Gaza, dall’Onu i numeri della devastazione degli attacchi di Israele. Biden promette miliardi di dollari di assistenza a Ucraina e Israele

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Gaza, dall’Onu i numeri della devastazione degli attacchi di Israele. Biden promette miliardi di dollari di assistenza a Ucraina e Israele

 

A quasi due settimane dall’inizio dell’operazione di Hamas contro Israele, le cifre rivelate dall’Onu la scorsa notte, sulla rappresaglia israeliana a Gaza, forse, non rendono l’idea dell’impatto devastante della reazione israeliana.

Almeno il 30% di tutte le abitazioni nella Striscia di Gaza sono state distrutte (12.845 unità) dai bombardamenti israeliani, rese inabitabili (9.055 unità) o leggermente danneggiate (121.000 unità).

Il numero di sfollati interni a causa dei bombardamenti di Gaza ha raggiunto circa 1 milione, di cui oltre 527.500 persone rifugiate in 147 rifugi di emergenza designati dalle Nazioni Unite, che versano in condizioni sempre più terribili.

Più di 12.500 persone sono rimaste ferite a causa degli attacchi israeliani.

Per la scarsità d'acqua derivante dal blocco totale di Gaza da parte di Israele, le persone consumano acqua proveniente da “fonti non sicure, rischiando la morte e esponendo la popolazione al rischio di epidemia di malattie infettive”.

Almeno cento sono stati gli attacchi aerei israeliani nell’ultima notte. Non è solo a Gaza o nella Palestina tutta il conflitto. La guerra potrebbe allargarsi, ieri, gli attacchi alle basi dell’occupazione statunitense in Siria e Iraq, dallo Yemen, gli Stati Uniti, ieri sera hanno riferito che un lancio di missili “potenzialmente diretti verso Israele”, è stato bloccato.

In Libano, lo scambio di fuoco tra Hezbollah ed esercito israeliano è all’ordine del giorno.

Hamas ieri ha lanciato un appello per questa giornata chiedendo una mobilitazione generale di tutti i musulmani.

La catastrofica situazione umanitaria di Gaza e di tutta la Striscia ancora non sa se verrà alleviata con l’invio degli aiuti provenienti dall’Egitto. LA situazione è ancora in fase di stallo.

Discorso di Biden alla nazione, ovvero la fine dell’Impero

La scorsa notte il Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ha tenuto un discorso alla nazione.

Un discorso da campagna elettorale da un lato, dall’altro è sembrato un colpo di coda dell’impero a stelle e strisce che i suoi vassali farebbero molto bene ad ascoltare se non vogliono finire nello stesso baratro di Washington.

La mossa della disperazione di Biden ha cercato di toccare vecchie corde nei cittadini statunitense: la guerra tra Israele e Hamas e il conflitto in Ucraina sono vitali “per la politica nazionale sicurezza degli Stati Uniti”, ha avvertito.

L’inquilino della Casa Bianca ha chiesto al Congresso 100 miliardi di dollari per aiutare Ucraina e Israele.

"Si tratta di un investimento intelligente che pagherà dividendi alla sicurezza americana per generazioni", ha sostenuto Biden, aggiungendo che ciò aiuterà "a tenere le truppe americane fuori pericolo, costruendo un mondo più sicuro, pacifico e prospero".

Non a caso Biden ha ribadito che non cerca lo scontro diretto con la Russia e le sue truppe in Ucraina.

Una politica aziendale, insomma, Biden non poteva essere più chiaro: i dividendi andranno solo agli “azionisti” statunitensi. L’Europa e i vassalli di Washington riflettano, altrimenti ci sarà un costo umano ed economico devstante. 

Gli USA, i doppi standard su Ucraina e Palestina

I due pesi e due misure usati dall’occidente nel suo appoggio incondizionato a Israele mentre bombarda il popolo palestinese a Gaza fa sembrare ipocrita la retorica degli Stati Uniti e dei suoi alleati occidentali sull’Ucraina. Lo ha ribadito al Financial Times una fonte diplomatica legata al G7.

"Abbiamo definitivamente perso la battaglia nel Sud del mondo", ha spiegato un diplomatico senior del G7. "Tutto il lavoro che abbiamo svolto con il Sud del mondo [per quanto riguarda l'Ucraina] è andato perduto", ha aggiunto. "Non ci ascolteranno mai più ".

"Ciò che abbiamo detto sull'Ucraina deve applicarsi anche a Gaza, altrimenti perderemo tutta la nostra credibilità", ha aggiunto il funzionario. "Brasiliani, sudafricani, indonesiani: perché dovrebbero credere a quello che diciamo sui diritti umani?"

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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