La crocifissione mediatica di Abu Mazen reo di aver spiegato i motivi di un certo antisemitismo
Il sonno della ragione genera mostri? Si direbbe di si, considerando la crocifissione mediatica (vedi qui, qui, qui….) che sta subendo Abu Mazen – presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese – “colpevole” di aver spiegato, in una riunione del Consiglio nazionale palestinese, i motivi di un antisemitismo che si perpetua da secoli; spiegazione, già fatta propria da innumerevoli studiosi ebrei (da Abram Leon a Shlomo Sand) ma oggi bollata sui giornali come “uno dei peggiori cliché antisemiti” o, addirittura, come “giustificazione dell’Olocausto”.
E cioè? Cioè: il ruolo avuto dagli “ebrei” nella pratica dell’usura che li ha esposti, a partire dal Medioevo, a innumerevoli linciaggi e pogrom; una pratica quella dell’usura che non nasce certo dalla loro presunta “indole” o “religione” ma dall’essere stati per secoli – al pari dei cosiddetti “zingari” - un “popolo classe” che, non a caso, continua, da secoli, a parlare la stessa lingua, pur essendo disperso in innumerevoli territori.
Impossibile dilungarci qui su questo concetto e sul rapporto tra ebrei e usura, ma una cosa va accennata; quando lo sviluppo economico ha trasformato in Europa la pratica usuraia in attività bancaria, i proto-banchieri di allora (molti italiani, di secolare fede cattolica) si sono affrettati ad abbracciare la religione giudaica; e questo per potere utilizzare la rete commerciale che nei secoli gli ebrei avevano sviluppato nel Mediterraneo.
Ci sarebbero, poi, da soffermarsi su tanti altri fatterelli veramente intriganti per smontare l’ossessiva campagna mediatica basata su un “antisemitismo”, oggi presentato – in mancanza di una qualsiasi analisi marxista – quasi come conseguenza dell’estraneità della “razza ebraica” alla “razza umana”.
Magari, ci ritorniamo sopra la prossima volta.
Francesco Santoianni