Metalli rari: sono loro i veri protagonisti del sostegno Usa e Ue all’Ucraina
di Federico Giusti
Il 30 Aprile scorso Stati Uniti e l’Ucraina hanno firmato gli accordi sullo sfruttamento dei metalli rari, sono stati necessari mesi di trattative per trovare una intesa a lungo termine come è stata presentata dai siti ufficiali del Governo ucraino
In sostanza l'accordo si concentra su un'ulteriore assistenza militare degli Stati Uniti e non solo come risarcimento degli aiuti passati, gli introiti per Trump saranno superiori di quattro volte la spesa fino ad oggi sostenuta a sostegno dell’Ucraina, ampi margini di lucro e di profitto evidenti anche agli occhi nostri ma non ancora percepiti invece dalla sonnacchiosa stampa occidentale. E proprio accrescere la produzione mineraria statunitense, anche attraverso l’acquisizione di nuove aree dislocate in paesi stranieri, resta tra gli obiettivi primari della nuova Amministrazione e non per cultura estrattivista ma per ragioni economiche ben comprensibili se guardiamo l’utilizzo dei metalli rari nelle produzioni tecnologicamente avanzate e di natura duale.
Misure immediate per aumentare la produzione mineraria americana – La Casa Bianca
Al contrario, per mesi, lo scontro Biden Trump è stato descritto in termini semplicistici come una lotta tra fautori delle energie fossili e sostenitori della svolta green senza mai mostrare gli interessi materiali che sostengono l’una e l’altra parte del capitalismo statunitense.
L'Ucraina contribuirà al 50% delle entrate future derivanti da nuove licenze legate all’approvvigionamento di minerali critici, di petrolio e gas, viene creato un Fondo cogestito da Usa e Ucraina, si annuncia la volontà di non privatizzare le aziende ucraine del settore, l’accordo riguarda non solo i progetti di estrazione ma anche tutte le infrastrutture indispensabili per ricostruire un paese da anni in guerra. E tra i punti dell’accordo troviamo l’impegno a reinvestire i profitti in Ucraina (ma solo per i primi dieci anni!) e a garantire (da parte Usa) investimenti e trasferimenti tecnologici in Ucraina con innumerevoli esenzioni fiscali sia negli Usa che in Ucraina
In molti si chiedono di chi sia il merito di questo accordo, se ucraino o statunitense dopo lo scontro tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca nel febbraio scorso seguito da un colloquio amichevole in occasione del funerarle di Papa Francesco e, al netto del gossip a cui buona parte del giornalismo si è ormai piegato, possiamo avanzare alcune riflessioni.
L’accordo è stato raggiunto dopo una sostanziale revisione della politica di Trump, i primi segnali negativi negli Usa, tra andamento dei titoli azionari e dell’economia, spingono la Amministrazione Repubblicana a una parziale revisione delle politiche previste, ad esempio l’assistenza militare americana all’Ucraina sarà parte rilevante dei finanziamenti, i diritti di prelazione sull’estrazione mineraria saranno vincolati a un accordo tra Usa e Ucraina e questa ultima non cederà la proprietà del sottosuolo.
E i toni di Trump verso Zelensky sono decisamente morbidi se paragonati a quelli di pochi mesi fa, gli Usa volevano conquistare terre e metalli rari, materiali indispensabili per attuali e future attività economiche e già da tempo posseduti, in grandi quantità, dalla Cina che ha realizzato per questo sensibili passi avanti in campo tecnologico, industriale e militare
Non si comprende la rilevanza dell’accordo tra Usa e Ucraina senza andare indietro nel tempo ossia alla crisi dei microchips negli anni pandemici e ai progetti strategici della Cina iniziati 30 anni or sono fino alla accelerazione tecnologica che rende indispensabile l’approvvigionamento dei metalli rari ridisegnando anche assetti ed equilibri delle filiere commerciali ed industriali.
Non avere a disposizione i metalli rari vuol dire accumulare anche ritardi economici, nello sviluppo e nella ricerca di nuove tecnologie che vanno ben al di là della decarbonizzazione fino alla variegata gamma di prodotti high-tech come batterie o semiconduttori.
Questo accordo cambia la geografia dei commerci, molto dipenderà dalle scelte politiche intraprese dalla Amministrazione Trump, noi sappiamo fin da ora di dovere guardare ben oltre le dichiarazioni ufficiali il cui uso propagandistico si scontra con gli interessi materiali Usa (ad esempio ci sono incontri in corso con la Repubblica Democratica del Congo, paese ricco di metalli rari, per scambiare prodotti del sottosuolo con aiuti militari, finanziari ed infrastrutture).
E dietro all’aumento della domanda globale dei metalli critici si muove anche la politica dei dazi che Trump vorrebbe imporre cercando di guadagnare terreno rispetto al concorrente cinese che, con il supporto delle banche di Stato, da oltre un decennio ha acquistato quote significative di progetti commerciali in Australia, Cile, Zimbabwe e Argentina
E l’approvvigionamento dei metalli rari presto diventerà una questione di sicurezza, anzi lo è diventata da tempo, basta guardare alla stampa Usa o al documento strategico della Ue denominato Bussola Europea che considera strategico, e necessario, l’intervento ove siano minacciati gli interessi comunitari in riferimento anche alle fonti energetiche e ai prodotti del sottosuolo.
Terre e metalli rari diventano strategici specie se legati a tecnologie duali e la competizione con la Cina spinge tanto gli Usa quanto la Ue a cercare nuovi mercati e aree di sfruttamento
Terre rare e controlli sull’export, fact-checking sul ruolo della Cina
National Security Strategy: Robust. Resilient. Sustainable. Integrated Security for Germany
Unione Europea e Stati Uniti scontano rispetto alla Cina ed altri paesi asiatici un grave ritardo nell’approvvigionamento di metalli, ad esempio quelli necessari per produrre e commercializzare le batterie elettriche, è sufficiente che un paese vieti la esportazione di composti chimici per generare effetti a catena sulla produzione in varie parti del Globo.
Siano sufficienti queste considerazioni per comprendere il carattere strategico della intesa tra Trump e Zelensky e immaginare anche gli scenari futuri derivanti dal controllo di metalli e terre rare.
E l’interessamento della UE per la Ucraina non è certo dettato da ragioni etiche o umanitarie, a tal riguardo si legga l’accordo tra UE e Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) oltre a progetti nazionali e comunitari, piani strategici e fondi sovrani che ruotano attorno ai metalli rari oggetto del desiderio di ogni paese a capitalismo avanzato. Ma per il vecchio continente era scontato restare fuori dalla Ucraina lasciando agli Usa il ruolo di patner commerciale e militare privilegiato, ciò nonostante, nella ricostruzione del paese proveranno a giocare alcune carte.
A tal riguardo consigliamo
Commission and EBRD launch joint facility
Materie prime strategiche: i piani dei Big Four dell’UE | ISPI
e due testi ricchi di argomentazioni e bibliografie
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/usa-ucraina-laccordo-su-minerali-e-terre-rare-spiegato-in-8-grafici-207693
https://www.analisidifesa.it/2025/05/con-laccordo-minerario-lucraina-passa-da-alleato-a-semplice-cliente-degli-usa/