E' morto anche Hamdi, il medico che aveva perso 9 figli nel bombardamento della sua casa
di Agata Iacono
È morto anche Hamdi al-Najjar, il medico padre dei nove fratelli uccisi dal bombardamento israeliano a Khan Younis, nella Striscia di Gaza, proprio sulla loro casa. La moglie Alaa lavorava nell'ospedale dove è pediatra.
È toccato a lei riconoscere i corpi bruciati dei suoi bambini. Alla donna ora resta solo l'ultimo figlio, il piccolo Adam di 11 anni, anche lui in condizioni gravissime che, bontà sua, il ministro Tajani ha promesso di far curare in Italia insieme al papà, (che però nel frattempo è morto).
A riportare la notizia della morte di Hamdi è l'agenzia di stampa turca Anadolu, che cita fonti sanitarie dell'ospedale Nasser di Khan Younis. L'uomo si trovava ricoverato lì dal bombardamento del 23 maggio scorso quando nove dei suoi dieci figli sono morti carbonizzati: Yahya 12 anni, Rakan 10, Eve 9, Jobran 8, Raslan, 5, Rival 4, Sadin 3, Loqman 2, e Sidra 6 mesi. Solo Adam è riuscito a sopravvivere tra tutti i fratelli. La madre, la pediatra Alaa al-Najjar, in un'intervista al Corriere della sera aveva chiesto che il marito e il figlio "ricevessero assistenza all'estero insieme. Abbiamo bisogno che escano da Gaza, perché qui le risorse sono insufficienti e inadeguate a salvarli".
Dopo più di 600 giorni di totale indifferenza e accuse di antisemitismo a chiunque osasse denunciare il genocidio e l'orrore perpetrato dall' insediamento coloniale dello Stato terrorista di Israele, sembra oggi che questa tragedia abbia invece "meritato" l'attenzione mediatica e politica.
Nonostante Open.
Dopo aver infatti pubblicato un surreale articolo - https://www.lantidiplomatico.
Ma perché questa tragedia, a parte Open, non viene censurata? Perché i protagonisti hanno un nome, hanno un volto. Fino ad oggi si sa tutto sugli israeliani uccisi ad esempio a Washington o il 7 ottobre, persino le preferenze culinarie o musicali, ma i palestinesi sterminati ogni giorno sono solo numeri: per evitare di riconoscerci, di vedere che sono uguali a noi, che potrebbero essere i nostri figli, le nostre madri, i nostri fratelli.
È così che si distrugge l'empatia, è così che si alimenta l'indifferenza e la perdita di immedesimazione e umanità.
La tragedia di questa famiglia è immane, ma deve insegnarci qualcosa: intanto lei è medico. Il fatto che non rappresenti pedissequamente lo stigma islamofobico di donna sottomessa e ignorante può spingere a ricredersi sullo stereotipo delle madri palestinesi o sarà assunto dal mainstream, e dai neo convertiti politici che oggi parlano di "eccessi di Israele", come un'eccezione?
Parlare di una singola famiglia, di una singola realtà drammatica può solleticare le tardive coscienze? Ben venga, in questo microuniverso distopico dove la soggettivizzazione è specchio dell'individualismo neoliberalista.
Ma non dobbiamo permettere che questo immenso dolore sia strumentalizzato.
Se l'Italia riuscirà a salvare in tempo Adam non sarà assolta. Noi siamo complici di tutto questo, forniamo ad Israele proprio quelle armi che hanno sterminato questa famiglia e migliaia di altre vittime e famiglie anonime e senza volto.
Se il circo politico mediatico intende davvero cambiare narrazione sulla Palestina, non per autoassolversi in zona Cesarini, annacquare la resistenza e additare il capro espiatorio in Netanyahu, deve interrompere ogni rapporto istituzionale e commerciale con Israele.
Altrimenti è lecito pensare che si tratti solo di una strategia di gattopardopardesca normalizzazione.