Crisi della democrazia e repressione: Il nuovo ordine globale e il potere disciplinare degli Stati
di Giuseppe Giannini
Nel tempo presente, contrassegnato da insicurezze individuali (economiche, lavorative, esistenziali) e, possibili rischi di massa (guerre, mutamenti climatici, penurie, pandemie), la gestione delle dinamiche sociali appare caratterizzata sempre più dall'uso della forza. La cosa che desta preoccupazione è che questo avviene nei Paesi occidentali ispirati dalla democrazia liberale. Le cui fondamenta poggiano sulla tutela della persona, ed i diritti dei singoli (o meglio la libertà di iniziativa economica), per nessun motivo sacrificabili. Fenomeni complessi e relativamente recenti (le migrazioni, le guerre globali, il Covid) hanno meso in discussione tali principi, scavalcando prerogative costituzionalizzate - la libertà di pensiero (e il dissenso), di riunione, e di manifestazione – già falcidiate da decenni di ultraliberismo.
Cosi, accade che, pur nella differenza dei vari regimi (governi moderati, riformisti, e pseudo sovranisti) un tratto accomuna le scelte e con esse le decisioni. Tanto che la narrazione provenga dalle élite sovranazionali (la UE) o dai sottoposti (gli Stati) tutti sono d'accordo nel sostenere le misure intraprese, che hanno comportato il restringimento degli spazi fisici e di discussione. La gestione pandemica, il sostegno politico-militare all'Ucraina e ad Israele non ammettono posizioni contrarie. La libertà di parola lasciamola ai testi scritti. E se poi dovesse succedere che qualcheduno possa sollevare criticità è sempre pronta la demonizzazione dell'altro a disposizione del potere sistemico. No vax, filoputiniani, e pro Hamas, sono le recenti categorie inventate per ostracizzare senza distinguo.
In America ed in Europa chiunque provi ad evidenziare la fallacia del racconto viene zittito, represso, percosso.
Il controllo delle piazze e della rete informatica. Persone fermate ed identificate ad esempio perchè portano la bandiera della Palestina in solidarietà con quel popolo oppresso. Iniziative pubbliche nelle università, convegni, flash mob, boicottati o per i quali sorgono cavilli burocratici e mancanza di autorizzazioni. Post rimossi e censurati in quanto violerebbero le regole delle piattaforme, ipotetici valori della comunità virtuale, a sua volta tracciata e filtrata da algoritmi in carne e ossa. Nelle nostre (ancora per poco) democrazie è vietato discutere del genocidio messo in atto dallo Stato israeliano e dei fatti antecedenti l'invasione ucraina da parte della Russia.
Il sionismo internazionale è talmente forte da piegare per i suoi disegni colonialisti tutti i governi, persino quello delle destre postfasciste. A dimostrazione del fatto che ebraismo ed antisemitismo non c'entrano.
In Italia respiriamo la puzza di un clima repressivo, che nelle scorse settimane, ha visto diversi episodi preoccupanti. Una ragazza presente ad una gara ciclistica fermata da diversi agenti perchè ha osato portare la bandiera palestinese; una persona che aveva appeso la bandiera al balcone invitata a toglierla dalle forze dell'ordine; a Napoli una ristoratrice pacifista minacciata fisicamente da fanatici israeliani. Fino alle provocazioni il giorno della Festa della Liberazione (ricorrevano gli ottanta anni) con la la polizia (che dovrebbe essere garante dell'assetto costituzionale, visto che hanno giurato fedeltà alla Repubblica democratica antifascista ed ai suoi valori) che, in alcuni casi, interviene come se fosse al servizio di una parte politica. Azioni che chiamano a rispondere i partiti di governo. In parte eredi della tradizione missina, la cui leader in gioventù vantava l'operato di Mussolini mentre oggi per convenienza politica, senza turbare i poteri che contano, cerca con qualche sforzo di rappresentare le istituzioni. Mentre il suo mentore, seconda carica dello Stato (!), non si vergogna di possedere il busto del Duce, ed irrispettoso del ruolo ricoperto invita la gente a disertare il prossimo voto referendario.
Insomma, una versione particolare della democrazia ridottasi puramente all'impianto formale. Pertanto, i non allineati vanno disciplinati. Ci manca solo l'olio di ricino. Dietro la retorica in salsa nazionalista, che come nella peggiore tradizione fascista magnifica le imprese dei reggenti, al fine di mascherarne l'inconsistenza e la remissività verso gli altri centri del potere (dall'eterna sudditanza nei confronti degli USA a quella dell' Europa austeritaria) si nasconde il vuoto politico di un governo reazionario. Il cui scopo è di reprimere attraverso l'uso spropositato della forza, che sia del manganello od assuma la forma del provvedimento autoritario (il Decreto Sicurezza).
All'interno del nuovo (dis)ordine globale i protagonisti in lotta - Trump, Israele, le guerre imperialistiche e le recenti rinnovate tensioni India-Pakistan - sono disposti ad utilizzare qualsiasi mezzo pur di portare a termini i loro propositi.
Arrivando a servirsi anche dell'ultima diavoleria tecnologica, l'intelligenza artificiale, per alterare e condizionare la realtà. Con cui poter mettere in futuro sotto osservazione tutti. E per mezzo della quale, attraverso un utilizzo abnorme e distorto, ricattare e minacciare avvversari politici, competitor economici, semplici cittadini pensanti.
La responsabilità degli operatori pubblici una volta era lo strumento per valutare lo stato di salute della democrazia. I governanti dovevano attenersi a tutto un complesso di disposizioni scritte in grado di tenere in vita le istituzioni ed al contempo rispondere ai sudditi giustificando le misure intraprese. Gli ultimi tempi invece ci dicono che siamo scossi da profondi mutamenti, ed in assenza di anticorpi (pensiamo a come si comporta l'informazione mainstream) ci stanno, pericolosamente, traghettando verso la restaurazione.
La post-società distopica è sulla via della realizzazione.