LA BATTAGLIA ANTICOLONIALE DI GAZA CHE NOI NON COMBATTIAMO PIÙ PERCHÉ LA NOSTRA L'ABBIAMO GIÀ PERSA
In una famosa scena del film "La battaglia di Algeri" (1966, regia di Gillo Pontecorvo), ripresa e montata nel mio documentario "Isti’mariyah" (=colonialismo) avviene questo botta e risposta tra un giornalista francese e il rivoluzionario algerino appena arrestato per terrorismo Larbi Ben M'hidi:
"Non pensa sia da codardi usare cestini e borsette di donne per lanciare attacchi e bombe contro i civili francesi?".
Ben M’hidi risponde:
"E a voi non sembra da codardi bombardare i nostri villaggi con il Napalm che fanno molte più vittime civili ed innocenti?
Naturalmente, se avessimo i vostri aeroplani sarebbe molto più facile per noi. Dateci i vostri cacciabombardieri, e noi vi daremo i cestini.”
La battaglia contro il colonialismo che noi subiamo da 78 anni l'abbiamo già abbandonata.
Se la battaglia per l'uscita dalla NATO rimane come residuato concettuale nella memoria di qualche vecchio compagno, tranquilli, ormai l'agenda della sinistra da 20 anni si fa con i soldi dei filantropi americani (finiti i fondi sovietici, da qualche parte l'intelligencija doveva pur sfamarsi).
Se la battaglia per l'uscita dalla NATO rimane ancora a parole qua e là, tranquilli, ci sono i sussulti della coscienza del servo che ci spiegano che tanto la resistenza di Hamas l'ha pianificata Israele.
Se la battaglia per l'uscita dalla NATO rimane ancora a parole qua e là, tranquilli, ci sono i sussulti di coscienza del servo che ci dicono che però Hamas ha esagerato, ha calibrato male, alla fine ha fatto un favore ad Israele.
Questi compagni rassegnati e persi avrebbero spiegato che Ben M'hidi lavorava per i Francesi e che la sua strategia di attentati con le bombe nei luoghi affollati di Algeri avrebbe solo giustificato l'utilizzo del Napalm contro i villaggi algerini indifesi.
La mentalità del servo ti spiega che il padrone è più forte e non conviene dargli noia, anzi, meglio compiacerlo, inventandosi ogni giorno le parole giuste per fare la Resistenza dei subalterni, quella che conduce sempre al punto di partenza.
Io penso che di questi commenti i Palestinesi non se ne facciano niente. Pure del mio, ben inteso.
Però io non equiparo un bel niente.
Io sono per il diritto alla resistenza, sempre.
Ancora di più quando l'oppressore sfoggia tutta la sua ferocia. Quello è il momento in cui sta perdendo il controllo.
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