Alessandro Orsini - Il fallimento ucraino e la "moralità" dei giornali italiani
di Alessandro Orsini
I generali ucraini dicono a Politico: “C’è il grande rischio che le linee del fronte crollino”.
Il ministro Crosetto mi avrà pure bloccato su X, ma lasciate che gli sbatta in faccia un’altra tonnellata di realtà. Molti in Occidente temono che le linee del fronte ucraino stiano per crollare e puntano il dito contro Trump che ha bloccato 61 miliardi per Zelensky.
In realtà la questione è più complessa di come appare. Siccome in Italia la riflessione sulla sicurezza internazionale è a un livello bassissimo, tutto il dibattito è impostato in termini moralistici, la tipica impostazione di Giorgia Meloni, Guido Crosetto, Bruno Vespa, il Corriere della Sera, la Repubblica, la Stampa, Libero, il Giornale, il Foglio e Zapping Radio Rai e Gramellini vari.
Vogliamo parlare di moralità? Bene, allora proverò a spiegare come stiano le cose dal punto di vista della “morale della politica internazionale” giacché la moralità degli Stati è diversa da quella del vicino di ombrellone di Maurizio Molinari ed è stupefacente che io debba nuovamente spiegare al direttore di Repubblica queste cose elementari dopo due anni di guerra. Le cose stanno così. I leader politici che chiedono di porre fine alla guerra non si sentono in colpa poiché pensano che l’Ucraina abbia avuto la sua possibilità. La Nato ha riempito l’Ucraina di armi e soldi. L’Ucraina ha usato queste armi e questi soldi nella controffensiva, un fallimento colossale che ha dissanguato l’esercito ucraino rafforzando quello russo, come avevo previsto.
Coloro che chiedono di porre fine alla guerra si sentirebbero forse in colpa se avessero privato l’Ucraina della possibilità di contrattaccare. Ma questa possibilità è stata data a Zelensky ed è fallita. La moralità di Luciano Fontana produce i ragionamenti del suo vicino di aperitivo. La moralità degli Stati, invece, produce questo tipo di ragionamenti: “Primo, abbiamo dato all’Ucraina i soldi e le armi che potevamo darle; secondo, non siamo in grado di armarla una seconda volta; terzo, la Germania è andata in recessione; quarto, il Pil della Russia cresce; quinto, l’Ucraina sta finendo i soldati; sesto, c’è il rischio di una guerra nucleare se la Nato oltrepassa certe linee rosse. Dato questo campo di forze oggettive, è morale porre fine alla guerra”. Morale, non morale, immorale: il direttore di Repubblica pensa che in Ucraina ci sia un litigio a una partita di calcetto. Qui si parla di politica internazionale che, in ultima istanza, è questione di vita o di morte. Calenda lo vedo bene come organizzatore di matrimoni, di gite in barca, di fiaccolate, non come ministro della Repubblica Italiana. Il livello intellettuale della clase dirigente italiana è spaventosamente basso.
*Post Facebook del 3 aprile 2024