Daniele Luttazzi - La bufala sugli stupri di massa in Israele è ora sbugiardata da un video

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Daniele Luttazzi - La bufala sugli stupri di massa in Israele è ora sbugiardata da un video

 

di Daniele Luttazzi - Nonc'èdiche (Fatto Quotidiano 7 maggio 2024)

Sheryl Sandberg ne ha combinata un’altra delle sue. A Facebook era Chief Operating Officer (Coo), la carica più importante dopo Zuckerberg: con lei, Facebook è diventato il social tossico che conosciamo (è una piattaforma di sorveglianza che va a braccetto coi servizi segreti Usa; ed è una piattaforma di estrazione dati che lucra sulla nostra attività in Rete permettendo ad aziende e partiti politici di fare pubblicità mirata). Dopo lo scandalo Cambridge Analytica la Sandberg si dimise da Facebook. La sua ultima mascalzonata è il documentario Screams Before Silence, che rilancia la balla propagandistica degli “stupri di massa” di Hamas, già debunkata in dettaglio mesi fa (t.ly/U7HPj). Al film hanno fatto pubblicità, fra gli altri, Hillary Clinton, il Washington Post e il governo di Israele. “I propagandisti usano questa menzogna per distrarre dal genocidio israeliano che è in corso a Gaza con armamenti Usa, o per giustificarlo”, commenta Nora Barrows-Friedman nel video del magazine web The Electronic Intifada che confuta le menzogne presenti nel film della Sandberg. A febbraio la Sandberg e la Clinton contribuirono a diffondere la balla (benché fosse stata sbugiardata da un mese) con un seminario alla Columbia University in cui invitarono Jeffrey Gettleman, il propagandista sionista che a dicembre l’aveva spacciata dalle colonne del New York Times.

Spiega Ali Abunimah (Ei): “Il film della Sandberg non fornisce alcuna prova credibile neppure di un solo caso di stupro, men che meno di stupri di massa; non identifica neppure una vittima dei presunti stupri di massa del 7 ottobre, né viva né morta. Non ci sono interviste a parenti di vittime di stupro. L’unica donna israeliana intervistata non è vittima dei presunti stupri del 7 ottobre. Liberata da Hamas dopo 55 giorni di prigionia, non raccontò nelle interviste di aver subito un’aggressione sessuale; lo fece mesi dopo, nell’ambito di una campagna giornalistica coordinata che coinvolse il New York Times e il governo di Israele, mentre testimonianze credibili di violenze sessuali da parte di soldati israeliani su donne e uomini palestinesi venivano ignorate dal New York Times e da altri media occidentali. Il film della Sandberg mostra video, forniti da Israele, di prigionieri palestinesi che confessano di aver commesso stupri: quelle confessioni sono state ottenute con la tortura, afferma l’associazione umanitaria Physicians for Human Rights Israel; e la stessa polizia israeliana ammette di non aver trovato alcuna vittima di quei presunti stupri. Questo fatto da solo dovrebbe screditare l’intero documentario. Si cerca di convincere con musica suggestiva; con la Sandberg che abbraccia in lacrime i sopravvissuti dell’attentato; con testimoni che raccontano le cose terribili subite o viste durante l’attentato, nessuna delle quali è uno stupro; e ripetendo, a proposito degli stupri, la frase ‘un’imponente quantità di prove’, senza però esibirne nessuna. Non esiste alcun filmato di questi stupri, anche se i propagandisti li definiscono ‘di massa’: non ve n’è neppure nei video delle telecamerine indossate dai terroristi catturati. Lo scrive Haaretz il 18 aprile, citando la polizia israeliana. Nel documentario della Sandberg una poliziotta della base di Shura, dove vennero portati i corpi delle vittime dell’attentato del 7 ottobre, parla di “violenze sessuali sistematiche”; ma il rapporto della polizia israeliana citato da Haaretz afferma che 5 patologi forensi non hanno trovato alcuna traccia di violenze sessuali sulle vittime. Lo dice anche un rapporto Onu: nessun indizio di stupro o di violenze sessuali. Quella poliziotta è una bugiarda”. In un’ora, il video smaschera i testimoni fasulli più clamorosi usati dalla Sandberg nel suo documentario propagandistico (t.ly/prfJl). Buona visione.

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