"Perché metto la mascherina e sono contrario allo stato di emergenza"

"Perché metto la mascherina e sono contrario allo stato di emergenza"

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di Giorgio Cremaschi


La polarizzazione falsa e bugiarda che ha distrutto politica e democrazia in Italia - europeisti contro sovranisti, finta sinistra contro vera destra - ora colpisce anche la salute, con la divisione tra emergenzialisti e negazionisti.

Io che ho vissuto a Brescia la pandemia disprezzo i negazionisti quando sono solo ignoranti e arroganti, li odio quando sono in chiara malafede. Ma questo non mi fa rientrare nel campo dei fanatici dello stato di emergenza. Che contesto allo stesso modo perché ricordo quando qui a Brescia ed in Lombardia i parchi erano chiusi e le fabbriche aperte e quando nel paese non solo la Confindustria, ma anche le autorità condannavano chi scioperava per la salute e la vita. Lo stato di emergenza è sparare cannonate per disinfettare gli ospedali, concede dei poteri speciali a chi comanda, poteri che nei fatti vengono a sostituire le misure necessarie ad agire sul piano della salute pubblica. Ed infatti nonostante questi superpoteri non c’è stata in Italia un’autorità che abbia proclamato vere e totali zone rosse a Bergamo e Brescia, che se fatte in tempo avrebbero evitato tante morti.

Stupisce poi che a sei mesi dalla proclamazione del primo stato di emergenza il governo non sia stato capace di definire, discutendoli e facendole votare in Parlamento, tutti i protocolli ed i comportamenti delle autorità e dei cittadini necessari a contrastare ogni diffondersi della pandemia. Che è destinata a durare, con tutto il suo male, purtroppo come dimostrano tutti i dati nel mondo. Se si deve convivere con un virus che continuerà a colpire e da cui bisogna imparare a difenderci, anche dopo il 15 ottobre quando scadrà il nuovo stato di emergenza, allora bisogna definire nuove modalità di organizzazione della vita, fondate sulla priorità della tutela della salute e sulla sanità pubblica. Bisogna contare sulla democrazia, sulla responsabilità e sulla partecipazione delle persone, non sulla loro deresponsabilizzazione con lo stato di emergenza, che colpisce libertà e diritti necessari anche a combattere la pandemia e che rappresenta un pericoloso precedente sul piano della stessa conservazione dei principi costituzionali.

In Lombardia abbiamo avuto 17000 morti Covid, se in tutta Italia ci fossero stati lo stesso contagio e la stessa letalità della regione più ricca del paese i morti sarebbero stati tra i 90 e i 100000. Sono invece 35000, e questo vuol dire che i comportamenti delle persone, anche quelli dettati da sacrosanta paura, hanno contribuito a salvare vite.
Ora bisogna trasformare questi comportamenti legati alla paura in coscienza e responsabilità permanenti e proprio per questo lo stato di emergenza non serve, ma serve una politica sanitaria, economica e sociale che metta la salute prima degli affari e dei profitti.

E proprio in nome della coscienza e della responsabilità delle persone bisogna mandare all’inferno tutti i negazionisti.

Abbiamo avuto una ultima loro triste esibizione con Bocelli, Sgarbi e naturalmente Salvini. Costoro non difendono nessuna libertà, ma il pregiudizio ed il menefreghismo. Tutti i fatti del mondo contraddicono le loro fesserie da terrapiattisti, ma essi, come Bolsonaro come Trump, lo sanno benissimo. Ad essi infatti non interessa nulla del virus e dei suoi effetti, ma solo rivendicare l’individualismo più becero e feroce. Non a caso Salvini e compagnia se la prendono con la mascherina. Perché portarla è un atto di responsabilità verso gli altri che essi rifiutano, nel nome del loro concetto di libertà. Che non è altro che il liberismo estremo assorbito nei comportamenti individuali. Io faccio solo gli affari miei e nessuno mi deve dire niente, così urlano i suprematisti bianchi e così fanno loro eco i negazionisti della pandemia. È la estrema degenerazione della persona nella società di mercato che costoro difendono: libero contagio in liberi affari.

Io faccio fatica a portare a lungo la mascherina, quando serve, e allora penso agli operai che stanno con essa al caldo e alla fatica per otto o più ore, o a coloro che la devono indossare su mezzi pubblici strapieni. Questo però non mi fa dire che la mascherina sia inutile, ma invece che bisogna cambiare organizzazione del lavoro e sistema dei trasporti. Io non proclamo come libertà quella che al contrario è sottomissione agli affari ed al mercato.

A volte mi capita di trascurare la mascherina, ma mi accorgo che sbaglio perché così trascuro il fondamentale principio di precauzione: io non so fino a che punto ci sia il rischio e fino a che punto lo strumento contro di esso sia efficace, ma nel dubbio agisco come se lo fosse. La prevenzione opera perché i fatti dannosi non succedano, scontando che poi ci sia sempre qualche idiota in malafede che affermi: abbiamo buttato tempo e soldi per niente. Magari ci fosse davvero quel niente nelle fabbriche dove la strage del lavoro è ripresa prima del PIL, o nei territori e nelle città dissestati e alluvionati, o nell’ambiente avvelenato.

Io metto la mascherina perchè mi sento parte degli altri e partecipo delle loro condizioni e perché non considero un patriota chi evade le tasse o chi non rispetta le norme sulla salute. Bisogna sempre combattere i liberisti, anche quelli della mascherina.

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