“Da Seattle a Genova. Cronistoria della Rete No Global”. Intervista a Daniele Maffione

“Da Seattle a Genova. Cronistoria della Rete No Global”. Intervista a Daniele Maffione

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di Davide Matrone

Perché e come sorge l'iniziativa di scrivere un libro sul movimento no-global?

Questo libro nasce innanzitutto a 20 anni di distanza da quegli eventi che hanno segnato l'ascesa e la caduta del Movimento No-Global. Il libro é stato scritto e compilato nell'arco di 5 mesi con una serie d'interviste e l'assemblaggio di altre parti, di un'inchiesta giornalistica, una ricostruzione giudiziaria dei processi che sono caduti dopo alcune grandi manifestazioni segnatamente Napoli. Nasce per fare un'operazione diversa e non semplicemente memorialistica ma anche per cercare di attualizzare i temi poco dibattuti del movimento No-Global perché si é parlato tanto e troppo e male degli scontri e quindi del piano militare e si é parlato pochissimo o nulla delle ragioni che spinsero 20 anni fa alla mobilitazione planetaria di questo movimento che mise in discussione il capitalismo e che ebbe una fortissima connotazione internazionalista. Quindi questo libro sorge per realizzare un'operazione di verità e allo stesso tempo per fuoriuscire da una retorica autonarrativa e vittimistica di quella stagione di mobilitazione cercando di ricostruire invece costruendo fonti documentari dirette un po' quello che é accaduto.

Qual é stato l'obiettivo da raggiungere e perché?

L'obiettivo primario di questo libro era non tanto di parlare a noi stessi bensì di trasmettere alle nuove generazioni un pezzo di storia sconosciuta, documentandola e facendola rivivere con più linguaggi. Infatti, la struttura stesso del libro é un ibrido perché ha al suo interno una sezione narrativa che é in un qualche modo e curata da Francesco Festa che ha scritto questo racconto dal titolo "e avevamo gli occhi troppo belli" che occupa la prima parte del libro e in effetti descrive bene il clima dei mesi che precedettero la contestazione del marzo 2001 di Napoli. Poi c'é una sezione cronistorica che in qualche modo racconta quello che é accaduto durante le 4 giornate contro la globalizzazione. L'esperienza delle Rete No-Global a Napoli e questo é un inedito perché in tutte quante le ricostruzioni datate e anche attuali il movimento no - global a Napoli viene proprio omesso oppure posto tra parentesi. Quindi, il libro colma una grandissima lacuna da questo punto di vista perché Napoli precedette Genova non soltanto nelle strategie del dissenso ma anche nelle ricette repressive. Per la prima volta si descrive anche l'apporto che diede in particolare il mezzogiorno alla costruzione di questo movimento anticapitalista in Italia. C'é anche tutta la sezione che ricostruisce la vicenda giudiziaria sui poliziotti che furono imputati di torture e violenze contro i manifestanti nella caserma Raniero di Napoli e infine c'é una sezione curata da Fabrizio Greco che é quella documentale cui poi si corredano anche immagini e manifesti dell'epoca curati dal fotografo Luciano Ferrara e da Massimo Didato che fu uno dei grafici del Movimento. L'obiettivo da raggiungere é stato quello di trasmettere alle nuove generazioni nel modo meno filtrato possibile quello che é accaduto affinché possa essere d'insegnamento perché le ragioni che spinsero in piazza quella generazione di manifestanti sono ancora in piedi. Quando si denunciava all'epoca il cambiamento climatico, lo sfruttamento del lavoro che é ancora fuori dai radar dei sindacati tradizionali e allo stesso tempo si denunciava una globalizzazione veicolata dalla tecnologia che veniva messa in discussione da quel movimento con il medio attivismo e l'utilizzo di strumenti telematici dal basso.

Come consideri la risposta del pubblico?

La risposta del pubblico é andata oltre ogni aspettativa perché quando abbiamo identificato l'editore che é Derive e Approdi l'editore ovviamente c'aveva fissato un prezzo per la stampa del libro. Noi per poter sostenere queste spese abbiamo dovuto lanciare una campagna di crowdfunding prima che il libro venisse terminato e avevamo fissato il target di 5000 euro che era la somma richiesta dall'editore per la stampa del libro e con nostra enorme sorpresa abbiamo raggiunto questa cifra in 33 giorni e addirittura abbiamo raggiunto quota 6.200 euro grazie alle donazioni che sono arrivate non solo da tutt'Italia se non da tutt'Europa e addirittura dagli USA e da altri paesi extra-europei. Questo grazie al fatto che non solo ci sono napoletani che all'epoca attivisti parteciparono a questo movimento e poi sono emigrati fuori ma anche grazie alla grande comunicazione dal basso che abbiamo fatto collettivamente. La risposta del pubblico é stata ulteriormente confermata dal giro di presentazioni che sono ancora in atto e ci sono state in tutto il paese da Piacenza a Messina, passando da Napoli dove ci sono state risposte importantissime. In effetti ovunque siamo andati, a Bari, a Piacenza, in provincia di Bologna ed ogni volta si allarga il pubblico che non é composto da soli attivisti ma da persone che si vogliono confrontare sui temi sollevati dal libro. Quindi, la società su cui é stato posto il dito da parte di quel movimento sta ancora in piedi come il pensiero unico del neoliberismo che la contraddistingue nelle sue forme di sfruttamento e di profitto. Il libro nasce in premessa con una considerazione durante la pandemia quindi nel momento in cui il mondo é stato fermo addirittura sono aumentati i super ricchi del pianeta e sono aumentati purtroppo anche i poveri. Quello che denunciava quel movimento é ancora attuale. 

