Tamponi e Green Pass: il governo alimenta il conflitto orizzontale tra lavoratori

Tamponi e Green Pass: il governo alimenta il conflitto orizzontale tra lavoratori

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La marcia indietro rispetto ai lavoratori portuali dopo lo sciopero generale dell'undici ottobre, da parte del Ministero degli Interni impone una piccola riflessione: perché tamponi gratuiti solo per i lavoratori portuali?

Perché, evidentemente, se si bloccano i porti, ci saranno da affrontare delle problematiche derivanti dal mancato passaggio delle merci, in una situazione di crisi dell'approvvigionamento di materie prime che già sta mettendo in ginocchio le aziende di produzione e trasformazione.
A questa "discriminazione della discriminazione" si aggiunge la farraginosa proposta di Beppe Grillo, subito smentito da Carlo Sibilia.

Grillo aveva proposto tamponi gratuiti ai dipendenti, attraverso l'INPS.
"Un miliardo per tamponi gratis? Meglio destinarli alle famiglie delle vittime del Covid", ribatte il sottosegretario all’Interno Sibilia, in quota Movimento 5 Stelle 2050: “Ammesso e non concesso che ci sia 1 miliardo di euro a disposizione, userei queste risorse per aiutare le famiglie che hanno avuto decessi a causa della pandemia. Va bene che si arrivi a prezzi calmierati per i tamponi, ma i vaccini sono gratuiti. Chi oggi non ha il green pass è un no vax".

Ma già la timida proposta di Grillo, che non critica nella forma e nella sostanza l'obbligo del lasciapassare per lavorare, resta una posizione discriminatoria e di categoria.

Perché un pensionato deve pagare il tampone per avere il permesso di frequentare qualsiasi evento sociale e culturale?

Perché deve pagare il tampone per accudire i nipotini, visto che, tra smart working, didattica a distanza e adesso ‘brunettianamente’ di presenza, sono stati proprio i nonni a sostituire il tessuto assistenziale, socioeconomico, (il welfare) completamente dilaniato da politiche scellerate di macelleria sociale?

E gli studenti?
Perché per studiare devono pagare il tampone?

Mi raccontava due giorni fa una lavoratrice delle mense scolastiche, quindi con contratto da cooperativa, di Roma, che è sempre andata a fare il tampone alla stazione Termini grazie al servizio gratuito della Croce Rossa (non più finanziata dalla Comunità Europea dal primo ottobre, nel silenzio assordante generale), che il figlio era risultato positivo al tampone rapido in una farmacia al prezzo di 15 euro.
La famiglia si mette in quarantena.
Quindi fa il tampone molecolare (50 euro) per conferma: negativo.
Dopo tre giorni ha bisogno di un altro tampone per lavorare: stessa farmacia, del quartiere: di nuovo positivo.
Cambia strada e si rivolge alla farmacia del quartiere limitrofo: negativo.
In tutto questo ‘ambaradan’ hanno perso una settimana di lavoro e speso 15+50+15+15 euro.

Ma torniamo ai problemi da affrontare il 15 ottobre, che, comunque vada, non sarà un successo...

A tal proposito il ministro Lamorgese ha le sue rogne, oltre l'urgenza di chiarire il comportamento delle forze dell'ordine sabato 9, che hanno caricato cittadini inermi e permesso che noti elementi entrassero alla CGIL, restando in "vigile attesa".

Tutti sapevano che Giuliano Castellino, leader di Forza Nuova finito in manette, avrebbe guidato i manifestanti verso la sede della CGIL. L’intento era stato apertamente annunciato dagli esponenti neofascisti. Ben un’ora prima dell’assalto - come mostrato dalla trasmissione Quarta Repubblica - il ‘daspato’ Castellino aizza gli animi dei manifestanti contro la CGIL: “Sapete chi ha permesso che tra sei giorni il Green Pass diventi legge, con milioni di nostri connazionali sotto ricatto e a rischio disoccupazione? Hanno dei nomi precisi: Cgil, Cisl e Uil. Sapete gli italiani liberi cosa fanno oggi? Vanno ad assediare la Cgil. Noi ora partiamo in corteo e andiamo a prenderci la Cgil. Noi oggi chiamiamo Landini: se rivuole il suo palazzo, se rivuole la sua dede, deve venire a Roma e proclamare lo sciopero generale di tutti i lavoratori contro il Green Pass”.

Stupefacente, quindi, il fatto che Castellino e sodali neofascisti siano stati fatti agire praticamente indisturbati. Sul punto, la pezza di Lamorgese è peggio del buco: “Procedere coattivamente nell’immediatezza nei confronti di Castellino non è stata ritenuta una strada percorribile – ha spiegato alla Camera – un intervento coercitivo in un contesto di particolare affollamento avrebbe creato il rischio di provocare reazioni violente”.  

Lamorgese ha poi un altro problema, irrisolto, dei poliziotti che non sono vaccinati e che, ad oggi, hanno mangiato fuori dalla mensa aziendale, ma hanno allo stesso tempo lavorato fianco a fianco con i colleghi, anche per "mantenere l'ordine pubblico".

Sono migliaia gli agenti senza vaccinazione e quindi senza green pass.
"Stando così le cose, denuncia il sindacato Fsp, non è difficile prevedere il caos".

Alla riunione al Viminale per dirimere la questione insieme ai sindacati, oltre ai vertici del dipartimento di Pubblica Sicurezza, gli operatori avevano chiesto che al tavolo fosse presente anche il ministro Lamorgese "per corrispondere a questioni politiche oltre che tecnico operative fondamentali".
Il ministro Lamorgese non solo non si è presentata, ma non ha fatto pervenire alcun messaggio.
Anche nel caso delle forze dell'ordine, le richieste sono "di categoria", ogni corporazione avanza istanze di esenzione per sé, vista l'importanza del proprio servizio.
Insomma, per dirla con Orwell, tutti sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri.
Se non si prende coscienza che solo lotta di classe e non di categoria può essere la soluzione, siamo caduti nella trappola del conflitto orizzontale, della lotta tra lavoratori, studenti, donne, pensionati, cittadini, l'uno contro l'altro.

Agata Iacono

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Sociologa e antropologa

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