Le liberalizzazioni selvagge del mercato energetico sono il problema (ma continuano a non dirvelo)
Sulle tasche degli Italiani rischia di abbattersi la scure di aumenti vertiginosi delle bollette di elettricità e gas. La maggiore domanda industriale post-lockdown, ci raccontano, ha fatto lievitare i prezzi delle materie prime da cui dipende la produzione energetica. Questa è una concausa ma la realtà è ben più complessa: negli anni abbiamo assistito in Italia e in altre parti d'Europa alla liberalizzazione del mercato energetico, all'accantonamento del ruolo pubblico, alla devoluzione della fornitura di energia elettrica a società private.
Contestualmente i tanto attesi benefici nei prezzi delle tariffe non sono mai arrivati. Abbiamo assistito e stiamo assistendo tutt'ora alla smantellamento del mercato tutelato e alla spinta al passaggio al libero mercato. I paesi europei si sono accodati spesso anche contrariamente ai propri interessi, agli Stati Uniti nel sanzionare paesi fornitori di gas e petrolio come la Russia o l'Iran solo per fare degli esempi, con conseguente effetto boomerang nell'approvvigionamento e nei prezzi di tali materie prime.
Ora, chi pensa che la soluzione si esaurisca puntando esclusivamente sulle rinnovabili non ha chiaro la natura del problema: attualmente infatti anche i produttori non fossibili (rinnovabili o nucleari), come ha scritto lo scorso 15 di settembre Il Sole 24 ore "che non devono comprare il combustibile da bruciare cercano di estrarre il margine più alto possibile collocando le offerte appena sotto i termoelettrici, e intascando così margini lucrosissimi".
Il problema è dunque di sistema e si chiama capitalismo.