In Bolivia il governo golpista minaccia e reprime i giornalisti indipendenti
La feroce repressione scatenata dai golpisti in Bolivia non risparmia i giornalisti indipendenti. Anzi, questi vengono minacciati affinché non documentino i drammi che si consumano in questi giorni drammatici dopo il rovesciamento del governo guidato dal legittimo presidente Evo Morales.
I giornalisti indipendenti che stanno coprendo le proteste in Bolivia sono stati accusati di aver portato avanti la "sedizione" dal ministro delle comunicazioni Roxana Lizarraga, paradossalmente nominata da un governo appoggiato dagli Stati Uniti che è nato da un golpe contro il presidente socialista Evo Morales.
"La legge sarà pienamente applicata contro quei giornalisti o pseudo-giornalisti che sono sediziosi, che siano nazionali o stranieri", ha affermato Lizarraga e ha colto l'occasione per incolpare Cuba e il Venezuela per i disordini sociali in corso in Bolivia.
#VideosLaJornada Ministra de Comunicación en Bolivia amenaza a periodistas
— La Jornada (@lajornadaonline) November 14, 2019
Roxana Lizárraga señaló que se tiene identificados a los periodistas “que están causando sedición” y aseguró que tanto nacionales como extranjeros “tienen que responder a la ley boliviana”. pic.twitter.com/GtswD1W4Ft
"Vogliono metterci in ginocchio", ha aggiunto e ha avvertito che il Ministero degli Interni ha già un elenco di giornalisti che stanno suscitando resistenza o ribellione contro il regime nato dal colpo di Stato.
Dopo questi annunci, quattro funzionari cubani sono stati arrestati e accusati di manifestare contro il governo ad interim guidato dalla senatrice Jeanine Añez, che si è autoproclamata presidente il 12 novembre.
Secondo i documenti di identità a cui i giornalisti internazionali hanno avuto accesso, tuttavia, i detenuti sono tecnici cooperanti che fanno parte della Brigata medica cubana.
Il medico Ramon Emilio, l'economista Idalberto Delgado e l'ingegnere elettromedicale Amparo Lourdes sono attualmente detenuti presso l'Unità Tattica delle Operazioni di Polizia (UTOP) a La Paz. L'identità del quarto detenuto non è ancora nota.
Nonostante la censura che i media mainstream stanno esercitando riguardo quanto sta accadendo nel paese andino, si moltiplicano le espressioni di solidarietà internazionale con il popolo boliviano.