Cosa si nasconde dietro il progetto (autoritario) della nuova ZTL a Roma
di Alberto Fazolo
Come ampiamente previsto, è arrivato il tentativo della Giunta comunale di Roma di modificare il progetto della nuova ZTL facendo qualche piccolo ritocco ai confini e promettendo dilazioni o esenzioni.
Accettare questa logica è l’errore più grande che si possa fare in una fase di rabbia montante e di accumulazione vertiginosa di forze, si tratta di chiari tentativi di dividere o indebolire il fronte di una protesta che sta diventando di massa.
Il progetto di nuova ZTL non può essere riformato, deve essere ritirato. Ormai è evidente che non si tratta di una misura a salvaguardia dell’ambiente, ma di un tassello nella costruzione di un nuovo modello di società ammantato di ambientalismo ma che è solo autoritarismo. Una società in cui gli spostamenti verranno limitati sempre più e con essi le possibilità di aggregazione e socializzazione.
In quest’ottica va inquadrato il progetto di “città in 15 minuti” portato avanti dal Comune di Roma, che non è un miglioramento del sistema di mobilità, bensì un progetto di digitalizzazione di alcuni servizi di cui fruire in remoto senza recarsi negli uffici pubblici. I servizi della amministrazioni locali saranno erogati on-line da dipendenti pubblici (ammesso e non concesso che possano ancora definirsi tali e non siano invece di ditte appaltanti) che lavoreranno in smart working abbattendo i costi. In virtù della riduzione degli spostamenti fisici, a quel punto potrà anche essere effettuato un taglio al trasporto pubblico, di cui nel frattempo ci sarà un significativo rincaro delle tariffe che già quest’estate (non è ancora stata formalizzata la data) potrebbe passare dagli attuali 1,5€ per biglietto a 2€, mentre l’abbonamento annuale aumenterebbe di 100€ l’anno. In definitiva, da un lato ci saranno trasporti pubblici più cari e meno frequenti, dall’altro ci saranno limitazioni all’uso dei veicoli privati, il risultato sarà che la gente avrà enormi difficoltà a muoversi e si creeranno come dei moderni ghetti nei vari quartieri popolari.
Sulle limitazioni alla mobilità, si deve sottolineare un’ulteriore aspetto che non è stato messo in discussione nella proposta di riforma del progetto di ZTL: la tracciatura degli spostamenti dei veicoli. Nella proposta è prevista l’introduzione di una cosiddetta “scatola nera” che in realtà non ha nulla a che spartire con il sistema di sicurezza degli aeroplani. Quella che spacciano per “scatola nera” è solo il tracciamento satellitare degli spostamenti di tutti i veicoli, questo sistema di controllo servirà a monitorare non gli accessi nella ZTL (che sono gestiti da varchi elettronici fissi), ma gli spostamenti dei veicoli, in quanto alle persone residenti dentro la ZTL sarà consentito di fare un tetto massimo di chilometri con la propria auto. Per sforare quel tetto bisognerà pagare, cioè si dovrà pagare per il proprio diritto alla mobilità.
Discorso analogo ci sarà per quei romani residenti fuori della ZTL, per entrarvi avranno ogni anno 60 bonus di accesso gratuito (che in termini di giornate lavorative sono tre mesi) e per ulteriori ingressi si dovrà pagare.
Si va verso una società del controllo e censocratica. Questo è il problema di fondo contro cui si deve lottare e di cui la ZTL è solo una manifestazione concreta.