Correva l'anno 2012 e le agenzie di rating erano considerate non credibili

Correva l'anno 2012 e le agenzie di rating erano considerate non credibili

Mario Draghi invitata a «fare meno affidamento sulle agenzie di rating»

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di Fabrizio Verde
 

Il declassamento operato dall’agenzia Moody’s nei confronti dell’Italia, pur tenendo un outlook stabile, ha dato la stura a tutta una serie di commenti catastrofici circa il futuro che aspetta l’Italia se solo osa discostarsi di poco dalle politiche neoliberiste applicate in maniera selvaggia negli ultimi 25 anni. 

 

Il solito discorso, propinato a reti unificate sul ‘There Is No Alternative’, neoliberismo o muerte, dai fanatici e ideologizzati estremisti fautori di questa fallimentare teoria economica. Anche se proprio il neoliberismo porta alla ‘morte’. Visto che in ogni luogo dove viene applicato troviamo aumento della miseria, disoccupazione galoppante, Stato ridotto ai minimi termini, cittadini abbandonati al proprio destino per tutelare gli interessi di piccole minoranze. 

 

I fanatici del neoliberismo, tifosi incalliti dello spread, adesso attendono il giudizio di altre due agenzie: Ficth e Standard & Poor’s. Con la speranza che un giudizio negativo possa essere il grimaldello giusto per scardinare questo governo e magari portare a Palazzo Chigi qualcuno disposto ad applicare un programma lacrime e sangue. Vedi alla voce Cottarelli. 

 

Eppure non era così nel 2012 quando il governo Monti subentrato a quello Berlusconi praticamente silurato da Bruxelles, si accingeva ad introdurre in Italia severe misure di austerità. 

 

C’era chi invitava a «fare meno affidamento sulle agenzie di rating» e al contempo affermava fosse arrivato il momento di «imparare a vivere senza di loro». Questi era Mario Draghi, presidente della BCE, non un pericoloso o sciagurato sovranista. Come si evince da questo articolo pubblicato da ‘Repubblica’ nel mese di gennaio. 

 

Lo stesso Mario Draghi che davanti ai pm di Trani che indagavano sull’agenzia Moody’s, proprio quella che ha operato il declassamento nei confronti dell’Italia, dichiarava: «La reputazione delle agenzie di rating è, diciamo, stata completamente screditata dall'esperienza del 2007-08». 

 

Ancora nel 2012, l’Italia fu declassata dall’agenzia Moody’s. Interessante registrare le reazioni. L’allora presidente del Consiglio, Mario Monti, mostrava delusione: «Siamo virtuosi e invece di premiarci ci puniscono». 

 

Il ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera, parlava di giudizio «ingiustificato» e «fuorviante». Mentre il ministro degli Esteri Giulio Terzi attaccava: «Stiamo parlando della stessa agenzia che nel settembre 2008 dava a Lehman Brothers altissimi rating poche ore prima del crollo da cui tutta la crisi mondiale è originata». 

 

Parole di buonsenso che mantengono intatta la loro attualità.

 

Continuando questa sorta di viaggio a ritroso nel 2012, quando le agenzie di rating non godevano di buona stampa come oggi, ci possiamo imbattere in reazioni di persone davvero insospettabili. Predicava prudenza, ad esempio, Antonio Tajani «perché non sempre sono obiettive. Spesso manca la trasparenza e non si sa per conto di chi operano: qualche volta hanno anche dato prova di scarsa affidabilità». 

 

Addirittura, per difendere l’austero Monti, intervenne da Bruxelles il portavoce del vicepresidente della Commissione europea Olli Rehn: «Penso che ci si possa legittimamente porre delle domande sull'appropriatezza della tempistica (timing) di questo declassamento e non è la prima volta che si pone questa questione». 

 

Se «un'agenzia di rating declassa addirittura i titoli di Stato definendoli di fatto a rischio, e l'Esma o la Consob non intervengono, allora è la resa della politica», lamentava Boccia del Partito Democratico. Spalleggiato dal collega Rocco Girlanda, esponente dell’allora PdL in commissione bilancio: «Il nuovo attacco di Moody's alla zona euro, e all'Italia in particolare, rappresenta l'ennesima ingerenza di natura politica di un ente privato nei confronti di uno Stato sovrano». 

 

La conclusione la lasciamo a Beppe Grillo, le cui opinione espressa in quel periodo resta valida e attuale: «Di Moody's, Fitch Rating e S&P non dovrebbe fottercene di meno. Rilancio l'idea dell'istituzione della Grillo&Rich's, agenzia europea, italiana e genovese per retrocedere gli Stati Uniti alla C». 

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