Cina-Europa: 50 anni di relazioni in un mondo che cambia
di Fabio Massimo Parenti* - CGTN
Quest’anno ricorre il 50° anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Unione Europea e Cina, mezzo secolo che ha visto una continua trasformazione del sistema internazionale: dall’apertura della Cina a partire dal 1978 alle riforme interne dell’UE, i legami Bruxelles-Pechino hanno contribuito a plasmare la globalizzazione e ad integrare il continente eurasiatico, generando interdipendenze economiche profonde e scambi culturali crescenti.
La Cina continua ad essere un partner commerciale cruciale per l’Europa (parliamo di quasi 800 miliardi di dollari come interscambio di merci annuo), nonostante le crescenti pressioni per il cosiddetto “de-risking” e per la difesa di alcuni settori strategici. I dati mostrano che i flussi commerciali rimangono robusti, e le imprese europee in Cina continuano a cercare nuove opportunità, mentre i leader europei oscillano tra esigenze di sicurezza e l’interesse a mantenere canali di dialogo aperti con Pechino, soprattutto a seguito dell’impatto delle rinnovate politiche di Trump.
Il 50° anniversario potrebbe rappresentare un’opportunità per ricalibrare le relazioni UE-Cina, riconoscendo le divergenze, ma anche la necessità di cooperazione su dossier globali: cambiamento climatico, governance dell’intelligenza artificiale, stabilità delle catene logistiche e riforma delle istituzioni multilaterali.
In un mondo tanto interdipendente quanto frammentato, la relazione UE-Cina rimane uno dei pilastri della stabilità globale, ma occorre consapevolezza per gestire le sfide reciproche senza cadere nella trappola di una nuova frammentazione sistemica. I prossimi mesi diranno se l’Europa saprà trovare un’autonomia strategica capace di dialogare con tutti gli attori globali, valorizzando questo mezzo secolo di relazioni con la Cina come punto di partenza per un nuovo equilibrio nell’interesse reciproco e dell’intera comunità globale.
Le dimensioni raggiunte dall’economia cinese rappresentano un’opportunità unica in termini di investimenti reciproci e di scambi commerciali. Tuttavia, le accuse europee sui limiti all’accesso al mercato cinese, solo per fare un esempio, non corrispondo al vero, o meglio non tengono in considerazione il quadro storico che vede uno stock di investimenti diretti europei in Cina di gran lunga superiore a quello cinese in Europa.
Inoltre, a causa del crescente protezionismo americano, che potrebbe essere di breve durata, la Cina, col più grande mercato mondiale in espansione, è sicuramente l’alternativa più valida per ribilanciare i rapporti di forza al livello internazionale. E questo anche a prescindere dal protezionismo americano. Gli Usa sono sicuramente un importante mercato per l’UE, tuttavia si tratta di una relazione in gran parte satura se guardiamo in prospettiva.
Le tensioni geopolitiche esistenti e i rapporti di forza in campo rendono le opportunità di un miglioramento dei rapporti UE-Cina tanto concrete quanto poco realistiche, almeno nel breve periodo, a causa delle pressioni Usa e della connivenza dei vertici UE con le strategie di contenimento dello sviluppo cinese.
Pertanto, a partire dagli interessi bilaterali UE-Cina, indiscutibili, l’opportunità più grande per l’UE sarebbe quella di emanciparsi dal dominio unilaterale Usa. Ciò è realistico, ma rischioso e poco probabile, poco prevedibile, dati i posizionamenti nordatlantici e intraeuropei sulle grandi questioni strategiche.
Per concludere, non ho dubbi sul nostro vantaggio ad avere una partnership più seria e strategica con la Cina, che credo sia fondamentale tanto per i singoli stati membri quanto per l’intera Europa. Più in generale, poter scegliere in autonomia le relazioni con paesi diversi, al fine di lavorare a più cooperazione, sarebbe l’unica strada per avere un futuro con meno guerre e più pacificazione, con meno imposizioni e più stabilità. Migliorare i rapporti col paese più influente al mondo, tra i più pacifici, che non ha fatto dipendere il proprio sviluppo e benessere da campagne militari, colonialismo ed espansionismo militare, risulterebbe più che auspicabile se solo l’UE si dotasse della tanto agognata autonomia strategica.
Con la Cina saremmo più al sicuro, perché non ci sarebbero le minacce ed i ricatti cui siamo sottoposti nell’attuale sfera di influenza cui apparteniamo. In ultimo, tra le opportunità a nostra disposizione ci sarebbero i seguenti aspetti: più collaborazione nell’ambito dell’iniziativa Belt & Road (che in più di 10 anni hanno superato il trilione di investimenti), con evidenti benefici nei mercati terzi, e più cooperazione per l’approvvigionamento dei materiali critici.
*Fabio Massimo Parenti è professore associato di studi internazionali e Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia