La verità è che vi serve solo un altro morto per le vostre battaglie
Ma davvero il ventenne Seid Visin (nato in Etiopia, a 7 anni adottato in Italia e già nella squadra giovanile del Milan) si è ucciso per colpa del razzismo? Secondo i suoi genitori adottivi e secondo il suo allenatore non ci sarebbe stata nessuna discriminazione razziale alla base del suo tragico (e purtroppo non raro in Italia) gesto. Eppure, nonostante questa dichiarazione, tutti i media mainstream e innumerevoli politici (da Enrico Letta a Stefano Patuanelli, a Emanuele Fiano, a Sandro Ruololo…) si sono lanciati a condannare “il razzismo degli Italiani” quale motivazione del gesto di Seid Visin.
A tal riguardo trascriviamo un post Facebook di M.C.: “La verità è che ve ne strafotte anche del povero Seid, così come di tutti quelli come lui. E che vi serve solo un altro morto per le vostre battaglie. Intanto, pubblicando, come fosse la sua lettera di addio, un suo post di tre anni fa sul razzismo, e facendo credere che è per quello che il giovane ex calciatore si è tolto la vita, facendolo credere anche dopo la smentita dei genitori, non vi rendete conto che riducete tutto, la vita e la morte di un ragazzo, alle vostre botteghe. No, Seid non era così coglione da ammazzarsi per ciò che dite voi. Per quanto si tratti di un gesto triste e irrazionale, non è stato per quello. Il mondo è più grande (della merda razzista, dei vostri due pensieri), le sue tragedie pure.”
Stessa ipocrisia per un altro tragico caso: il suicidio di Mosua Balde, un ragazzo di 23 anni, originario della Guinea che, il 9 maggio, identificato come autore di un furto in un supermercato veniva pestato da tre balordi e poi, considerato che era giunto illegalmente in Italia, veniva recluso nel Centro di Permanenza e Rimpatrio di Torino dove, il 23 maggio, si è impiccato. Un’altra vittima del “razzismo degli Italiani”, come subito attestato da manifestazioni e dichiarazioni? Su questa indiscriminata colpevolizzazione della gente (che, tra l’altro, sta raggiungendo l’apice in questa emergenza Covid) che si direbbe essere diventato il refrain dei nostri governanti e dei loro giornalisti, sarà il caso di ritornarci.