9 maggio. Cambiare la Storia è un crimine

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9 maggio. Cambiare la Storia è un crimine

Fra due giorni la Russia celebra la più grande e importante ricorrenza nazionale, istituita il 9 Maggio del 1945: la Giornata della Vittoria sulla Germania Nazista nella Grande Guerra Patriottica (così viene definita in Russia la Seconda Guerra Mondiale) In tutte le maggiori città la festa inizia con la Parata militare e si conclude con i fuochi d’artificio.

Il popolo sovietico ha sconfitto il nazismo, l’Armata Rossa lo ha scacciato arrivando fino alla sua tana a Berlino nell’aprile del 45. Oggi più che mai bisognerebbe ricordare questa data, perché molti si dimenticano dei fatti o li travisano, i politici occidentali cancellano il contributo fondamentale e decisivo dato dall’Unione Sovietica nella sconfitta del nazismo, nessuno mai al mondo ha pagato un tributo simile: 27 milioni di morti per resistere al folle tentativo di distruzione dei popoli dell’URSS. Oggi la Festa acquista un significato ancora maggiore nel momento in cui vediamo rifiorire il nazismo, soprattutto in Ucraina e nei paesi baltici. Basti solo ricordare la marcia annuale in Ucraina in onore della divisione della Waffen SS “Galizia”, recentemente approdata anche a Kiev, la glorificazione dei collaboratori dei nazisti, come Stephan Bandera o Roman Shukhevic’, assurti a “eroi” dell’Ucraina.

Nel silenzio generale della Ue, istituzione che si pregia di combattere le “fake news” della Russia cambiando la Storia, apponendo la sua menzogna sopra la verità, sia di massimo ed eclatante esempio la Risoluzione Ue del settembre 2019 in cui sono stati parificati nazismo e comunismo e viene fatta ricadere la colpa della Seconda Guerra mondiale anche sull’Unione Sovietica! Cambiare la Storia è un crimine. L’Unione Europea chiude gli occhi di fronte alle fiaccolate naziste in Lettonia, in Ucraina, ma la speranza è che questa ignominia un giorno venga spazzata via definitivamente.

Così si augura anche la scrittrice 12-enne del Donbass, Faina Savenkova, che ha composto un saggio in occasione della Festa della Vittoria di domani. Perché anche il Donbass sovietico ha combattuto per sconfiggere il nazismo e per ironia della sorte, oggi di nuovo si ritrova a combattere contro lo stesso flagello.

La mia traduzione del testo “Destini dimenticati”, di Faina Savenkova:

Sfogliando i vecchi album di famiglia mi soffermo a guardare i volti sulle fotografie ingiallite dal tempo, volti comuni, molti dei quali io non conosco, persone normali, immortalate da un’impassibile pellicola, mi chiedo perché si trovavano in quel momento accanto ai miei parenti, quali strade li hanno portati ad incontrarsi. Destini diversi, quasi dimenticati, dispersi da qualche parte sulla pagine della Storia. Una Storia che hanno fatto tutti insieme, spesso sacrificandole non solo il proprio nome, ma la propria vita.

La mia bisnonna nacque e trascorse l’infanzia in un posto molto più a ovest di Lugansk, dall’altra parte del fiume Dnepr. Tre sorelle, che sono diventate adulte troppo presto in guerra. A quel tempo i bambini che rimanevano senza genitori ed erano costretti a vivere in condizioni disumane era una crudele e ordinaria realtà. Sono già due anni che la mia bisnonna ci ha lasciato. Sette anni fa, nel 2014, mentre al telegiornale davano la notizia che a Kiev stavano facendo la fiaccolata in onore di Bandera, lei pronunciò solo una frase “Ma perché non li hanno eliminati tutti nel ’45?” La nonna sapeva di cosa parlava: a causa della nebbia, coloro che adesso chiamano “eroi” non riuscirono ad arrivare fino al loro villaggio. Per questo la mia bisnonna con le sue sorelle è rimasta viva e per questo io oggi posso vivere.

Adesso mi è difficile comprendere come mai gli sforzi di molti testimoni della Grande Guerra Patriottica, tesi a ricostruire la pace sulla Terra e la stessa loro vita si sono dissolti come la polvere, hanno perso valore in pochi anni. Ma si può forse rimanere indifferenti quando si guardano le vecchie fotografie dei propri bisnonni? Ma davvero non sorge il desiderio di capire perché loro sono diventati così, come noi li ricordiamo – forti, pieni di passione e sapevano essere felici con poco, cose semplici. Negando, riscrivendo il loro passato come più conviene, non compiamo forse un tradimento, non solo verso i nostri antenati, ma anche verso noi stessi?

Per la verità io non ho la risposta a queste domande e penso non l’abbiano anche molti altri. Ma quello che io ho è la fiducia nel fatto che gli errori del presente verranno corretti finché non è troppo tardi, che torneranno a onorare la memoria di coloro che hanno liberato questa città e non coloro che hanno ucciso i suoi abitanti. Il legame delle generazioni sta nell’aspirazione alla pace e alla sua costruzione per la felicità dei propri figli, e non nella brama di distruggere tutto. Questo mi sembra che sia la cosa principale che bisogna ricordare alla vigilia della Festa della Vittoria. E non dimenticarlo mai più.

Marinella Mondaini

Marinella Mondaini

Scrittrice, giornalista, traduttrice. Vive e lavora a Mosca

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