari Pacchetti sicurezza approvati dai vari governi, senza distinzione alcuna, via via succedutisi. La legge Reale e Cossiga rappresentava una aberrazione giuridica ma nulla faceva presagire che una volta terminata la stagione della lotta armata queste norme rimanessero al loro posto anche dopo la fine di ogni “emergenza”

Come accade da anni, l’estate 2024 vede in continua crescita suicidi e atti di autolesionismo nelle carceri, quei principi sanciti dalla Riforma sul finire degli anni Settanta oggi sono del tutto dimenticati, seppelliti nel “buon nome” della certezza della pena.  La condizione di vita nelle carceri e anche nelle strutture che accolgono i migranti in attesa di rimpatrio è stata ripetutamente sanzionata dalle associazioni umanitarie eppure, anno dopo anno, non ci sono stati cambiamenti di sorta anzi molti reati punibili con misure alternative alla pena sono state riviste nell’ottica di prevedere pene severissime. Si voglia o no ma le logiche securitarie e punitive sono nate proprio dal lungo inverno delle legislazioni emergenziali divenute poi norme ordinarie.  E nelle carceri parlare della pena rieducativa e della riabilitazione è ormai impossibile per lo stravolgimento del codice penale e l’affermarsi di condizioni disumane, del resto le associazioni di volontariato hanno sempre contestato il depotenziamento delle strutture sanitarie, il sovraffollamento, la carenza di operatori sociali e percorsi rieducativi.

Da settimane ormai il Governo Meloni si va preparando all’ennesima svolta repressiva e securitaria forte di un emendamento presentato in Commissione da un parlamentare della Lega che ha già riscosso il parere positivo degli alleati di centro destra.

Non sono quindi casuali i fogli di via a Bolzano verso alcuni attivisti di area libertaria, le inchieste contro i movimenti per la Palestina a Napoli o i processi intentati contro gli occupanti di case e i facchini della logistica imputando loro reati associativi che prevedono, in caso di condanna, anni di carcere.

Il prossimo obiettivo del Governo è ancora più ambizioso, vogliono punire con anni di carcere reati sociali e di piazza proprio quando si andranno a costruire il Ponte sullo Stretto o qualche base militare sul territorio italiano. Una tempistica straordinaria se pensiamo che proprio in questi giorni il Governo sta accelerando tanto per la costruzione del Ponte sullo Stretto quanto per la nuova base del Tuscania nel territorio pisano

È all’ordine del giorno infatti nuova e specifica aggravante dei reati contro la pubblica incolumità (!), aggravante pensata specificamente per colpire movimenti sociali e attivisti che protesteranno contro le grandi oper, sono infatti previste, qualora l’emendamento dovesse essere votato, pene che vanno dai 4 ai 25 anni di carcere. Nel silenzio delle opposizioni e dell’opinione pubblica acquisiamo ogni giorno piena consapevolezza che in un Parlamento blindato è possibile approvare leggi liberticide (per l’Osce le norme del disegno di legge potrebbero minare i principi fondamentali del diritto penale e del nostro stato di diritto) che faranno impallidire i decreti anti-rave, le norme contro gli occupanti di casa o contro gli organizzatori di picchetti ai cancelli delle fabbriche e dei magazzini della logistica.

Il d.d.l. sicurezza  già attribuisce maggiori poteri alla polizia , l’obiettivo, assai chiaro è proprio quello di impedire ogni reato imputabile alle forze dell’ordine e per questo pensano di istituire nuovi reati , quelli poi che erano illeciti amministrativi, ad esempio i blocchi stradali, se commessi da più persone saranno puniti con il carcere fino a 2 anni di detenzione, le occupazioni abusive (che poi rispondono a un bisogno sociale come l’assenza di case popolari), arriveranno a 7 anni, una scritta sui muri fino a 12 mesi e se recidivi  la pena passa a 24 mesi, le donne in attesa di partorire andranno direttamente in carcere senza sospensione della pena, lo stesso varrà per le madri con figli piccoli.

La proposta della destra è fin troppo banale ma visti i numeri in Parlamento destinata a tramutarsi in legge: introdurre un nuovo comma all’articolo 339 del Codice penale per punire con anni di carcere reati quali resistenza, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o a un corpo dello Stato.

Se oggi le pene possono arrivare a 7 anni un domani sarebbero quasi triplicate. Sono reati contro le agibilità sociali e politiche dei movimenti sociali e sindacali. Da mesi un attivista siciliano è in carcere con accuse pesantissime per una iniziativa contro la fabbrica di armi Leonardo, una aberrazione se pensiamo che non ci sono stati feriti o danni ma si tratta solo di una azione simbolica atta a denunciare le complicità dell’apparato industriale e militare italiano con il genocidio palestinese.

Se l’emendamento sarà approvato, una manifestazione contro un’opera pubblica potrà essere considerata una sorta di minaccia alla sicurezza dello stato e i colpevoli rischieranno fino a 25 anni di carcere, perfino la semplice scrittura di un volantino nel quale si inviti ad assediare un cantiere potrà essere considerato alla stregua di un atto terroristico

Ma pensiamo che anche la disobbedienza civile di tanti educatori, ricercatori, insegnanti e studenti contro le ricerche dual use o la presenza di militari nelle scuole per piegare la didattica a fini di propaganda di guerra presto potrebbero trovarsi sul banco degli imputati e ostaggio di feroci e inaudite repressioni

Nella documentazione prodotta a supporto dell’emendamento, si legge sull’Osservatorio Repressione, capiamo che questa “norma è volta a intercettare comportamenti violenti posti in essere nell’ambito delle manifestazioni di protesta per l’esecuzione di opere pubbliche o di infrastrutture di interesse strategico”. I provvedimenti adottati a Napoli pochi giorni or sono, con l’obbligo di risiedere per i destinatari fuori dalla Campania, sono solo l’antipasto di una grande repressione che il Governo Meloni si accinge a costruire.

Un’autentica svolta reazionaria che pone fino a quel poco che resta dello stato di diritto e della democrazia, chi oggi invoca il rispetto della Carta costituzionale dovrebbe partire proprio dal contrastare questo emendamento che una volta approvato trasformerà l’opposizione sociale in atti di terrorismo. Come scriveva Brecht la campana suona per tuttie senza alcuna esclusione.

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