Il “meno peggio” è la causa del “peggio”: è Macron la malattia politica dell’Europa. Emiliano Brancaccio
"Chi a sinistra invita a votare il “meno peggio” non sembra comprendere che nelle condizioni in cui siamo il “meno peggio” è la causa del “peggio”. Le Pen e i suoi epigoni sono sintomi funesti, ma è Macron la malattia politica dell’Europa. Scegliere uno per contrastare l’altra è un controsenso". L'economista Emiliano Brancaccio spiega con queste parole a L'Espresso perchè, se fosse francese, non voterebbe per Emmanuel Macron.
"Macron", spiega Brancaccio, "incarna l’estremo tentativo del capitalismo francese di aumentare la competitività, accrescere i profitti e ridurre i debiti per riequilibrare i rapporti di forza con la Germania e stabilizzare il patto tra i due paesi sul quale si basa l’Unione europea. Al di là degli slogan di facciata, se vincerà le elezioni Macron cercherà di sfruttare il crollo dei socialisti e lo spostamento a destra dell’asse della maggioranza parlamentare per promuovere le riforme che gli imprenditori francesi invocano e che, a loro avviso, Hollande ha portato avanti con troppa timidezza. Per citare un esempio, Macron non ha mai nascosto che uno degli elementi della sua politica presidenziale sarà una nuova legge sul lavoro, ancora più precarizzante della “Loi Travail” di Hollande. La sua svolta graverà dunque in primo luogo sui lavoratori e sui soggetti sociali più deboli. [..] Chi oggi decide di votare Macron sarà ricordato per avere aderito a una politica anti-sociale, che per giunta si rivelerà fallimentare rispetto ai suoi stessi scopi. Non dovremo meravigliarci se poi si apriranno ulteriori praterie di consenso operaio a favore di ipotesi politiche con caratteristiche ancora più marcatamente nazionaliste, e al limite neo-fasciste".
«Le forze potenzialmente neo-fasciste possono già vantare un enorme successo: stanno cambiando il modo di pensare dei popoli europei. Nel mio piccolo, mentre altri supposti “maestri” giocano a lusingarla e accarezzarla, io lotto da anni contro una montante cultura retrograda e fascistoide, che si sta facendo strada molto più di quanto le sole dinamiche elettorali indichino. Bisogna comprendere che anche se non vincono le elezioni i partiti nazionalisti e xenofobi stanno già facendo vera e propria egemonia. Schengen crolla, la politica securitaria avanza, il parlamentarismo è sempre più in crisi. I partiti cosiddetti di “establishment” introiettano sempre di più pezzi di programma delle destre estreme: in certi frangenti le agende politiche mi sembrano condizionate persino più da queste forze che dai tecnocrati di Bruxelles. Davvero c’è chi pensa di contrastare questa lunghissima onda nera, che durerà anni, con il liberismo a scoppio ritardato di Macron, con la sua proposta politica avversa alle istanze sociali e del lavoro? E’ un’illusione folle».