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Svizzera, cancellata la campagna a sostegno della dose 'booster' di vaccino
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Sulla scia di altri paesi anche la Svizzera si appresta ad abbandonare le restrizioni Covid-19. Secondo il paese elvetico la fase pandemica è ormai terminata e quindi l’endemizzazione del virus rende inutili talune restrizioni. Entro le metà di febbraio la Svizzera eliminerà tutte le restanti restrizioni.
Ma non solo. La Confederazione elvetica rinuncia alla seconda fase della campagna avviata per convincere la popolazione a fare la terza dose di vaccino, o dose “booster”.
Questo è quanto scrive il portale della televisione svizzera per l’Italia: «La decisione è stata comunicata dall'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), citando come motivo la rapida diffusione della variante Omicron.
La prima fase della campagna, iniziata lo scorso 19 gennaio, terminerà alla fine di questa settimana: in sostanza si trattava di un video esplicativo - con versioni più brevi anche in lingua straniera - per promuovere la vaccinazione di richiamo. Alcuni estratti sono stati poi pubblicati su vari social media.
La seconda fase di questa campagna, prevista all'inizio, è stata invece "prematuramente seppellita". "A causa di Omicron e della sua diffusione molto rapida, siamo stati costretti a fare degli aggiustamenti in un tempo ancora più breve e in modo più flessibile", si giustifica l'UFSP.
A loro avviso, questo nuovo appello alla popolazione "non sarebbe stato efficace nella forma prevista". Di motivi concreti, tuttavia, non ne vengono citati anche perché già nella prima fase della campagna - lanciata solo poche settimane fa - la variante omicron era già ampiamente diffusa in Svizzera.
La campagna è stata sviluppata e realizzata insieme all'agenzia Rod per un costo pari a 200'000 franchi.
Stando ai dati resi noti venerdì, in totale il 68,35% degli svizzeri ha già ricevuto due dosi di vaccino. Fra la popolazione oltre i dodici anni, la quota sale al 77,73%. Per quanto riguarda il cosiddetto booster, solo il 39,83% della popolazione ha ricevuto la dose di richiamo. Una quota che tuttavia raggiunge il 74,57% fra persone oltre i 65 anni».
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