"Il trionfo di Maduro censurato perché è già pronto il nuovo tentativo di rivoluzione colorata per balcanizzare il Venezuela"
Intervista alla scrittrice e gioralista Geraldina Colotti: "Per mettere all'angolo il Venezuela, lo si sbatte in prima pagina per mesi con ogni genere di menzogna. Quando assesta qualche colpo, dando lezioni di vera democrazia, scompare dalle notizie"
di Alessandro Bianchi
Intervista a Geraldina Colotti, giornalista e scrittrice, esperta di America Latina
Vittoria delle elezioni regionali del Chavismo. Come leggere i risultati?
Di sicuro come una grande vittoria, tanto più dopo quattro mesi di attacchi violenti da parte delle destre e una poderosa campagna di discredito a livello internazionale. Il socialismo bolivariano è stato confermato dalle urne in due importanti e ravvicinate occasioni: prima il 30 luglio quando si sono eletti i costituenti (oltre 8 milioni di voti), e poi domenica, con l'elezione dei governatori. Il chavismo ha vinto in 17 Stati su 23 (nel 24°, Distretto Capitale, non si votava). E resta ancora in ballottaggio lo Stato di Bolivar, dove la conta dei voti è serrata. Al Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) e ai suoi alleati (Partito comunista e altri) sono arrivati oltre 5 milioni di preferenze. La partecipazione, su 18 milioni di aventi diritto, è stata di oltre il 61%. Il Psuv ha ottenuto vittorie in alcuni dei principali Stati come Miranda, dove il giovane Hector Rodriguez si è imposto sul candidato di Primero Justicia Carlos Ocariz. Nel Lara, dove Carmen Melendez (la prima donna ad aver diretto le Forze Armate Nazionali Bolivariane) ha trionfato su Henry Falcon, un personaggio potente che, dopo essersi fatto eleggere con il chavismo ha cambiato casacca... Ha perso, però, anche regioni ricche come il Zulia e il Tachira, zone di frontiera e appartenenti alla cosiddetta “mezzaluna”.
E qual è il rischio ora? Si può temere un referendum autonomista?
Ora il rischio è che le destre, appoggiate dai grandi organismi internazionali, s'inventino un altro piano, per esempio la secessione come hanno in precedenza tentato in Bolivia. In questo caso, di certo a Maduro non verrebbe consentito un grammo della repressione messa in campo da Rajoy in Spagna contro il referendum per l'indipendenza in Catalogna. Intanto, come da copione, le destre hanno gridato alla frode. Una strana frode, visto che hanno vinto in diversi Stati e che hanno presenziato a tutti i controlli del sistema elettronico di voto, come prevede la legge. Ora, poi, bisognerà vedere se accetteranno di prestare giuramento davanti all'Assemblea Nazionale Costituente, basata sul potere fondante la Costituzione bolivariana, quello popolare. Inoltre, in questi giorni dovrebbe riprendere il dialogo governo-opposizione nella Repubblica Dominicana, sotto l'egida dell'ex presidente spagnolo Zapatero.
L'eurodeputato Couso denunciava come già circolasse, prima dell'esito del voto, un documento dell'UE per il non riconoscimento delle elezioni in Venezuela. Sarà questa la via di Bruxelles?
L'Unione Europea sembra decisa a viaggiare nella scia di Trump. Dalla Spagna, il ministro degli Esteri, Alfonso Dastis, ha detto che le elezioni venezuelane “non cambieranno la linea d'azione” già decisa dall'Unione europea che prevede “sanzioni selettive e misure per favorire un dialogo fra governo e opposizione”, sulla stessa linea di quanto già deciso dagli Stati uniti. E per l'Alto Commissario Ue per gli Affari Esteri, Federica Mogherini, i risultati elettorali risulterebbero “sorprendenti”. Di certo, hanno smentito la martellante campagna che dava il chavismo per sconfitto al 90% e prevedeva un'astensione altissima.
Il Presidente Maduro ha denunciato nei giorni scorsi la scarsa copertura mediatica sulle elezioni: perché questa censura da parte di giornali solitamente così pieni di articoli sul Venezuela?
E' sempre così: per mettere all'angolo il Venezuela, lo si sbatte in prima pagina per mesi con ogni genere di menzogna. Quando assesta qualche colpo, dando lezioni di vera democrazia, scompare dalle notizie. In quel frattempo, il nemico ne sta già inventando una nuova, in questo caso un nuovo accerchiamento e un nuovo tentativo di innescare una “rivoluzione colorata” per balcanizzare il paese e, di conseguenza, il continente. Un piano del genere, concepito nei dettagli, è stato diffuso in questi giorni dal chavismo e denunciato a livello internazionale. In attesa della prossima mossa delle destre, Almagro all'Osa sta preparando la sua: una “transizione” come quella messa in campo contro i sandinisti in Nicaragua che avrebbe a capo la ex Procuratrice generale Luisa Ortega, in fuga dal suo paese. Per cacciare Maduro, vera e propria ossessione delle destre e dello stesso Almagro. L'Osa, supportata da Trump e da alcuni paesi neoliberisti latinoamericani, ha avallato i magistrati “paralleli” del Tribunal Supremo de Justicia, nominati in modo fraudolento dal Parlamento governato dalle destre. La Costituente ha riportato la pace in Venezuela e ha ridato la parola al confronto democratico. Ma la democrazia partecipata scommette di depotenziare dall'interno lo Stato borghese per costruire il socialismo. E questo, per i poteri forti internazionali, è un cammino da stroncare. La partita riguarda anche noi.