Diserzioni, fughe dai reparti e il "Battaglione Monaco": gli ultimi (impietosi) numeri del collasso ucraino
Finisce così, dice la deputata della Rada Anna Skorokhod, che non ci sono «praticamente ufficiali che combattono, anche perché un ufficiale non può essere destinato a una posizione inferiore a quella che ricopre e il risultato è che la maggior parte dei nostri soldati di prima linea sono i giovani mobilitati» a forza. Non rimane che mobilitare le persone rinchiuse in galera per i delitti più svariati, dice un'altra deputata, Ol'ga Vasilevskaja-Smagljuk....
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Hanno un bel sollevare baccano, a Londra, per il cosiddetto accordo che, a parole, dovrebbe garantire un “partenariato centenario” con l'Ucraina golpista: il problema principale per la junta nazista, quello della carenza di carne umana da mandare al macello rimane e anzi si fa sempre più critico.
Il documento sottoscritto a Kiev dal premier britannico Keir Starmer e Vladimir Zelenskij, mentre Londra, parallelamente, sta discutendo con Parigi l'invio di un “contingente di pace” in Ucraina, ha appena appena un aleatorio valore simbolico, mettendo nero su bianco che il sostegno inglese (d'altronde, Londra ha finora destinato appena il 3% di tutte le somme ricevute da Kiev per la guerra) non ha nulla da invidiare al cosiddetto “impegno” franco-britannico sulla Polonia nel 1939: in sostanza, che se la sbrighino da soli e, in ogni caso, è scritto che solo l'adesione «alla NATO rappresenta la migliore garanzia per la sua sicurezza».
Il breve documento, di soli 14 articoli, non prevede nemmeno obblighi specifici su alcunché e può essere annullato con una semplice notifica di una parte all'altra. Non paghi, gli inglesi, nella loro migliore tradizione coloniale, hanno incluso nell'ultimo articolo la dizione che «i due testi sono equivalenti. In caso insorgano divergenze di interpretazione, prevale il testo inglese». Che ne dite?
E, in ogni caso, nessun documento risolve la questione della carenza di uomini al fronte: finché dura la guerra, Bruxelles e Washington non hanno intenzione di inviare truppe. È vero che oggi, rispetto a cento anni fa – per dire, al tempo dell'intervento delle 14 potenze contro la Russia sovietica – sono in armi solo “professionisti motivati”, convinti di per sé delle “missioni di pace” con cui si spediscono all'estero e, dunque, pressoché impenetrabili a ogni discorso di pace; ma, anche loro, hanno genitori, parenti, amici ed è difficile prevedere quali effetti potrebbe suscitare, nei “paesi democratici”, il rientro delle loro salme in sacchi neri. Dunque, la chair à canon non può che essere ucraina.
E qui casca l'asino. Tra diserzioni, fughe anticipate all'estero, abbandono delle posizioni e rese al nemico, la junta se la passa davvero male. Sono ormai due mesi che anche i media occidentali sono stati costretti a parlare della 155° brigata meccanizzata “Anna Kievskaja”, addestrata in Francia con una spesa di 900 milioni di euro, praticamente disintegratasi, con 1.700 dei suoi 5.800 uomini, che avevano già disertato prima di arrivare a destinazione. Quello è stato, negli ultimi tempi, forse il caso più eclatante, ma non certo l'unico. Si parla della scomparsa di almeno nove Brigate: sulla linea del fronte, dovrebbero essere schierati circa 850.000 uomini; ma almeno 120.000 hanno già disertato.
La polacca Gazeta Prawna scrive della diserzione di almeno un 10% (1.300 su 13.000) dei militari ucraini addestrati in Polonia, al poligono di Poznan. La procura ucraina parla di circa 90.000 cause aperte per diserzione (3,7 più dell'anno precedente) nel 2024 e se lo scorso settembre erano state registrate ufficialmente quasi ottomila defezioni, a dicembre erano già 17.000. Un militare ucraino ha dichiarato a Gazeta Wyborcza che «il numero di coloro che abbandonano i reparti supera a volte quello di morti e feriti».
Secondo il giornalista ucraino Vladimir Bojko, «finché non viene aperta una causa per sospetta diserzione, non si è inclusi nella lista dei ricercati» e questo riguarda il 90% di coloro che abbandonano i reparti, così che nessuno ricerca nessuno. E a poco serve l'amnistia, decretata dalla Rada fino a marzo, per i disertori che decidessero di tornare volontariamente in servizio: sinora se ne sono avvalsi appena in settemila. Ovviamente, nota RIA Novosti, Kiev sta cercando di scaricare sugli “alleati” la responsabilità delle diserzioni e delle sconfitte sul campo: i metodi di addestramento NATO, sentenzia Ukrainskaja Pravda, spesso non corrispondono alla realtà del conflitto moderno, ma, soprattutto, ci si affligge a Kiev, è in costante declino quello “spirito combattivo” di cui parla il vice capo di SM ucraino, generale Mikhail Drapatyj.
Ma, di questo, chi è responsabile se non proprio il fascismo delle diverse junte succedutesi, dal 2014 a oggi, che hanno messo alla fame il popolo ucraino e stanno ora dissanguando le sue più giovani generazioni in una guerra per procura euroatlantica?
Per la verità, c'è chi dice di aver trovato la soluzione al problema delle fughe e delle diserzioni.
