Enzo Pennetta (Ripudia la Guerra): “Il docufilm 'Referendum' censurato per screditare la raccolta firme”

Enzo Pennetta (Ripudia la Guerra): “Il docufilm 'Referendum' censurato per screditare la raccolta firme”

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di Giulia Bertotto


Enzo Pennetta, presidente del comitato referendario Ripudia la guerra, commenta la censura del docufilm “Referendum. Lotte sociali sulla soglia di un conflitto mondiale”, per la regia di Michelangelo Severgnini e prodotto da l’AntiDiplomatico. l'AD è attualmente in attesa del ricorso e che venga comunicato nel dettaglio la vera ragione dietro la rimozione del docufilm (destinato tra l'altro ai soli abbonati del canale).

“Referendum” racconta le interviste e gli approfondimenti relativi all’impegno democratico dei comitati Generazioni Future e Ripudia la guerra contro l’invio di armi nei conflitti internazionali da parte dell’Italia. L’opera è un viaggio nelle piazze da Nord a Sud con analisti politici, giornalisti ed esperti di politica internazionale, ad un ritmo inquietante e suggestivo dalla forte poetica apocalittica.

 
L'INTERVISTA

Il docufilm di Severgnini è stato censurato da Youtube con queste motivazioni: “contenunti presentati erroneamente come prova di abusi dei diritti umani commessi in una località specifica, ma che in realtà riguardano un’altra località o un evento diverso” e “Contenuti che mostrano la repressione militare di una protesta dichiarando impropriamente che i contenuti riguardano un evento attuale, quando in realtà il filmato risale a diversi anni prima”. Qual è secondo lei la vera ragione?

Innanzitutto escludiamo le motivazioni dichiarate dalla piattaforma, le quali sono infondate in quanto ogni immagine è accompagnata da una didascalia che informa lo spettatore del docufilm della provenienza di quella scena. Non è difficile credere che la reale intenzione sia quella di screditare un’opera che promuove i Referendum per sottrarre linfa all’operazione referendaria stessa. Durante la pandemia Covid abbiamo visto attuarsi la stessa dinamica: quando una certa idea non è allineata alla narrazione politicamente corretta le piattaforme social si adeguano così come i media e le grandi testate: in blocco si attiva il meccanismo della censura.


La censura oggi è violenta ma sofisticata, fatta di omertà sottili, di ostracizzazione camuffata da ragioni etiche. Si è fatta camaleontica?

Sì, infatti la maggior parte dei cittadini (la quale legge solo le testate e vede i programmi di informazione a reti unificate) non ha neppure la percezione che ci sia nel nostro paese questo clima soffocante e questo controllo poliziesco. La maggior parte degli organi dell’informazione e della comunicazione oltre a svolgere questa funzione repressiva del dissenso, o anche solo della pluralità del discorso pubblico, riescono a nascondere che essa sia in atto. In questo sta la raffinatezza dell’operazione. Talvolta invece viene sbandierata, per accusare apertamente chi è stato messo sotto silenzio di aver trasgredito una qualche regola morale o di linguaggio del tutto arbitraria. E’ notizia di questi giorni la proposta del professore della Luiss che vorrebbe il carcere per il reato di “negazionismo climatico”. Pene detentive applicate a delle idee o a degli studi. Rendiamoci conto della gravità di queste affermazioni che mirano a rendere penalmente perseguibile una posizione ideologica, a creare un reato d’opinione. Riguarda un altro argomento ceto, ma il dispositivo è il medesimo.


E’ palese il carattere punitivo di questa sanzione:
Youtube ha infatti comunicato alla nostra testata che alla prossima (arbitraria!) sanzione il canale verrà cancellato. Insomma vogliono davvero la guerra, e in querra la prima vittima è la verità diceva Eschilo, l’iniziatore della Tragedia. Senza propaganda manca il consenso popolare al conflitto, e quindi alla scia di morte e la povertà che ne consegue.

