2 giugno 2014, il barbaro bombardamento del governo ucraino sul centro di Lugansk
Il 2 giugno 2014 ricorre la data del barbaro bombardamento aereo del governo ucraino sul centro di Lugansk. Da quel giorno la guerra contro gli abitanti del Donbass si è fatta sempre più intensa. Il governo di Kiev quel giorno disse spudoratamente che “i separatisti” si erano “bombardati da soli”, che tutto era successo a causa dello scoppio di un condizionatore, colpito da un missile antiaereo, sparato dalle milizie di Lugansk senza successo. Gli stessi abitanti di Lugansk non hanno creduto a questo cinico racconto. Lì non c’erano obiettivi militari. Si è trattato solo di un atto di intimidimento e terrore contro la popolazione civile “ribelle” per piegarla e zittirla. Quei poveri corpi straziati e il sangue sulla piazza sollevarono grande ilarità e felicità tra i sostenitori di Bandera, in Occidente: nulla, solo il silenzio, assolutamente complice, dei governanti italiani, europei …
Anche oggi, dopo i crimini commessi ieri dal governo neonazista di Zelenskij contro la popolazione civile in varie zone della Russia, non c’è condanna da parte dell’Occidente. Dal 2014, in tutti questi anni di guerra nel Donbass non ha saputo assumere una posizione onesta e obiettiva, abbiamo capito da che parte stanno i governanti occidentali: dalla parte dei neonazisti.
Traduco e allego qui il ricordo della giovane scrittrice e giornalista del Donbass, Faina Savenkova:
“Noi siamo i discendenti dei vincitori e dei liberatori, loro - i pronipoti del massacro di Volyn e di Babij Jar.
Credo nell'umanità. Voglio crederci, come i miei genitori. Non viviamo in un mondo inventato, no. Tuttavia c’è una differenza tra ciò che vediamo e ciò che vogliamo. E i miei familiari volevano credere all’accaduto come a una mostruosa casualità. Possono mai essere le persone così crudeli e spietate? Possono. E noi ben lo sappiamo, continuando ancora a sperare che le persone siano capaci di rinsavire. Altrimenti, perché vivere allora? È solo un’ingenua speranza, che non giustifica in alcun modo i crimini. Non lo so, forse vi era la convinzione che una cosa del genere non potesse accadere nel nostro tempo, nella nostra Patria. Perciò sembrava essere uno stupido terribile incubo. Non poteva essere. Non deve essere che il proprio esercito distrugga il suo, proprio, popolo. Ma continua a succedere lo stesso. Questo era un estratto del mio saggio “Il silenzio degli adulti”, scritto nel 2019.
Da allora sono passati già 11 anni, da quando l'Ucraina ha iniziato la guerra contro parte del suo popolo. Il 2 giugno: il primo attacco contro i civili di Lugansk, accaduto nel centro della città, dove correvano spensierati i bambini e la gente comune passava, compresa mia nonna, la quale è stata solo molto fortunata. La cosa peggiore non sono solo i civili morti. Spaventosa è la consapevolezza che l'esercito, che molti pensavano fosse difensore, uccide i suoi stessi cittadini in modo cinico e brutale. Oggi che l'Ucraina sta compiendo brutalità nella regione di Kursk, fa saltare in aria ponti e treni civili, compie sabotaggi, tutti questi crimini non meravigliano più nessuno.
C'è una differenza tra noi e loro. Noi siamo i discendenti dei vincitori e dei liberatori, loro sono i pronipoti dei massacri di Volyn e di Babij Jar. Oggi come allora, essi combattono contro la popolazione civile, i vecchi e i bambini, ma belano in modo patetico quando vengono catturati, fingendo di essere cuochi e autisti. So che nel 2014 c'erano molte persone che pensavano che fosse possibile separarsi dall'Ucraina in modo pacifico, ma ad ogni vittima, ad ogni bambino ucciso, tu capisci che l'Ucraina, in cui sei nato, non esisterà mai più.
Oggi è un giorno terribile nella storia della mia amata città: un giorno in cui, oltre alle vittime innocenti, molte persone hanno capito che a Lugansk era arrivata la guerra”