Giornalismo acquiescente e Ramadan di sangue in Palestina
Di Patrizia Cecconi
Giornalismo acquiescente e Ramadan di sangue in Palestina
Domani inizia il Ramadan, il mese sacro di purificazione per i musulmani. I palestinesi sono in maggioranza musulmani e l’augurio festoso che normalmente anticipa il Ramadan, quest’anno, nella Striscia di Gaza, è spento dal sangue dei bombardamenti israeliani. Noi che abbiamo seguito l’evoluzione di questo nuovo bagno di distruzione e di morte non possiamo accettare in silenzio, né tanto meno schierarci con la lettura parziale e distorta che i media main stream hanno dato di quanto sta avvenendo a Gaza.
Abbiamo esaminato alcuni organi d’informazione accreditabili come democratici e abbiamo, ancora una volta constatato, che Gaza non è solo sotto le bombe israeliane, ma anche sotto un bombardamento mediatico che ne oscura le ragioni.
“Gaza, Hamas lancia centinaia di razzi. Morti tre israeliani. Nove le vittime palestinesi”. Così titola “La Repubblica” uno dei giornali più autorevoli in Italia. Si ignora completamente il pregresso lasciando intendere che ci sia una criminale follia in Hamas e che, come scritto nel corpo dell’articolo, Israele sta solo provando a difendersi. Addirittura nel titolo sembra che i morti siano tutti dovuti ai razzi di Hamas. E’ un pubblicista di primo pelo a scrivere? No, è un valletto – forse inconsapevole - del sionismo e quindi usa la manipolazione della verità, che è cosa più seria della bugia tout court, per indirizzare e “formare” l’opinione pubblica.
“Gaza, centinaia di razzi verso Israele. Colpito un ospedale ad Ashkelon”. Questo invece è il titolo di un altro autorevole quotidiano, “Il Sole24ore” che nell’articolo espliciterà che “Durante i duri bombardamenti palestinesi di oggi un razzo sparato da Gaza ha centrato l'ospedale israeliano di Ashkelon” aggiungendo che “Israele da parte sua ha replicato con raid verso diverse decine di obiettivi di Hamas e della Jihad islamica.” Raid delicati e mirati verrebbe da dire, se non ci fossero foto e video che lasciano senza fiato e senza parole.
“Il fatto quotidiano” la mette su un piano che ricorda un duello impari in cui una parte, cioè Hamas, lancia un’offensiva ingiustificata al povero Stato ebraico, titolando “Medio Oriente. Centinaia di razzi di Hamas contro Israele.” Per inciso spieghiamo che quando si parla di Gaza spesso si sostituisce il nome della regione sotto assedio con il nome del partito al potere nella regione, riducendo in tal modo Gaza a un dominio di Hamas contro il quale “a noi democratici” tutto è concesso in quanto Hamas è stato iscritto nel ruolo delle formazioni terroriste. E’ una confusione tra resistenza e terrorismo ma non è cosa nuova. In Italia questa “confusione” la facevano già i nazisti chiamando banditi i partigiani. Poi, Il fatto quotidiano, seguendo la stessa velina degli altri media spiega che Israele “risponde” con raid aerei sulla Striscia.
