La militarizzazione della società come risposta necessaria alla tenuta di un sistema autoritario e refrattario al dissenso
di Federico Giusti
È trascorso oltre un anno da quando leggevamo alcune interviste, pubblicate da quotidiani nazionali come Il Messaggero e Il Foglio, al ministro Valditara sulla sicurezza nelle scuole, un tema gradito alle destre sociali e politiche per le quali la risposta resta sempre quella di intensificare la presenza sistematica delle forze dell'ordine.
Siamo andati a rileggere l'articolo che poi riporta la sintesi del pensiero del Ministro, e del Governo di cui fa parte, per il quale la risposta al disagio sociale è sempre di natura securitaria
Valditara sulla sicurezza: "Ipotesi polizia nelle scuole più a rischio" | Il Foglio
Alle logiche repressive e securitarie vanno aggiunge anche ulteriori considerazioni e per questo si rende necessaria una premessa partendo dalla recensione di un libro, edito da Derive Approdi, scritta da Vincenzo Scalia, docente dell'ateneo di Firenze
lo Stato ha utilizzato la ricetta nazionalista per ricompattare le differenze di classe in senso identitario. Si tratta però di un processo che si forma in parallelo con un’altra dinamica, vale a dire, quella della nascita dello Stato-Nazione come entità politica antagonista, progressiva rispetto alla società e alla politica premoderne, caratterizzate da discrezione, abusi, privilegi e arbitrio. Un’occhiatina a Foucault e Balibar, da questo punto di vista, non sarebbe stato male dargliela. L’universalità astratta della cittadinanza si costituisce all’inizio come ipotesi sovversiva, progressiva, proprio per cancellare le segmentazioni cetuali tra i cui interstizi prosperava l’arroganza baronale. È stato in seguito all’affermarsi del capitalismo, e alla repressione sanguinosa delle ipotesi alternative dei Moro, dei Munzer, dei Winstanley, dei Buonarroti e delle donne di Salem, dei cangaceiros, dei Nat Turner, che libertà e uguaglianza si sono identificate con l’homo oeconomicus.
Le osservazioni del prof. Scalia ci porterebbero lontano, tuttavia è necessario citarle perchè accompagnano un argomento particolarmente dibattuto sulla stampa, sulle emittenti radio e televisive private e di Stato, ore e ore di trasmissione dedicate ai fenomeni giovanili e metropolitani appositamente confezionati per la narrazione securitaria delle città ostaggio di bande formate prevalentemente da giovani immigrati pronti a delinquere, inclini alla violenza gratuita, allo spaccio, pronti a sovvertire l’ordine costituito rappresentando manovalanza ieri per l’estremismo politico oggi per il terrorismo islamico. Cambiano i soggetti ma in fondo l’interesse per le classi sociali meno abbienti, per le devianze sociali è sempre indirizzato a giustificare percorsi repressivi, in questo ripetuto schema narrativo non c’è traccia alcuna di una critica al progressivo indebolimento del welfare, alla scomparsa degli operatori di strada, dei centri di ascolto, dei punti asl chiusi in questi anni.
Al fine di giustificare la presenza, ormai capillare, delle forze dell'ordine serve alzare l'asticella della paura e della preoccupazione sociale, l'ordine pubblico viene sentito in perenne pericolo e sotto minaccia e di conseguenza cresce l'insicurezza percepita dai cittadini. Se andassimo per le strade a chiedere ai cittadini quali informazioni hanno del decreto sicurezza le risposte potrebbero essere sconcertanti, lo sappiamo per esperienza diretta avendone parlato nei luoghi di lavoro e nelle scuole imbattendoci in una disinformazione costruita ad arte.
L'inizio di ogni ragionamento dovrebbe partire da ben altri presupposti ossia chiederci la ragione per la quale i reati nella fascia di età inferiore ai 18 anni sono raddoppiati come il numero dei minorenni detenuti negli istituti penali tanto da indurre il Governo a costruire nuove strutture. Urge quindi domandarci la ragione di questi fenomeni ed operare conseguentemente in una ottica non securitaria e repressiva.
Se la risposta ai reati o alle devianze sociali, alle proteste di piazze o al dissenso, è quella di costruire nuovi articoli del codice penale e relative aggravanti si intraprende una strada senza ritorno e arriveremo a considerare la scuola come il terreno dove misurare l'efficacia della risposta securitaria.
E con questa premessa torniamo alle dichiarazioni di Valditara di cui parlavamo all’inzio
“Nell’ultimo anno scolastico abbiamo registrato un aumento significativo di violenze contro professori e presidi" dice il ministro dell'Istruzione. Il suo obiettivo è riportare dietro ai banchi "il rispetto delle regole”
Forse il Ministro non legge i giornali perché dovrebbe riflettere sulla insicurezza vissuta nelle scuole che cadono a pezzi, una edilizia vecchia e fatiscente senza manutenzione o pensare ad altri fatti di cronaca, ad esempio l'intervento del Governo presso l'Inail per assicurare studenti e studentesse impegnati negli stages scuola -lavoro, crescono considerevolmente i feriti o i morti nel corso di queste attività. La chiusura delle scuole fuori dagli orari canonici è accettata di buon grado per ragioni di bilancio magari perché mancano i soldi per pagare dei supplenti e degli straordinari, palestre, aule, laboratori non devono essere usufruibili al pomeriggio o alla sera, la scuola pubblica, per iniziativa ministeriale, smarrisce le sue molteplici funzioni educative.
