Pepe Escobar - Come la banda di Pashinyan ha abbandonato il Nagorno e perché la Russia non può sostituirsi all'Armenia

Pepe Escobar - Come la banda di Pashinyan ha abbandonato il Nagorno e perché la Russia non può sostituirsi all'Armenia

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di Pepe Escobar – Strategic Culture

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

 

Brucia la Transcaucasia. Letteralmente. Ancora una volta.

L'Azerbaigian si è scagliato contro l'Armenia nel Nagorno-Karabakh, bombardando la capitale regionale Stepanakert con missili LORA israeliani di superficie e droni kamikaze Harop israeliani.

Il sistema di difesa aerea Tor delle Forze Armate armene vicino alla strada Khankendi-Khojaly è stato distrutto dai droni turchi Bayraktar TB2 e tutte le comunicazioni mobili sono state completamente tagliate nel Nagorno-Karabakh.

A questa sorta di blitz leggero si è aggiunta un'offensiva di info war / soft power: una valanga di video quasi in tempo reale che esaltavano le imprese militari abbinate a un sottotesto umanitario – come a dire che siamo determinati a proteggere la popolazione armena.

Confrontate con la parte armena, guidata dal Primo Ministro Pashinyan: non solo hanno perso completamente la guerra mediatica in un lampo, ma hanno emesso solo comunicati scarsi e incomprensibili.

Fin dall'inizio c'erano due domande chiave nell'aria: Baku si accontenterebbe solo dell'annessione definitiva del Nagorno-Karabakh? O attaccherebbe anche l'Armenia meridionale? Invadere un territorio accerchiato non sarebbe stato un problema – considerando che Erevan, negli ultimi tre anni, non ha fatto quasi nulla per migliorare la propria difesa.

Poi… ha iniziato a prendere forma un quadro più ambizioso. Può darsi che Baku sta effettivamente attuando un astuto piano dell'Egemone: giocare al Pacificatore del Nagorno-Karabakh, sotto l'egida dell'Occidente, per far passare l'Armenia filo-russa allo status di Armenia filo-occidentale, riformattando al contempo l'Armenia meridionale e il Karabakh – trasferiti all'Azerbaigian o sotto un nuovo controllo congiunto.

Perché la Russia non può spacciarsi per l'Armenia

Il fatto cruciale è che la cerchia di Pashinyan – assai vicina alla banda di Soros – ha di fatto abbandonato il Nagorno-Karabakh almeno negli ultimi tre anni (Pashinyan è al potere da cinque anni). Ciò interferisce direttamente con il mandato della CSTO – che alla fine è costretta a riconoscere gli stessi fatti sul campo; pertanto gli obblighi della CSTO non si applicano in termini di "aiuto" all'Armenia.

Tutto questo cambierebbe solo nel caso in cui Erevan decidesse di mantenere il Nagorno-Karabakh: ciò significa che l'Armenia prenderebbe le armi.

Allo stato attuale, la Russia non interverrà militarmente. Al massimo, diplomaticamente. La Russia non si spaccerà per l'Armenia per risolvere un problema armeno. L'Iran per il momento sta "studiando la situazione". Teheran interverrà solo se Baku deciderà di tagliare fuori l'Armenia meridionale e creare un corridoio verso l'enclave di Nakhichevan.

Le forze di pace russe, in loco dal 2020, non hanno il diritto di usare le armi. Rimarranno passive – e reagiranno solo se attaccate. Il comando russo spiega che Mosca è legata da accordi sia con Baku che con Erevan e può agire solo su decisioni comuni.

I soldati russi, tra l'altro, sono gli unici ad aiutare i residenti del Nagorno-Karabakh, tra cui oltre 1.000 bambini finora, a lasciare la loro dimora storica, che potrebbero non rivedere mai più. Nessuna "potenza" occidentale sta aiutando sul fronte umanitario.

