Sentenza Assange e l'imbarazzante spettacolo dei media italiani

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Sentenza Assange e l'imbarazzante spettacolo dei media italiani

di Agata Iacono

 

La Stampa italiana tace sul processo ad Assange così come ha taciuto sulla kafkiana vicenda che ha portato in carcere nel Regno Unito il fondatore di WikiLeaks.

E tace sulla decisione della Corte britannica di rifiutare l'estradizione, oggi, negli Stati Uniti.

Ma quando non tace, è peggio.

In un vergognoso articolo, il Corriere  lo definisce un hacker, non un giornalista perseguitato per aver osato offrire al mondo una piattaforma dove documentarsi direttamente per re-informarsi senza il filtro deformante dei media mainstream.

Assange è considerato un eroe della libertà di informazione, il simbolo del diritto di conoscere e del dovere di indagare.

Ma, evidentemente, i "colleghi" nostrani hanno dimenticato la mission del giornalismo.

O, semplicemente, l'hanno sempre ignorata, preferendo omologarsi alla falsa narrazione funzionale al potere di turno e al sistema che ne nutre il padrone.

Julian Assange non é un hacker australiano, ma un giornalista con la G maiuscola, oltretutto pluripremiato, con una candidatura al premio Nobel per la pace proposta dalla Germania. Chissà se nella redazione del Corriere c'è qualcuno che possa vantare altrettanto? 

Tra l'altro neppure si fa alcun cenno allo stato di detenzione di Assange, di vera e propria tortura psichica, che ha motivato la sentenza.

La stampa italiana, inoltre, ignora l'appello senza precedenti il relatore speciale delle Nazioni unite sulla tortura, Nils Melzer, che ha chiesto alle autorità britanniche di liberare immediatamente Julian Assange dalla prigione di massima sicurezza in cui si trova. La prigione di Belmarsh dove è detenuto è oggi un focolaio di Covid-19.

Ignora che 117 psichiatri, provenienti da 18 differenti Paesi del mondo già a febbraio hanno firmato e diffuso la petizione per porre fine alla condizione di grave stress alla quale il fondatore di WikiLeaks viene sottoposto, definendolo tortura.

Ignorano, i sedicenti giornalisti italiani, che Amnesty International ha lanciato una campagna per liberare Assange, (https://www.amnesty.it/appelli/annullare-le-accuse-contro-julian-assange/) perché "la pubblicazione di documenti da parte di Julian Assange nell’ambito del suo lavoro con Wikileaks non dovrebbe essere punita perché tale attività riguarda condotte che il giornalismo investigativo svolge regolarmente nell’ambito professionale. Processare Julian Assange per questi reati potrebbe avere un effetto dissuasivo sul diritto alla libertà di espressione, spingendo i giornalisti all’autocensura per evitare procedimenti giudiziari".

Ignorano la globale campagna continua a Londra (repressa costantemente e in modo violento) e in tutto il mondo da giornalisti e attivisti per la libertà di stampa.

Ignorano, infine, l'appello dei colleghi di tutto il mondo (https://speak-up-for-assange.org/giornalisti-alzano-la-voce-per-julian-assange/) perché il caso Assange "è centrale per la difesa del principio della libertà di espressione. Se il governo statunitense può perseguire Assange per avere pubblicato documenti segreti, in futuro i governi potranno perseguire ogni giornalista: si tratta di un precedente pericoloso per la libertà di stampa a livello planetario. Inoltre, l’accusa di spionaggio contro chi pubblichi documenti forniti da whistleblower è una prima assoluta che dovrebbe inquietare ogni giornalista e ogni editore".

Tutto questo alla stampa serva evidentemente non interessa, perché non si sente minacciata dalla persecuzione di un giornalista di inchiesta che ha solo evidenziato e reso disponibili documenti non rubati o hackerati, ma già accessibili e "persi" nei meandri viscidi di una falsa apparente infodemia, dove crediamo di essere più informati, ma il bombardamento di "notizie" della rete ci fa desistere dall'approccio diretto con i dati, dallo studio, dalla faticosa ricerca, dalla selezione, dall'inchiesta documentale.

Non ha paura, la stampa italiana, di essere censurata, poiché già si autocensura, o, peggio, diffonde fake news.

Ma "Le calunnie non hanno molto potere di resilienza in sè poichè deviano dalla realtà (ciò che è successo effettivamente). Richiedono costantemente un dispendio di energia da parte dei nostri nemici per rimanere in piedi. La verità invece ha la caratteristica di riaffermare se stessa." JulianAssange

 

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