Argentina, il governo costretto ad ammettere che il paese è in grave crisi economica

Argentina, il governo costretto ad ammettere che il paese è in grave crisi economica

Per questo motivo, il ministro delle finanze argentino Nicolás Dujovne ha chiesto al Fondo Monetario Internazionale (FMI) di anticipare 3.000 milioni di dollari dei 50.000 del prestito concordato

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L’Argentina vive un momento di grave crisi economica, come raccontavamo qualche giorno fa. A confermalo è il governo stesso, che ormai non può più negare l’evidenza. Le politiche neoliberiste finora implementate in maniera selvaggia hanno condotto Buenos Aires sull’orlo di un nuovo fallimento. 

 

Per questo motivo, il ministro delle finanze argentino Nicolás Dujovne ha chiesto al Fondo Monetario Internazionale (FMI) di anticipare 3.000 milioni di dollari dei 50.000 del prestito concordato nello scorso mese di giugno. 

 

Quest’anno nero per l’Argentina si chiuderà con una contrazione dell’economia dell’1%. Il ministro Dujovne giudica gli effetti della siccità che hanno pregiudicato la produzione agricola nazionale come una delle principali motivazioni della caduta dell’economia. L'attività economica è crollata del 6,7% a giugno e dello 0,6% finora nel 2018. 

 

La stampa specializzata in Argentina, anche quella legata al governo, afferma che il programma economico concordato tra l'Argentina e il Fondo Monetario Internazionale propone linee guida a rischio di inadempienza e che il paese si avvia a una recessione che durerà almeno fino a marzo o aprile. A riprova che le politiche neoliberiste ‘raccomandate’ dal Fondo Monetario Internazionale finiscono sempre per rovinare in maniera pressoché definitiva le finanze del paese finito tra le grinfie dell’istituzione.  

 

Dieci giorni fa il ministero delle Finanze di Buenos Aires ha riferito che il deficit fiscale primario è sceso del 35,4% su base annua a luglio, mentre il deficit finanziario è salito del 90,6% a causa del pagamento degli interessi sul debito, schizzati del 352%. Il dollaro ha superato i 30 pesos per ogni unità; l'inflazione da luglio 2017 a luglio 2018 ha superato il 31%; le stime parlano di un calo del consumo dell'1,2% quest'anno; aumenta il rischio paese e cala del 7% la produzione industriale. 

 

I numeri di un fallimento ammesso anche dal presidente Mauricio Macri. «Queste situazioni burrascose generano angoscia e preoccupazione. Lo so e lo capisco. Sto prendendo tutte le decisioni necessarie per affrontare la situazione. Farò tutto ciò che è in nostro potere per uscire dalla crisi», ha dichiarato il presidente in un breve discorso alla nazione. 

 

Intanto, la decisione di affidarsi al Fondo Monetario Internazionale non appare molto saggia. Infatti, dopo l’annuncio della prima tranche del prestito giunta al governo, Macri ha spiegato che l’Argentina dovrà affrontare «gli sforzi fiscali necessari» richiesti dal Fondo per ricevere l’aiuto economico richiesto. 

 

La prima risposta dei ‘mercati’ dopo l'annuncio è stata un nuovo aumento del dollaro. Adesso l’Argentina ha tutte le carte in regola per ritornare nel baratro da dove era stata tratta in salvo con molti sacrifici grazie alla gestione di Nestor e Cristina Kirchner. Ai quali spettò il difficile compito di ricostruire un paese distrutto, finito in default a causa di quelle stesse scellerate politiche riproposte adesso dal governo Macri. 

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