Poi prendiamo “Il Messaggero” il quale, sempre in totale ignoranza del pregresso, cioè delle uccisioni e dei bombardamenti israeliani “pre-lancio razzi” titola “Oltre 200 razzi da Gaza su Israele, nuovi raid di Netanyahu: uccise neonata e donna incinta nella Striscia. Accuse alla Jihad” dove quel “accuse alla Jihad” dopo la notizia di un’uccisione che emotivamente colpisce perché riguarda una neonata e una donna incinta, lascia qualche dubbio circa i responsabili dell’infanticidio e dell’omicidio. L’ha capito molto bene Israele che l’assassinio della piccola e della donna incinta è una cosuccia che può tornargli contro e così stamattina, utilizzando senza vergogna la menzogna, tramite il suo più democratico quotidiano, Haaretz, ha dichiarato: “Pregnant Gazan and Infant Were Killed by Hamas Explosives”, cioè sarebbe stato Hamas ad uccidere la piccola Saba di un anno e sua mamma incinta di sei mesi. Fantastici questi israeliani, compresi i democratici! Teniamo fuori alcuni giornaisti quali Amira Hass o Gideon Levy e pochi altri e andiamo avanti. Haaretz parla di donna incinta e di bambina senza specificare che sono mamma e figlia che – come sa chi della comunicazione conosce qualcosa – avrebbe un impatto ben diverso sul lettore. Anche il Messaggero, per sciatteria o per servilismo, questo non ci è dato saperlo, scrive nel suo articolo che “hanno perso la vita anche una bambina di 14 mesi e una donna incinta che era con lei.” Non ci è dato sapere neanche se la “donna incinta” fosse una vicina, una passante, una zia o, per caso, proprio sua madre. Poi l’articolo prosegue dicendo di “ Nuovi venti di guerra che spezzano un periodo di calma, seppur precaria”. Allora ci chiediamo se si chiama calma ogni aggressione israeliana senza risposta palestinese, oppure se l’articolista del messaggero proprio non sa che “anche” in questi giorni Israele ha sequestrato pescherecci rimangiandosi la promessa di allargare l’area della pesca ed ha ferito e arrestato gli sventurati pescatori. Non sa che Israele due giorni fa ha ucciso una ragazzina di 16 anni che sventolava la sua bandiera nella sua terra sotto assedio. Non sa dei ragazzi ammazzati al border “anche” tre giorni fa mentre a mani nude invocavano la libertà. Non sa che sempre tre giorni fa ha lanciato missili contro ragazzi che stavano confezionando (così ha dichiarato Israele) dei palloncini con la coda accesa, considerando, peraltro, armi pari il palloncino che tutt’al più dà fuoco alle stoppie, con i missili che hanno ucciso due di questi ragazzi e ferito altri due.
Non sa tante cose l’articolista del Messaggero o, forse, finge di non saperle. Stessa cosa vale per gli altri giornali (fa eccezione il Manifesto, ça va sans dire) e vale per il vergognoso servizio televisivo in cui la RAI ignora completamente quanto sopra, che poi non è neanche tutto ma solo un minuscolo spicchio dei crimini israeliani di questi ultimi tre giorni, cioè quelli che hanno preceduto il lancio di missili da parte della Resistenza palestinese. Rainews-mondo, per esempio, mentre informa di centinaia di razzi lanciati da Gaza su Israele - cioè, aggiungiamo noi, oltre il confine dell’assedio - mostra le terribili devastazioni dei missili israeliani senza specificare che quelle devastazioni riguardano Gaza e non Israele! Inoltre si fa severa portavoce del messaggio dell’Unione Europea che intima a Gaza “Stop subito al lancio dei razzi contro Israele”.
A questa intimazione, che neanche Gesù Cristo accetterebbe in quanto il porgere l’altra guancia ha un limite e il limite Israele lo ha abbondantemente superato, fa eco il nostro fantastico ministro degli esteri Enzo Moavero il quale, con la sua onorevole imponenza, esattamente la stessa che risponde all’immagine stereotipata del maggiordomo di classe “condanna con fermezza il lancio di razzi verso il territorio israeliano, ribadisce che Israele, al pari di ogni Stato, ha diritto all’autodifesa …”.
Ma chi mette in discussione il diritto all’autodifesa di ogni Stato? Non certo noi! Restano però due domande, la prima è: “solo uno Stato riconosciuto come tale ha diritto all’autodifesa mentre le comunità non riconosciute come Stato possono essere regolarmente massacrate?” e la seconda è “ma possibile che nessuno dei giornalisti ‘democratici’ dell’informazione main stream che manifestano per la libertà d’informazione abbia il coraggio di alzare la fronte e dire all’opinione pubblica la verità, e cioè che Israele è uno Stato che naviga nell’illegalità e che conduce da oltre 70 anni una politica criminale contro i palestinesi e, ciò nonostante, riesce a farsi vittima mentre, a partire già da prima dalla sua autoproclamazione di 71 anni fa e continuando negli anni, commetteva e commette stragi paragonabili a quelle naziste di Marzabotto o Sant’Anna di Stazzema?”
Ci sono stragi peggiori nel mondo lo sappiamo, ma sappiamo anche che l’acquiescenza verso Israele, il suo costante calpestare il Diritto internazionale e il Diritto umanitario universale rende gli operatori dell’informazione complici del disfacimento dei valori democratici che vengono quotidianamente corrotti anche grazie al rovesciamento di ruoli e a narrazioni che rendono Israele intoccabile, mentre quintali di pagine che riguardano l’operato del suo esercito e dei suoi governanti dovrebbero finire presso la Corte penale internazionale.
Forse solo questo, con le conseguenti sanzioni, porterebbe a una pace giusta e di conseguenza a quell’autodifesa, prima di tutto da se stesso, che viene strumentalmente invocata per giustificare i crimini israeliani.