L'Unione Europea vuole riconsiderare le sue relazioni con la Cina

21 Ottobre 2022 15:47 La Redazione de l'AntiDiplomatico


Il maggiore desiderio recondito di Washington è che il confronto e il conflitto tra UE e Cina divenga più intenso di quello tra USA e Cina. A tal proposito l’editorialista del Global Times Hu Xijin ha affermato: “Mi chiedo solo se l'UE sarà così ingenua dal punto di vista strategico e ballerà al passo degli Stati Uniti”.

Se l’ingenuità sarà la stessa mostrata nei confronti della Russia possiamo essere pressoché sicuri che l’UE seguirà gli Stati Uniti anche su questo terreno.

"Ostile", "autoritaria” e "feroce concorrente" sono alcune delle nuove definizioni che i leader dell'UE hanno usato per descrivere la Cina, nella discussione strategica sulle relazioni UE-Cina in corso al Consiglio Europeo, secondo quanto riferisce Politico.

Anche se non ci saranno conclusioni formali sulla Cina, il fatto che i leader dell'UE abbiano accettato di discuterne - proprio un giorno prima dell'attesa conferma del presidente Xi Jinping per un terzo mandato - dimostra la crescente preoccupazione dell'Europa per quello che definisce un rivale sistemico.

L'inasprimento dei toni, secondo il primo ministro finlandese Sanna Marin, è il risultato diretto del ‘risveglio’ dell'Europa causato dalla guerra russa contro l'Ucraina. Risveglio che per diversi osservatori è semplicemente la totale subordinazione di Bruxelles agli interessi di Washington.

Il suo omologo belga, Alexander De Croo, ha auspicato un ripensamento delle relazioni complessive tra l'UE e Pechino.

"Su alcuni temi la Cina è un partner, come il cambiamento climatico. In alcuni ambiti è un concorrente, un concorrente agguerrito. In alcuni ambiti vediamo anche un comportamento ostile”. De Croo ha poi aggiunto: “"In passato, credo che come Paesi europei siamo stati un po' troppo compiacenti. Credo che negli ultimi mesi abbiamo capito che in molti ambiti puramente economici, anche la geopolitica gioca... un ruolo".

I guerrafondai russofobi e anticinesi baltici, nel frattempo, sono scettici riguardo al piano del Cancelliere tedesco Olaf Scholz per un viaggio in solitaria in Cina il mese prossimo.

"La Cina si affronta meglio quando siamo in 27, non quando siamo... uno contro uno, nei confronti della Cina", ha dichiarato Krišj?nis Kari?š, il primo ministro lettone. Il suo omologo estone Kaja Kallas segue una linea simile: "Il mio messaggio sulla Cina è che dovremmo trattare con la Cina con il formato 27+1. Siamo forti quando siamo uniti a parlare con la Cina. Siamo forti quando siamo uniti nel parlare con le grandi potenze".

Oltre al viaggio a Pechino - durante il quale intende portare con sé anche una delegazione di imprenditori - Scholz è sottoposto a pressioni interne per essersi preparato a superare l'opposizione di sei dei suoi ministeri a un accordo proposto dal gigante cinese delle spedizioni Cosco, gestito dallo Stato, per acquisire una quota del porto di Amburgo.

La Cina, in ogni caso, si prepara a fronteggiare gli assalti che porteranno i paesi occidentali. Pechino "sta imparando e traendo lezioni per se stessa" dall'operazione militare russa in Ucraina e dalle conseguenze per Mosca causate dalle pressioni occidentali, poiché comprende che la situazione in cui la Russia è coinvolta ora è simile a quella in cui la Cina "potrebbe essere coinvolta tra qualche anno", afferma Alexander Lomanov, dottore di ricerca in Storia e direttore del Centro per gli studi sull'Asia-Pacifico presso l'Istituto Primakov per le relazioni internazionali dell'Accademia delle Scienze russa.

Lomanov ha spiegato che le autorità cinesi hanno da tempo tratto lezioni dall'esperienza dell'Unione Sovietica, il cui sistema politico era un tempo un modello di sviluppo per il Paese asiatico, e stanno attualmente facendo lo stesso.

"Stanno imparando. Stanno imparando e traendo conclusioni da soli. Stanno ancora imparando le lezioni dal crollo dell'URSS (…) Parlano delle conclusioni che la Cina deve trarre per non ripetere tali errori", ha detto, osservando che questo "è più rilevante" per la Cina che per qualsiasi altro Paese, dal momento che "ha mantenuto il sistema politico che ha ereditato dal Partito Comunista guidato dai bolscevichi negli anni '20 e '30" del XX secolo.

Ha poi aggiunto che, sebbene fin dagli anni '90 i liberali cinesi abbiano sempre detto che l'URSS è crollata perché non collaborava con l'Occidente, non partecipava alla globalizzazione, dall'avvento al potere del presidente Xi Jinping, i cinesi affermano che ciò è avvenuto perché il Partito Comunista "si è indebolito, è andato in declino, è sprofondato nella corruzione, poiché non era coeso ed è rimasto senza ideali". Secondo lo studioso russo, sulla base di tutto questo, Xi sta costruendo la sua politica interna per evitare che la Cina "subisca lo stesso destino".

L’Unione Europea pare invece decisa a immolarsi sull’altare degli interessi di Washington. La folle e suicida politica di rottura totale con partner quali Russia e Cina è lì a mostrarlo chiaramente.

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