Draghi, da ITA a Embraco, governo dei licenziamenti di massa

15 Dicembre 2021 14:26 Francesco Guadagni

Per chi ha ancora un posto di lavoro, non per fortuna essendo un diritto, è di fronte a due alternative che fanno impallidire il detto bere o affogare. Infatti, se non si muore sul lavoro, ad oggi i decessi complessivi sono 1341, c'è il licenziamento. C'è una terza alternativa, una speranza, quella di un lavoro sempre sotto la spada di Damocle della precarietà.

Dallo sblocco dei licenziamenti avvenuto con il Governo dei "migliori" guidati da Mario Draghi, è stata un'ecatombe e le due vertenze Embraco e ITA, pur diverse, sono lo specchio della tragica situazione nella quale viviamo. Non vogliamo essere pessimisti ,a con tutta probabilità, diversi stabilimenti di Stellantis, Ex FIAT, avranno problemi, con il pretesto di mancanza di chip, crisi delle vendite, migliaia di lavoratori sono a rischio.

Seppur non direttamente repsonsabile, ma dalla Whirlpool, alla recente vicenda di Caterpillar, Embraco, Gianetti, GKN, fino all'ex Alitalia, questo esecutivo non è stato capace, per volontà politica, di bloccare questa emorragia di posti di lavoro.

Ormai è uno tsunami di delocalizzazioni, eppure, vista l'assenza di una forza politica di rilievo e di un sindacato conflittuale che abbia voce in capitolo, c'è stata la proposta dei lavoratori della GKN di campi Bisenzio elaborata con alcuni giuristi per impedire alle aziende di prendersi i soldi pubblici, licenziare e scappare all'estero. Tutto tace finora, la legge giace in commissione bilancio del Senato.

Intanto, oggi al MISE una nuova processione di lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, quelli di Embraco, i quali denunciano come Carlo Calenda quando era a capo del MISE, "ci ha venduti alla Ventures per poi essere truffati". Per queste maestranze il 22 gennaio 2022 è l'ultimo giorno per salvare il posto di lavoro.

Davanti al MISE anche i lavoratori dell'Ex Alitalia ora con la newco Ita, guidata dal discepolo di Sergio Marchionne, Alfredo Altavilla. Sono 1322 i lavoratori che rischiano il licenziamento con questa operazione benedetta da governo, politica e media.

Per queste ragioni domani è più importante che mai partecipare allo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil. Una mobilitazione con molti limiti e critiche da fare, ma non è il momento.

Oggi i lavoratori devono convergere e insorgere. Non tutto è perduto per rilanciare la lotta di classe in Italia contro il Governo dei licenziamenti di massa, delle misure repressive che non hanno nulla di sanitario, la precarietà, i rincari e dei morti sul lavoro.

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