Ma invece di pensare alle scuole come ambito di incontro, e anche di scontro, tra più etnie e classi sociali si pensa a istituti comprensivi assediati dalla malavita, un immaginario collettivo che ci riporta alle pellicole statunitensi sul finire degli anni Settanta quando iniziava in quel paese un drastico ridimensionamento del welfare a favore delle guerre stellari, dei processi di privatizzazione dell'allora presidente conservatore R. Reagan.
Davanti alla aggressione di studenti o docenti, Valditara non ha dubbi: "Nelle aree particolarmente a rischio si può immaginare una presenza delle forze dell’ordine a protezione di alcune scuole". La prima riflessione dovrebbe partire dal ruolo dell'insegnante caduto da tempo in disgrazia, svilito a colpi di controriforme che ne hanno seppellito ruolo e funzione sotto una montagna di adempimenti burocratici a mero discapito del rapporto frontale con le classi.
E le classi pollaio, la scuola azienda erano oggetto di critiche da parte sindacale come la valutazione attraverso il sistema degli invalsi, a distanza di anni quel patrimonio critico si è assai affievolito.
E attenzione: la delegittimazione della scuola pubblica va di pari passo con quella della sanità pubblica alla quale mancano risorse, personale e strumenti per competere con il privato, una scelta (fallimentare) costruita ad arte per delegittimare la sanità e l’istruzione pubblica e con esse tutto il personale della PA mortificandone conoscenze, umanità e professionalità.
Quando Valditara parla di maggiore coinvolgimento delle forze dell'ordine negli istituti fino all'adozione di metal detector intende ben altro ossia lanciare un messaggio chiaro: la scuola è assediata dalla criminalità, la situazione sociale è fuori controllo, è bene ripristinare delle regole e chi meglio delle forze dell'ordine potrà farlo?
E da qui la presenza di uomini e donne in divisa in molteplici vesti, in primis di educatori ed insegnanti fino al ripristino del voto in condotta che riporta indietro la scuola a quando si praticava la pedagogia, si fa per dire, della cieca obbedienza
Per drammatizzare il messaggio e la situazione vengono sapientemente scelti alcuni episodi e narrati a mezzo stampa per giustificare la strisciante opera di militarizzazione delle scuole, degli ospedali e della società. Il ruolo dei sindacati diventa dirimente, ad esempio le continue richieste di prevenire, a ragione, aggressione al personale della Pubblica Amministrazione, offre ai Governanti di turno soluzioni immediate e securitarie.
Le aggressioni ai docenti e agli operatori sanitari avvengono non solo in contesti degradati nei quali la presenza dello Stato si limita all'azione repressiva delle forze dell'ordine ma in situazioni nelle quali un paziente può restare sulla barella del pronto soccorso ore e ore in attesa di cure solo per mancanza di personale, per locali non idonei.
E sul modello del pacchetto sicurezza si pensa di aumentare le sanzioni e le pene per chi aggredisce il corpo docente per "riportare nelle scuole il principio del rispetto delle regole" prima ancora di avere valorizzato il ruolo sociale ed educativo della docenza rilanciando la scuola pubblica come strumento di emancipazione anche sociale.
In un paese nel quale l'ascensore sociale è fermo da lustri e le risposte al disagio sociale sono quasi solo di natura securitaria c'è da attendersi questo e altro, ad esempio se la via del Riarmo diventa dirimente per il futuro del paese urge abituarsi alle divise e alla normalità della guerra, a un futuro nel quale anche il disagio e le rivendicazioni sociali e politiche rappresenteranno una sorta di lusso intollerabile e insostenibile. E la repressione del cosiddetto nemico interno, una repressione preventiva per chiudere il cerchio della narrazione securitaria tra voto in condotta, soluzioni repressive e militarizzazione del corpo sociale utilizzando innumerevoli messaggi social che vedono la presenza, ormai asfissiante, delle forze dell'ordine in veste di educatori su qualsiasi materia, modelli di educazione civica per militarizzare l'immaginario collettivo. E questa strisciante opera di omologazione diventa determinante nell’attuale contesto storico con il riarmo europeo, l’aumento della spesa militare a discapito di quella sociale, alla idea che un continente di guerra e in guerra debba essere in grado di affrontare un fronte doppio, quello interno (contro le devianze sociali) ed esterno.
Siamo davanti a un modello sociale senza ritorno rispetto al quale non bastano risposte parziali che poi sono incapaci di cogliere l’ampiezza del problema.