Se ci indignassimo come ci indigniamo ora per due vetrine sfasciate ogni volta che...
di Robin Piazzo*
Se ci indignassimo come ci indigniamo ora per due vetrine sfasciate e saccheggiate:
- ogni volta che un lavoratore subisce un sopruso
- ogni volta che un disoccupato si trova senza nulla di cui vivere
- ogni volta che un malato patisce le pene dell'inferno perché le liste d'attesa sono infinite etc.
probabilmente inizieremmo a mobilitarci in massa per le cose giuste, invece che lasciare il monopolio della piazza a chi usa le città come parco giochi per sfogarsi.
A me pare che ci si infervori di più le poche volte che avvengono oltraggi alla proprietà rispetto a quanto non si faccia per i continui oltraggi alla persona e alla sua dignità. Oltretutto le vetrine si riparano, soprattutto se sono vetrine di negozi ricchi e sicuramente assicurati. Le persone invece non si riparano.
Senza nessuna simpatia per chi sfascia e saccheggia come hobby, dico solo che il perbenismo che in queste occasioni risuona da ogni angolo mi repelle. Davanti all'attacco alla proprietà dei ceti benestanti ci strappiamo i capelli, davanti ai quotidiani attacchi alla proprietà di tutti (banalmente un welfare ed una società vivibile) facciamo spallucce.
Se facciamo così perché non sentiamo di poter incidere o perché siamo piccoli borghesucci fino al midollo non lo so. Fatto sta che questa roba è parte del problema.
*Dottorando dell'Università di Torino. Post Facebook del 27 ottobre 2020 ripubblicato su gentile concessione dell'autore