Il percorso della CELAC verso il multipolarismo
In un momento storico segnato da tensioni geopolitiche e tentativi di una nuova e più stretta dominazione imperialista, la voce della Repubblica Bolivariana del Venezuela si è levata con forza durante la 'IX Cumbre' della Celac, ribadendo l’urgenza di un’integrazione regionale autentica e resistente. Il presidente Nicolás Maduro, intervenuto in videoconferenza, ha tracciato un percorso chiaro: solo attraverso l’unità dei popoli latinoamericani e caraibici sarà possibile contrastare le aggressioni esterne e costruire un futuro di sovranità.
Maduro ha ricordato gli anni in cui la Celac rappresentò un faro di speranza, tra il 2009 e il 2012, quando governi progressisti e integrazionisti seppero neutralizzare le divisioni imposte dalle élite. Fu in quel periodo che nacque un blocco capace di dialogare nella diversità, resistendo ai tentativi di frammentazione. Oggi, però, la regione affronta una nuova offensiva: sanzioni illegali, guerre commerciali e una strategia egemonica che mira a soffocare il mondo multipolare emergente.
«L’unione dei nostri popoli non è un’opzione, ma un obbligo», ha sottolineato il leader bolivariano, insistendo sulla necessità di costruire su quanto già conquistato. La Celac deve reinventarsi, adattandosi creativamente alle sfide attuali, riattivando i Consigli dei Ministri congiunti in settori chiave come economia, salute e educazione. Solo così l’America Latina potrà diventare un nodo geopolitico autonomo, in grado di opporsi alla logica unipolare.
Neocolonialismo
Le politiche migratorie punitive e i dazi imposti dagli Stati Uniti non sono semplici misure economiche, ma strumenti di controllo neocoloniale. Maduro ha denunciato con vigore queste aggressioni, paragonandole alle peggiori forme di oppressione del secolo scorso. Di fronte a ciò, ha evocato le parole di Simón Bolívar e José Gervasio Artigas: «Nada tenemos que esperar sino de nosotros mismos» (Possiamo contare solo su noi stessi).
La risposta, dunque, non può che essere collettiva. La proposta di una Segreteria Generale della Celac, avanzata dal Venezuela, mira a dare struttura e continuità a questo progetto, trasformando l’organismo in un’istituzione solida e non in un semplice forum occasionale. In un mondo dove la globalizzazione occidentale mostra il suo volto più crudele, l’America Latina deve parlare con una voce unita, promuovendo cooperazione reale e non dichiarazioni di facciata.
Mondo multipolare
Mentre alcuni governi cedono alla logica del negoziato individuale o del silenzio complice, il Venezuela incarna una resistenza coraggiosa, proponendo una visione alternativa: quella di un blocco regionale che rifiuti il «nuovo schiavismo» delle sanzioni e dei dazi. La presidenza pro tempore del Colombia sarà cruciale per rilanciare questa missione, ma senza un risveglio delle coscienze, ogni sforzo rischia di arenarsi.
La Celac può e deve essere lo strumento per garantire sviluppo sociale, sicurezza alimentare e dignità a milioni di persone, evitando che la migrazione diventi l’unica via di sopravvivenza. In un’epoca di crisi sistemica, la diplomazia bolivariana dimostra che l’unica strada percorribile è quella dell’emancipazione collettiva. Come ha ricordato Maduro, «non è tempo di attendere, ma di agire». Perché il destino dell’America Latina si scrive oggi, nella lotta per la sua indipendenza definitiva. Seguendo le orme tracciate da grandi leader come Fidel Castro e Hugo Chavez.