Alla fine saranno le forze di pace russe a mediare il cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh, che dovrebbe iniziare questo mercoledì alle 13:00 ora locale. Se sarà rispettato è una storia completamente diversa.

Anche prima del cessate il fuoco, Pashinyan ha prevedibilmente chiesto l'aiuto dell'Egemone: è lo scenario del "perno", che riorienta una regione storicamente russa verso l'Occidente in declino. Il Nagorno-Karabakh è solo un pretesto.

Per arrivare al dunque, la strada di Pashinyan verso il potere è stata facilitata con un solo obiettivo: fare il gioco dell'Egemone – e della Turchia. La Turchia, come prevedibile, ha dichiarato tramite Erdogan che "sosteniamo l'Azerbaigian".

In realtà, Pashinyan sta preparando il terreno per la repressione politica. La piazza della Repubblica di Yerevan era in ebollizione. Manifestanti arrabbiati – poi dispersi – scandivano "Nikol è un traditore". "Nikol, dal suo bunker, ha chiamato in aiuto "il Blinkenino".

Il capo del blocco "Madre Armenia" Tevanyan ha chiesto l'impeachment di Pashinyan. Il Servizio di sicurezza nazionale dell'Armenia ha avvertito della possibilità di disordini di massa.

Pashinyan infatti è stato inequivocabile: "L'Armenia non si piegherà alle provocazioni e non combatterà per il Nagorno-Karabakh". Questo in effetti potrebbe sancire la fine della storia.

Per tutto il disagio imposto al Ministero degli Esteri, Mosca ha chiarito che quanto dichiarato da Pashinyan nell'ottobre 2022 e di nuovo nel maggio 2023, riconoscendo la supremazia azera sul Nagorno-Karabakh, ha cambiato i termini dell'armistizio del novembre 2020.

In sintesi: la banda di Pashinyan ha svenduto il Nagorno-Karabakh.

E non c'è nulla che una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul Nagorno-Karabakh questo giovedì possa fare per modificare i fatti sul campo.

 

Il Maidan rivisitato

Dopo una rapida vittoria con il suo mini-blitz, Baku è ora seduta tranquillamente, pronta a negoziare. Alle sue condizioni, ovviamente: negozieremo solo dopo la vostra capitolazione.

Il Ministero degli Esteri azero è andato dritto al punto: l'unica "via per la pace" è il ritiro completo delle forze armate armene dal Nagorno-Karabakh e lo scioglimento del regime di Stepanakert.

È molto probabile che la maggioranza degli armeni sia d'accordo (non ci sono ancora sondaggi). Dopo tutto, un problema spinoso e intrattabile sarà "risolto" e la vita tornerà alla normalità. Una sola cosa è certa: La colpa sarà della Russia, non della banda di Pashinyan.

Non c'è da stupirsi che ci sia voluto il sempre spigliato Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, per riassumere perfettamente l'intera vicenda:


"Un giorno, uno dei miei colleghi di un Paese fraterno mi disse: 'Beh, per voi sono uno straniero, non mi accetterete.' Risposi quello che dovevo: 'Non giudicheremo dalla biografia, ma dalle azioni.' Poi perse la guerra, ma stranamente rimase al suo posto. Poi decise di incolpare la Russia per la sua mediocre sconfitta. Poi ha rinunciato a parte del territorio del suo Paese. Poi ha deciso di flirtare con la NATO, e sua moglie è andata sfiduciata dai nostri nemici con i biscotti.

Indovinate pure quale destino lo attende..."


Per quanto riguarda il modo in cui questo dramma si svolgerà all'interno della Russia, è molto probabile che, considerando il fatto che Baku ed Erevan sembrano agire di concerto per espellere la Russia da questa parte della Transcaucasia, l'opinione pubblica russa alla fine potrebbe anche essere a suo agio con l'idea di lasciarla definitivamente, a vantaggio dell'Egemone e dei turchi.

Ma il Cremlino, ovviamente, potrebbe avere le sue proprie – imperscrutabili – idee.

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