Disastro neoliberista in Argentina: il salario minimo è polverizzato
Continua ad affondare l’Argentina sotto il peso delle misure neoliberiste implementate dal governo Macri sin dal suo insediamento.
L’ultimo rapporto dell’Osservatorio del Diritto Sociale (ODS) della Central de Trabajadores de la Argentina “Autónoma” (CTA-A) ha rilevato che nel 2018 il potere d’acquisto del salario minimo vitale ha subito una contrazione dell’11% rispetto all’anno precedente.
Rispetto al 2011 il calo registrato è pari al 24%. Questo significa che sotto la gestione del neoliberista sfegatato Mauricio Macri il salario minimo si è letteralmente polverizzato. Come ampiamente previsto già da prima che Macri si insediasse alla Casa Rosada viste le misure di austerità che il neoliebrismo porta con sé, nonostante in campagna elettorale avesse promesso tutt’altro.
Secondo la misurazione interannuale di gennaio, la perdita del potere d'acquisto del salario minimo è del 20%, anche se questa percentuale subirà un leggero calo quando il reddito nominale viene aggiornato durante il primo semestre.
Il salario minimo è pari a 11.300 pesos (circa 280 dollari) e rappresenta meno del 50% del valore del paniere di base per una famiglia di quattro persone, che utilizza l'Istituto Nazionale di Statistica e Censimento (INDEC, l'organo ufficiale) per misurare la soglia di povertà.
Se preso come riferimento, invece il paniere minimo predisposto dal Consiglio di Internal dall'INDEC lavoratori affiliati alla Associazione dei lavoratori statali (ATE), gli 11.300 pesos rappresentano meno del 30% di tale valore.
Insomma, mentre il mondo guarda al Venezuela su cui vengono quotidianamente sparate fake news per screditare il socialismo e farlo apparire come un’idea fallimentare, sostanzialmente da relegare nel museo della storia, il neoliberismo mostra in Argentina il suo vero volto.
Un volto dove è possibile scorgere chiaramente i segni distintivi della miseria, della disperazione crescente di un popolo ridotto allo stremo.