Boeri-Perotti e la nuova inquietante coppia "liberal-liberista"

Boeri-Perotti e la nuova inquietante coppia "liberal-liberista"

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Ieri su Repubblica è comparso un articolo firmato da Tito Boeri e Roberto Perotti, la nuova coppia liberal-liberista che intende prendere il posto del vecchio duo formato da Giavazzi e Alesina. Il tema è il finanziamento della ricerca che i due economisti vorrebbero fosse ripensato in modo selettivo, premiando cioè gli atenei più meritevoli.
 
C'è una frase inquietante nella prima metà dell'articolo, in cui si afferma che non tutte le università possono essere d'eccellenza. Per Boeri e Perotti il finanziamento alla ricerca, per dare buoni frutti, deve essere infatti alimentato dal principio della diseguaglianza che ricalca, come sappiamo, il principio di competizione capitalistica. La diseguaglianza produce concorrenza e la concorrenza mette in moto i soggetti coinvolti, li spinge e liberare le proprie energie e dunque, secondo la logica adamantina dei due economisti, a fare buona ricerca.
 
Si tratta naturalmente solo di una posizione ideologica, frutto di un profondo fanatismo culturale che ha già prodotto esiti nefasti quando Renzi, negli anni del suo governo, l'ha fatta propria col risultato che i finanziamenti sono quasi tutti finiti nelle casse delle università più forti e blasonate del nord a svantaggio delle più deboli, collocate quasi tutte nel Mezzogiorno.
 
Il modello di Boeri e Perotti è un modello essenzialmente classista, che pensa alla ricerca solo nei termini del profitto e che ha della cultura e dell'attività scientifica un'idea essenzialmente subalterna al mercato. A
questo poi si aggiunge il disprezzo verso la figura del ricercatore, concepito da questi due presunti competenti come una specie di robot che deve trotterellare da una parte all'altra, perennemente impegnato nella caccia ai finanziamenti e dunque impegnato per metà del suo tempo nella stesura di elefantici progetti smart (qualcuno ha mai dato un'occhiata al modello dell'ERC?). "Eccellenza" è infatti solo uno dei tanti termini del vocabolario neoliberale che intente rendere precaria e ideologicamente sottomessa la vita e il lavoro dei ricercatori. Solo gli ingenui fingono di non sapere che non è il merito che premia i progetti, ma è la loro rispondenza all'esigenza dei soggetti più forti del mercato, che già con la riforma Gelmini condizionano la ricerca dentro i consigli di amministrazione degli atenei.
 
Abbiamo bisogno di una ricerca libera dai condizionamenti del capitale, che favorisca l'equa distribuzione nel territorio italiano e la collaborazione tra studiosi, esseri umani non schiavi. Non solo, dunque, occorre rifiutare nettamente la proposta di Boeri e Perotti, ma è necessario cancellare le riforme che portano all'aziendalizzazione dell'università.

Paolo Desogus

Paolo Desogus

Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbonne Université, autore di Laboratorio Pasolini. Teoria del segno e del cinema per Quodlibet.

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