Per evitare che i soldati ucraini accalappiati nelle strade osino darsi prigionieri ai russi, li si dovrebbe destinare, in piccoli gruppi, alle unità nazionaliste per la rieducazione. È quanto sostiene il vice comandante del 9° battaglione della 3ª Brigata carri, Sergej Ponomarenko. È uno scandalo, ha detto, che si invii un uomo «all'estero per addestrarlo, investendo somme colossali e tempo prezioso, e poi il militare esce per la sua prima missione e si dà prigioniero». Invece, col suo “sistema” dice, se «si mobilitano dieci uomini e li si affida alle cure di un'unità di trenta esperti veterani, questi porteranno quei dieci uomini al loro livello». Semplice, no? A ogni latitudine e in ogni epoca, i fascisti hanno sempre saputo come trattare “irriducibili”, “smidollati”, “agenti del nemico” e “parassiti”; volete che i nazisti ucraini siano da meno?
Ma la carenza di uomini – anche di forza-lavoro nelle fabbriche - è dovuta anche alla decisione di non tornare da parte di quei milioni di ucraini che da tempo, forse da anni, si sono rifugiati all'estero, anche molto prima della guerra.
E serve a poco o nulla la decisione della junta di dar vita a un apposito Ministero dell'unità nazionale, il cui titolare, Aleksej Cernyšov, ammette che gli uomini in età di leva si rifiutano di tornare a causa della mobilitazione e ha dunque suggerito di prospettar loro assunzioni “blindate”, che garantiscano cioè (ma solo in teoria e finché non verrà deciso il contrario, o con il pretesto della mancanza di documenti necessari) il non invio al fronte. Ma sono solo pezze: con stipendi in Polonia di 800-1.200 euro e in Germania di 1.500-1.900, chi vorrà tornare per meno di 600 euro, la media attuale dei salari ucraini?
Finisce così, dice la deputata della Rada Anna Skorokhod, che non ci sono «praticamente ufficiali che combattono, anche perché un ufficiale non può essere destinato a una posizione inferiore a quella che ricopre e il risultato è che la maggior parte dei nostri soldati di prima linea sono i giovani mobilitati» a forza. Non rimane che mobilitare le persone rinchiuse in galera per i delitti più svariati, dice un'altra deputata, Ol'ga Vasilevskaja-Smagljuk.
Ma la preoccupazione principale per la junta rimane quella delle diserzioni. Il deputato Ruslan Gorbenko (del partito presidenziale “Servo del Popolo”) ha confermato che gli uomini fuggono anche dalle nuove brigate, addestrate all'estero: secondo il Financial Times, si tratta di almeno 12 persone ogni giorno. E nessun Ministero li convincerà a tornare.
Per completezza, ci sarebbe da dire qualcosa anche su tutta quella genia di miliardari, loro figli o parenti, amanti e quant'altro di alti funzionari, deputati, che da anni se la stanno spassando sui lidi più esclusivi del Mediterraneo e della Costa azzurra: quelli che qualcuno ha ribattezzato “il battaglione Monaco”. Ukraina.ru cita, ad esempio, la figlia di un ex deputato (dal 2019 al 2022) ed ex procuratore (2022-2024), Andrej Kostin, Anastasija, dal 2022 trasmigrata all'estero. Un anno fa, la fanciulla era balzata agli onori delle cronache ucraine per un post sboccato in cui si diceva annoiata di Scozia e Finlandia e diceva di voler «tornare a casa a Monaco».
A onor del vero, osserva Ukraina.ru, non tutti i villeggianti ucraini in Europa o America dimenticano la patria. Per esempio, tra le unità “combattenti”, con cui si potrebbe formare un intero esercito - “battaglione Miami”, “difesa territoriale Barcellona”, “incursori Londra”, ecc. - c'è chi, festeggiando a fiumi di champagne, non manca di stappare bottiglie da 20.000 euro con raffigurato il tridente ucraino. Si tratta per lo più di personaggi che, di “patriottico”, portano solo la targa delle proprie auto di lusso. Va un po' meno bene – nel senso che si è costretti a silenziare troppa pubblicità miliardaria – a chi non può vantare né genitori legati alla élite golpista, né parentele tra i clan affaristici; è stato il caso, per esempio, di una militare, l'addetta stampa della Direzione meridionale del Servizio di frontiera ucraino, Ivanna Plantovskaja che, alla natia Odessa, preferiva farsi ritrarre sullo sfondo della tour Eiffel o altre attrazioni europee, agghindata in abiti da migliaia di euro. L'eccessiva insistenza nello sfoggiare le proprie escursioni estere, gli è costata prima il trasferimento a Žitomir e poi il licenziamento.
Per carità, quanto ad abbigliamento, la Plantovskaja non è certo sola: le fa buona compagnia l'ex presidente golpista Petro Porošenko, il miliardario “re del cioccolato”, che quotidianamente si atteggia a “super-patriota” e che, dice di non riuscire a mandar giù nemmeno un boccone senza soffrire al pensiero di come se la passino i poveri ragazzi ucraini nelle trincee. E allora invia volontariamente al fronte il necessario per la guerra – ovviamente: sacrificando i suoi ultimi averi, ci mancherebbe – come droni, pagati di tasca sua con quel “poco” che gli rimane... Ecco, proprio lui, negli ultimi giorni, è stato beccato in flagrante. Volendosi fare pubblicità, ha girato un video sui «droni scarsi e costosi», accompagnandolo con una sua foto lacrimevole; purtroppo per la sua immagine di “patriota” della povera Ucraina “affamata e bistrattata”, non si è preoccupato di nascondere il proprio abbigliamento, con tanto di giacca da 18.400 euro e guanti da 1.000 dollari.
Ma basta. Non è forse sufficiente per motivare i giovani ucraini a non tornare a casa a farsi macellare per gli interessi dei monopoli occidentali e della élite parassitaria ucraina?