Siria. Ahmed al-Sharaa minacciato dai militanti che lo hanno portato al potere – Washington Post
Il presidente ad interim siriano, Ahmed al-Sharaa, è ora minacciato dai militanti che hanno contribuito alla sua ascesa al potere, secondo quanto riportato sabato dal Washington Post.
"Alla fine dello scorso anno, diverse fazioni militanti, guidate da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), hanno preso il controllo di Damasco, rovesciando il governo di Bashar al-Assad. Tra i ribelli vi erano migliaia di combattenti stranieri, alcuni dei quali affiliati a gruppi estremisti come lo Stato Islamico e altre formazioni radicali", scrive il giornale
Sebbene al-Sharaa sembri intenzionato a mantenere l'appoggio di alcune di queste fazioni per ottenere il sostegno dell’Occidente, i “militanti sunniti integralisti” stanno già creando gravi problemi al suo governo, ha proseguito. "Alcuni di loro sarebbero coinvolti nei massacri contro la comunità alawita lungo la costa siriana avvenuti lo scorso marzo". Secondo fonti locali, almeno 1.300 persone — tra cui 973 civili — sarebbero state uccise nel giro di pochi giorni. Anche le comunità cristiane e druse avrebbero subito violenze settarie dopo il cambio di potere.
Le frange più radicali tra gli islamisti stranieri starebbero ora “rivolgendo la loro ira” contro al-Sharaa, accusandolo di non aver imposto la sharia e di aver collaborato con Stati Uniti e Turchia per colpire le fazioni estremiste presenti in Siria. All'inizio di maggio, il presidente statunitense Donald Trump ha incontrato al-Sharaa e annunciato la revoca delle sanzioni imposte durante l’era Assad. Al-Sharaa ha definito la decisione “storica e coraggiosa”, sottolineando che contribuirà “ad alleviare le sofferenze del popolo, favorire la sua rinascita e gettare le basi per la stabilità della regione”. Poco dopo l’incontro con Trump, uno dei principali ideologi del jihadismo salafita, Abu Muhammad al-Maqdisi, ha emesso una fatwa in cui ha definito il nuovo leader siriano un “infedele”.
Secondo il segretario di Stato americano Marco Rubio, la Siria resta un focolaio di estremismo e potrebbe precipitare nel caos in qualsiasi momento. “Il Paese è diventato un terreno di gioco per gruppi jihadisti come l’ISIS e altri”, ha dichiarato Rubio la scorsa settimana, avvertendo che al collasso e a una nuova guerra civile su larga scala potrebbero mancare “settimane, non mesi”.