Antonov 124 “Ruslan”. Il Canada "donerà" a Kiev l'area cargo più grande al mondo che ha rubato alla Russia
di Clara Statello per l'AntiDiplomatico
Il Canada “ruba” alla Russia il più grande aereo cargo al mondo, sequestrato più di un anno fa all’aeroporto internazionale di Toronto. Trasportava dispostivi COVID-19 da consegnare al governo canadese, che adesso si arroga il diritto di trasferire la proprietà del velivolo all’Ucraina, a titolo di risarcimento.
Lo ha annunciato il primo ministro Justin Trudeau sabato pomeriggio durante la sua visita a Kiev.
"Oggi, grazie alle norme che abbiamo approvato, confischeremo questo aereo di proprietà russa. Inizieremo il processo di trasferimento di questo bene all'Ucraina in modo che non venga mai più utilizzato dalla Russia a sostegno della guerra”, ha detto.
La confisca
Il velivolo è un Antonov 124 “Ruslan” della Volga Dnepr, che era stato bloccato all’aeroporto internazionale Pearson di Toronto il 27 febbraio 2022, dopo il divieto di volo per gli aerei russi. La compagnia ne aveva subito chiesto la restituzione dichiarando di aver “effettuato una serie di voli charter nell'interesse del governo canadese, per consegnare dalla Cina prodotti vitali legati al COVID-19".
Ma la modifica alle leggi sulle “misure economiche speciali” e “giustizia per le vittime di funzionari stranieri corrotti”, entrate in vigore nel giugno del 2022, e le più recenti sanzioni disposte contro la Volga-Dnepr Airlines LLC e Volga-Dnepr Group hanno reso legale nel Paese ciò che è a tutti gli effetti un furto internazionale.
Il governo canadese ostenta come un trofeo la confisca di un bene appartenente ad una compagnia straniera.
“Il sequestro di questo importante bene è il primo passo dell'azione del governo del Canada nell'ambito del regime di sequestro e confisca dei beni ed è progettato per esercitare ulteriori pressioni sulla Russia”, si legge nel comunicato stampa del sito ufficiale dell’esecutivo.
Non sorprende che la sottrazione venga giustificata con ragioni umanitarie “per risarcire le vittime di violazioni dei diritti umani, ripristinare la pace e la sicurezza internazionale o ricostruire l'Ucraina", come si legge nella dichiarazione.
Punire la Russia
“Oggi, il Canada sta inviando un messaggio chiaro al regime russo: non ci sarà più nessun posto dove nascondersi per coloro che sostengono e traggono profitto dalla guerra di aggressione del Cremlino”, ha dichiarato sabato il ministro degli Esteri canadese, Mélanie Joly, aggiungendo che il Canada sostiene Kiev sin dal primo giorno e continuerà “fino alla vittoria per aiutare nella ricostruzione”.
La Volga-Dnepr Airlines e Volga Dnepr-Group sono state incluse nel pacchetto di sanzioni disposto l'11 aprile 2023, contenente una serie di misure contro 34 entità, ritenute dal governo federale "complici nella guerra scelta da Putin, inclusi diversi obiettivi di sicurezza legati al gruppo Wagner" e parti del settore aeronautico. Molto cinicamente, in un Occidente che invia armi per salvare vite, un aereo che trasporta dispositivi medici anti-COVID viene trattato alla stregua di uno strumento di guerra. Il Canada progressista si appunta al petto la stella da sceriffo, con la stessa arroganza che in precedenza avevano mostrato i neocon di George W. Bush, e si autoproclama tutore della sicurezza dell’Ucraina e dunque del “mondo libero”.
L’aggressività con cui si rivolge alla Russia è ribadita nella nota del governo:
“Autorizzando il sequestro dell'Antonov 124, il Canada ribadisce che l'impunità non è un'opzione per coloro che hanno tratto profitto dalla guerra illegale della Russia in Ucraina”.
Occorrerà fare una breve considerazione sul genere di illegalità di cui si parla nel comunicato. Di certo il governo canadese non si riferisce al diritto internazionale della carta ONU, che gli USA e Israele violano sistematicamente da decenni.
Nella prassi internazionale l’iniziativa bellica deve restare saldamente in mano ai Paesi della NATO. Mosca ha violato esattamente questa norma non scritta, che regge l’ordine di sicurezza internazionale a guida USA. Per questo deve essere punita.
Oltre al danno la beffa: il pagamento del “parcheggio”
Il sequestro del velivolo non esenta la compagnia dal pagamento del “parcheggio” sulla pista dell’aeroporto Pearson di Toronto. La società che gestisce l’aeroporto, la Greater Toronto Airport Authority (GTAA), al proprietario dell'aereo sono stati fatturati 74 centesimi al minuto per lo stazionamento, ovvero 1065,60 dollari in 24 ore , secondo quanto riportava più di un anno fa CTV news.
Attualmente, dunque, la cifra che la compagnia dovrebbe pagare all’aeroporto per un velivolo che gli è stato sottratto supera i 400.000 dollari.
Il Volga-Dnepr An-124 era arrivato a Toronto il 27 febbraio 2022, lo stesso giorno in cui il governo ha annunciato le sanzioni contro la Russia. E’ il più grande aereo cargo civile in funzione, può trasportare fino a 83 auto.
I precedenti
Il gigantesco Antonov è il primo bene fisico di cui si è appropriato il governo canadese dall’entrata in vigore del regime di sequestro e confisca ed il secondo dall’adozione delle misure speciali economiche. Nel dicembre 2022, è stato annunciato un ordine per trattenere 26 milioni di dollari da Granite Capital Holdings Ltd., una società ritenuta di proprietà di Roman Abramovich, un oligarca russo sanzionato ai sensi delle misure speciali.
Il Canada non è l’unico Paese ad utilizzare questi provvedimenti. In maniera analoga, la suprema corte olandese ha deciso di consegnare a Kiev una preziosissima collezione di tesori appartenenti alla Crimea. La decisione presa venerdì pone fine alla controversia sull’”Oro degli Sciti”. I pregiati manufatti erano stati prestati al Museo Allard Pierson poco prima dell’ingresso della Crimea alla Federazione Russa. Sia Kiev che quattro musei della penisola chiedevano la restituzione.
Questi metodi con cui i Paesi del cosiddetto mondo libero si arrogano l’autorità di sottrarre beni e patrimoni di altri Stati non sono affatto una novità. Il caso più eclatante è la disputa sulle riserve auree del Venezuela, 32 tonnellate di oro depositate nella Banca d’Inghilterra. In nome della democrazia e della libertà la “giustizia” britannica ha privato il popolo venezuelano di circa un miliardo di dollari, proprio nel periodo più buio della crisi sanitaria ed economica, precludendo al governo di Maduro di poter accedere alle riserve.