La tinozza di Renzi, Di Maio e Salvini

La tinozza di Renzi, Di Maio e Salvini

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di Giorgio Cremaschi


Così tramonta un altro dei leader che improvvisamente conquistano la scena politica ed il successo. Era toccato a Renzi, che sembra un secolo fa ma son passati solo sei anni, aveva raggiunto il 42% dei voti alle europee del 2014. Alle politiche del 2018 DI Maio era diventato il capo politico dei Cinquestelle con il 33%. Ora anche lui si dimette, con rabbia verso i nemici interni, mentre il suo movimento è in sfacelo.

Tocca a Salvini ora il grande successo ed il suo partito è il primo nel paese. Quanto durerà? Non molto e non solo perché è un maleducato che non ha nemmeno imparato che non si suonano i campanelli per dar fastidio nelle case. Ma perché anche Salvini come i suoi predecessori è emerso nella gran tinozza della politica italiana.

Questa tinozza è in mano alle elites e al potere economico dominante, che tengono fuori di essa tutti quei temi sociali politici e culturali che possano davvero mettere in discussione il sistema. Dalla scandalosa accumulazione di ricchezza in poche mani, alle guerre sempre più vicine, alla devastazione ambientale. Questo temi di fondo vengono ridotti ad istanze morali e separati da qualsiasi agire politico radicale. Il principio di fondo è che o si è realisti , cioè si accetta il sistema con tutte le sue inevitabili schifezze, o non si entra in politica. Se accetti questa discriminante, allora puoi entrare nella grande tinozza della competizione politica e lì a seconda dei momenti, milioni di persone si spostano in una marea liquida alla ricerca di chi dia loro speranza che cambi qualcosa. Oppure li difenda dal rischio che qualcosa cambi.

È la società cosiddetta post ideologica, dove da un lato formalmente esistono ancora destra e sinistra, ma solo se non si parla di economia, ricchezza lavoro. Quando invece si toccano quei temi materiali destra e sinistra scompaiono e tutti coloro che fan politica nella tinozza adottano il buonsenso capitalista: nulla contro l’impresa e il mercato.

Pensiamo allo scontro epocale sulle elezioni regionali in Emilia Romagna. I due principali candidati sono divisi su Bella Ciao, ma poi su tutto il resto hanno lo stesso identico programma: imprese, privatizzazioni, grandi opere, sicurezza poliziesca e sgomberi. Tra loro il confronto è: tu non hai fatto questo, non è vero l’ho fatto e lo farò meglio di te.

Dal momento però che la crisi sociale sconvolge sempre più persone, dentro la tinozza politica questi sconvolgimenti producono onde emotive e cambiamenti improvvisi, che dopo un po’ si scopre non han cambiato un bel nulla. Allora i leader affondano con le speranze che hanno suscitato.

Fuori di metafora, viviamo in un sistema politico truccato, in una falsa democrazia costruita per escludere il cambiamento vero attraverso un continuo cambiamento finto. E i leader si consumano in questo moto continuo dentro la stessa melma.

Solo la tenacia di una lotta quotidiana contro il sistema può riportare nella politica ciò che la politica ha escluso: l’abbattimento del dominio sulla vita delle persone da parte del mercato e degli affari.

PS. Volete riconoscere il leader finto di un finto cambiamento? Fate un piccolo test. Se quando parla di lavoro aggiunge subito impresa e imprenditori è di quelli.

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