Guardian. Nei 2 mesi di guerra la Russia ha quasi raddoppiato i profitti sui combustibili

Guardian. Nei 2 mesi di guerra la Russia ha quasi raddoppiato i profitti sui combustibili

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Nei due mesi di guerra in Ucraina la Russia ha quasi raddoppiato le entrate dalla vendita di combustibili fossili. 62 miliardi € di esportazioni di petrolio, gas e carbone in sessanta giorni di cui 44 miliardi provenienti dall’Ue. Una crescita imponente dei ricavi rispetto ai 140 miliardi € dell'intero 2021. A riportarlo - senza non poco stupore e disappunto - è il Guardian, quotidiano di riferimento del mondo lib-dem anglosassone.
 
Un risultato straordinario garantito dall'impennata dei prezzi che ha più che compensato la riduzione dei volumi delle esportazioni (le spedizioni di greggio dalla Russia, ad esempio, sono diminuite del 30% nelle prime tre settimane di aprile rispetto al primo bimestre 2022).
 
Il taglio delle forniture, quindi, ha semplicemente spinto verso l’alto i prezzi facendo confluire vagonate di soldi freschi nelle casse di Mosca attraverso le società energetiche controllate dallo Stato. Le draconiane politiche di sanzioni e restrizioni perciò risultano essere misure assolutamente inadeguate, per non dire controproducenti. Perché, piaccia o meno e a prescindere da come la si veda, finiscono per finanziare direttamente una guerra che a parole si dice di voler fermare. Ma allora perché i governi finto pacifisti europei proseguono pervicacemente nell’adottarle o peggio inasprirle? La risposta ce la indica, come sempre, la regola d’oro del “se non serve a niente allora serve a qualcos’altro”.
 
Come è evidente l’effetto immediato delle sanzioni non è colpire economicamente Putin ma causare scarsità dell’offerta di combustili fossili. Condizione che sta fruttando affari d’oro alle grandi multinazionali occidentali dell’energia.
 
Letteralmente.
 
Qualche esempio di quanto accaduto in questi ultimi mesi.
 
ExxonMobil ha fatto registrare ricavi per 90,5 miliardi di dollari, una crescita del 53%. Utile netto raddoppiando e reddito più che triplicato (da 2,7 miliardi $ a 8,8 miliardi in un solo anno). Le entrate di Chevron sono salite a 54,4 miliardi $, +70%, mentre il profitto è quasi quadruplicato passando da 1,7 miliardi a 6,5 miliardi di dollari.
 
British Petroleum e Shell, poi, fanno segnare un profitto combinato di 12,6 miliardi $ nei primi tre mesi dell'anno, molto più che nello stesso periodo del 2021. Ricavi monstre, al punto che il governo inglese sta seriamente pensando di aumentarne la tassazione.
 
La difesa di ucraini e democrazia quindi sono semplicemente balle. Bufale colossali da dare in pasto all’opinione pubblica affinché benedica le sanzioni e l’invio di armi utili a sostenere una guerra che più dura più farà lievitare guadagni e dividendi per gli azionisti. Ben venga quindi la guerra, tanto il cattivo è bello che individuato.
 
Ma per far continuare a girare la giostra serve allungare il più possibile il conflitto. Armando la “resistenza” dei civili ucraini, carne da cannone da immolare per gonfiare trimestrali da presentare gongolanti ai consigli di amministrazione. E facendo accettare di buon grado a cittadini e piccoli imprenditori europei istupiditi dalla propaganda sanzioni e conseguenti rincari stellari del prezzo dell’energia in nome della “libertà” del popolo ucraino. Gente a cui viene chiesto l’ennesimo abnorme sacrificio in nome dell’unica libertà che davvero interessa a questa banda di loschi affaristi: lucrare impunemente sulle spalle dei poveri cristi.
 
Prendi i soldi e scappa. Sperando che il giochetto non sfugga di mano, deflagrando in un conflitto nucleare. In quel caso scappare non servirà

Antonio Di Siena

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Direttore editoriale della LAD edizioni. Avvocato, blogger e autore di "Memorandum. Una moderna tragedia greca" 

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