Quali sono, a tuo avviso, i temi che la sinistra deve riporre nell'attuale agenda politica rispetto a quest'esperienza storica?

La sinistra in Italia non esiste più, non é più rappresentata in Parlamento da lungo tempo, dal 2008, per quanto mi riguarda. Da quando, in particolare, Rifondazione Comunista che era il partito più organico a quel movimento fuoriuscì proprio per aver deluso le aspettative accese nei gli anni precedenti con la presenza importante politica e organizzativa in piazza, nelle piazze che contestarono i vertici del G8, del Global Forum e di tutti questi vertici internazionali del capitale ma in effetti non esiste più la sinistra rappresentata come idea perché l'abbiamo visto anche con le vicende di Mimmo Lucano dove ci sono le azioni di solidarietà, i tweet, sui social ma non c'é una mobilitazione reale che nasce dal basso, da esperienze che in questo momento non hanno un soggetto che faccia da collante però c'é ancora una sensibilità diffusa di sinistra che cmq non si é confrontata sui temi di quel movimento e si é lasciata schiacciare su una narrazione che come dicevo prima é centrata tutto sul tema degli scontri, sull'utilizzo o meno della violenza, sul pacifismo quando poi non si centrano i temi. Ed é per questo che il libro sta cercando di animare questo dibattito, tanto é vero stiamo coinvolgendo, dal confronto durante le presentazioni, anche ex poliziotti di cui stiamo raccogliendo una testimonianza che denunciano quell'altro aspetto della faccenda e cioè come si viveva dall'interno delle forze dell'ordine e delle forze armate quel clima di ideologizzazione voluto dalla politica, dai governanti dell'epoca che in un certo modo sollecitavano la repressione del movimento. Questa cosa qua porta a dire che l'esperienza storica del movimento No-Global non é stata discussa e che a distanza di 20 anni noi vediamo solo delle rappresentazioni nostalgiche, oppure purtroppo veniamo ancora raccontati dalle veline delle Questura oppure dai talk show ma in effetti manca un dibattito reale di quell'esperienza. La sinistra dovrebbe mettere in discussione il capitalismo, l'idea d'Europa basata sulle banche e sui profitti anziché sulla salute collettiva, sul lavoro, sui diritti e sull'uguaglianza sociale. La sinistra dovrebbe ripartire dal contatto col paese reale, con la gente che lavora, sfruttata, con i raider che lavorano per 1.50 l'ora piuttosto che coi contadini immigrati che comunque vengono sfruttati nei campi per guadagnare una miserie e vivere senza documenti e diritti. La sinistra dovrebbe guardare più che ai potentati economici, dovrebbe recuperare le sue origini storiche e parlare agli oppressi e agli sfruttati.

A tuo avviso, qual é l'utilità principale di questo libro?

In questo senso l'utilità principale di questo libro é proprio quello di aver innescato un dibattito su questi contenuti che sono ancora tutti in piedi ma che non trovano dei rappresentanti politici che vogliono confrontarsi. Sono convinto che però se si riparte dai contenuti e soprattutto se i giovani approcciano questi temi, li studiano, li approfondiscono e danno anche un loro contributo originale a questo bilancio storico mancato, ci sia speranza per il futuro. Sono ancora fiducioso. Se questo libro può contribuire a trasmettere alle nuove generazioni, degli strumenti penso che comunque abbia colto la propria utilità principale. Questo lo vedremo col tempo. Intanto ha creato una dinamica di dibattito e di confronto che nostra grandissima sorpresa mancava ancora. Nel libro ci sono delle testimonianze importantissime anche da un punto di vista documentario. Non abbiamo rappresentato solo la voce degli attivisti ma anche di una serie di persone lontane dal quel movimento, magistrati, parroci che condividevano le idee che erano il fondamento del movimento no-global e che in questo c'é la testimonianza inedita di Don Vitaliano della Sala che non solo ha promosso una propria intervista originalissima ma anche ci ha dato dei documenti che erano andati completamente perduti, tra cui una lettera che scrisse al subcomandante Marcos. Quindi, per dire quel movimento nonostante diciamo le distanze geografiche siderali fosse connesso tra sud'Italia, America Latina passando per l'Asia, l'Europa e il Nord America. Questo libro é un contributo al proseguimento della lotta lo vedremo solo nel futuro se sarà stato utile o no. 

 

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