Ricorsi storici. In un documento sovietico di 80 anni fa le mire “pacifiste” del Vaticano

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Ricorsi storici. In un documento sovietico di 80 anni fa le mire “pacifiste” del Vaticano


a cura di Fabrizio Poggi


Nel momento in cui da più parti si tentano, da un lato, iniziative volte a scongiurare la trasformazione del conflitto in terra ucraina in una autentica deflagrazione su scala europea e, dall’altro si giocano mosse il cui vero obiettivo non è altro che quello di ostacolare quelle iniziative, mirando di fatto a guadagnar tempo per rimpinguare gli arsenali, tornano alla mente avvenimenti di cui la storia raccontata tende spesso a dimenticare.

Il documento dell’Intelligence sovietica (non è specificato di quale sezione si trattasse: è noto che, nel periodo della guerra, Mosca disponeva di almeno cinque diversi organi di Intelligence, legati a diversi Commissariati del popolo) di cui viene qui presentata la traduzione non costituisce, in realtà, nulla di fondamentalmente nuovo, in particolare per chi è purtroppo abituato a subire pressoché quotidianamente le pelose “attenzioni” politiche, sociali, ladresche – dirette e, tramite i “discepoli” sguinzagliati in sedi istituzionali, aggregative, ludiche, ecc., indirette – di una congregazione che da secoli detta legge sulle cose italiane e mondiali.

Anche nello specifico, per chi anche solo mastica un po’ di storia “patria”, il nome di “Papa Pacelli”, o Pio XII, soggetto principale dell’informativa qui presentata e di cui è tuttora in corso il processo di beatificazione, suona come funesto soggetto delle cronache di reazione anticomunista e antipopolare che accompagnarono il secondo dopoguerra italiano, spargendo la benedizione vaticana sui peggiori crimini antioperai del decennio nero degasperiano-scelbiano.

E non si è mai fatto mistero degli intrighi filo-fascisti e filo-nazisti operati da Pacelli e dalla sua cerchia nel periodo della guerra, presentandoli però quali “cristiani atti di pietà” nei confronti di persone bisognose di assistenza e “rifugio morale”: parole dietro cui si nascondevano (nemmeno tanto) gli armeggi per mettere al sicuro in vari paesi del Sudamerica molti gerarchi nazisti.

Cose più o meno sapute, dunque; cui si somma il breve documento desecretato che va ora ad aggiungersi alla “Biblioteca presidenziale russa” – una informativa dei Servizi sovietici inviata da Londra a Mosca nel 1943 per radiogramma cifrato – e che illumina ancor di più le squallide figure di questi “portatori di pace”.

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Sugli obiettivi del Vaticano nella Seconda guerra mondiale

 

L’originale del documento è conservato nell’archivio dell’Intelligence estera russa e, nella versione riportata dal sito ColonelCassad, viene purtroppo raffigurata solo la prima pagina del rapporto. È datato 20 maggio 1943. Il residente - in russo è così definito il capo della missione estera di Intelligence – sovietico informa il Centro di esser riuscito a entrare in possesso, tramite fonti tedesche ben informate, di notizie sull’atteggiamento del Vaticano a proposito della fase attuale (a quel momento) del conflitto mondiale.

Intenzioni e obiettivi del Vaticano – è detto nella relazione – che si riducono a questo:

1 - Conclusione della pace attraverso colloqui tra Alleati e potenze dell’Asse;

2 - Impedire che l’Europa venga invasa dagli eserciti anglo-americani e non permettere che l’Europa divenga campo di operazioni militari;

3 - Scongiurare, a qualunque costo e in qualsiasi circostanza, la penetrazione dell'influenza russa in Europa e porre l'Unione Sovietica in una posizione di isolamento;

4 - Il Vaticano tende a occupare un importante ruolo di mediazione e a operare una significativa influenza sui colloqui di pace; 5 - Sfruttare l’attuale difficile situazione nel contesto mondiale per rafforzare il potere della chiesa cattolica nelle questioni dei rapporti tra gli stati. Il Vaticano ritiene che un potente movimento fascista ridurrebbe il pericolo delle idee socialiste.

[nel rapporto si dice inoltre che] l’attività scismatica e, in conseguenza di ciò, il forte indebolimento dell'influenza del protestantesimo, hanno creato per il Vaticano una situazione per cui questo reclama per sé la qualifica di unica forza morale e fattore decisivo di influenza sugli ordinamenti politici degli Stati.

[si afferma anche che] il Vaticano avrebbe fatto tutto il possibile per evitare la completa disintegrazione della macchina bellica tedesca, aiutando non solo la Germania ma anche i suoi alleati e opponendosi a qualsiasi altra combinazione politica di carattere democratico o filo-russo. [È così che Pio XII] vedeva nella conservazione delle tradizioni belliche tedesche l’unica difesa dall’Unione Sovietica…. Il Vaticano si pone l’obiettivo di creare una federazione europea, che escluda Russia e Inghilterra… così da creare un blocco di Stati europei comprendente 250 milioni di cattolici, oltre a 100 milioni di protestanti e seguaci della Chiesa greco-ortodossa.

Alla base di questo nuovo blocco avrebbero dovuto esserci lo SM tedesco, la monarchia asburgica e il Vaticano. Nel campo della politica mondiale, questa nuova Europa avrebbe potuto estendere la propria influenza sull’America Latina, tramite la “Hispanidad” madrilena. In conclusione, il residente notava anche che il Vaticano aveva sviluppato una vigorosa attività per la «conclusione della pace», inviando messaggeri in vari Paesi: ad esempio, l'arcivescovo Francis Joseph Spellman a New York, dove veniva creato il primo gruppo che avrebbe preso il controllo del Partito Repubblicano. https://rodina-history.ru/2024/07/13/vatikan-uvidel-poslevoennuiu-evropu-federaciej-bez-rossii.html 

 

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