Nell’antico testo L'arte della guerra, trattato di strategia militare attribuito al generale Sunzi (siamo in Cina VI tra il V secolo a.C.) leggiamo che l’essenza della guerra è costringere un altro attore in campo a fare ciò che vuoi tu. Poi questo si può fare con la forza o meno, ma di certo si ottiene con l’inganno. La guerra è dunque innanzitutto inganno. La vera vittoria è quella che si raggiunge senza armi , scrive il grande condottiero. Quindi quando i principali organi di stampa nazionali ingannano la cittadinanza si pongono in uno stato belligerante con essi, gli dichiarano guerra.


C’è una scena del docufilm nella quale lei dice “Non ho nessun merito, i giuristi hanno trovato la breccia nel muro, io ci ho infilato una leva. Adesso, tutti insieme, dobbiamo fare forza. Una forza composta da milioni di volti contrari alla guerra. Oltre le classi sociali. Le formazioni del parlamento non saranno con noi, perché la guerra è un gran giro di quattrini, e quello è il giro loro, anzi dei loro padroni”...

Abbiamo motivo di pensare che quando il presidente Zelensky è venuto a Roma in visita all’Altare della Patria i giornalisti presenti non abbiano rivolto liberamente le domande e che queste siano state preconfezionate e consegnate per essere lette. Saremmo lieti di leggere una smentita in tal senso, di sicuro nessuno ha posto domande scomode. Un esempio che vale mille parole. Enrico Mentana ha poi affermato -niente di meno che!- la guerra in Donbass in corso dal 2014 sarebbe una falsità, una “fake news”.

 

La parola referendum significa “riferire” o “per riferire”, l’etimologia ne annuncia già lo scopo: riportare la volontà dei cittadini ai vertici governativi?

Lo scollamento tra la volontà dei cittadini e gli obiettivi della nostra classe politica e dirigente è un fatto evidente che i Referendum Ripudia la guerra e Generazioni Future vogliono almeno mettere in luce. Lo scopo di questa operazione democratica infatti non è solo quello di inserirsi con protagonismo a livello internazionale ma anche il recupero della sovranità del popolo italiano su scelte drammatiche come quella dell’intervenire in una guerra. Vale la pena raggiungere queste 500mila firme in virtù di quello che rappresentano per il nostro paese e non solo nel modo in cui potremmo incidere nello scacchiere internazionale. Già dall’eliminazione del voto di preferenza per il candidato (scelto invece dal Segretario del Partito), la riduzione del numero dei parlamentari, sono tutti segni di questa volontà di allontanare il cittadino italiano dalla partecipazione politica e di ridurre il suo peso decisionale. Coloro che rinunciano al voto fanno un gran favore a queste pressioni anti costituzionali e contrarie all’affermazione della volontà popolare senza neppure rendersene conto. Chissà se un giorno qualcuno deciderà anche di alzare il numero di firme necessarie ad ottenere il quorum....


Come sta procedendo la raccolta firme?

I banchetti aumentano di giorno in giorno ma anche il silenzio mediatico, della politica, dei giornalisti, degli artisti, degli influencer, cresce ogni giorno. Michele Santoro aveva dichiarato di appoggiare l’iniziativa referendaria ma non abbiamo udito una sua parola nei suoi programmi a tale proposito. Queste ambiguità tra grandi proclami e nessuna azione di divulgazione concreta non è apprezzata dai nostri comitati.

Vorrei concludere ricordando un appuntamento imminente: il 27-28 maggio 2023 si svolgerà il convegno antropologico Sapiens³ "Teste Woke" a Nemi, nella suggestiva cornice lacustre e vulcanica dei Castelli Romani. Saranno ospiti Marco Rizzo di Democrazia Sovrana Popolare, l’economista e scrittrice Ilaria Bifarini, e molti altri giornalisti, autori e studiosi. Sarà un’occasione di studio, aggregazione e anche di incontri amichevoli e scambi personali, e naturalmente per firmare i Referendum.



P.S. IL FILM E' ACQUISTABILE SU VIMEO A QUESTO LINK

PER ORGANIZZARE PROIEZIONI CONTATTARE: INFO@LANTIDIPLOMATICO.IT O LANTIDIPLOMATICOPRODUZIONI@GMAIL.COM 

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