Damasco rivela i numeri del saccheggio di petrolio da parte degliUSA
Attenzione, non sono solo numeri di un saccheggio e un furto che si produce ogni giorno. Il petrolio e il gas che gli Stati Uniti d’America ruba in collaborazione con le milizie curde ‘forze democratiche siriane’ servono ad alimentare scuole, ospedali, industrie, non è difficile, quindi, comprendere che quelle fornite dal Ministero degli Esteri siriano, sono cifre di un massacro che si sta compiendo contro il popolo siriano che già deve misurarsi con le conseguenze di undici di guerra, terrorismo, sanzioni comminate da USA e Unione Europea, il terremoto dello scorso febbraio.
I numeri forniti potrebbero essere parziali, in quanto la fonte è lo Stato siriano. Se qualcuno vorrà dimostrarci il contrario, sarà il benvenuto.
Intanto, secondo la cancelleria siriana “Washington e i suoi lacchè delle organizzazioni e milizie terroristiche persistono nella violazione della sovranità e nel saccheggio delle ricchezze del paese, con l’obiettivo di esacerbare gli effetti delle misure coercitive unilaterali illegali imposte alla Siria e di privare il popolo siriano delle risorse del proprio paese e aumentare la loro sofferenza”.
A tal proposito da Damasco ricordano che “dal 2011 fino alla fine della prima metà del 2023, l’importo dei danni causati al settore petrolifero e minerario siriano a seguito delle aggressioni, saccheggi e sabotaggi compiuti dagli Stati Uniti, è stato pari a totale di 115,2 miliardi di dollari USA.”
Inoltre, “è emerso che il valore delle perdite dirette in questo settore ammonta a 27,5 miliardi di dollari.”
Di seguito, in dettaglio le cifre del danno economico, sociale, prodotto ai danni del popolo siriano
- Sono stati rubati o bruciati 341 milioni di barili di petrolio estratto, con un tasso di furti giornaliero compreso tra 100 e 130mila barili al giorno, che recentemente ha raggiunto i 150mila barili al giorno, oltre a 59,9 milioni di metri cubi di gas naturale, e 413mila tonnellate di gas ad uso domestico, per un valore complessivo di 21,4 miliardi di dollari.
- Gli atti vandalici e il furto delle strutture siriane hanno causato danni per 3,2 miliardi di dollari.
- Il bombardamento degli impianti di petrolio e gas in Siria da parte della cosiddetta Coalizione Internazionale (a guida USA) ha causato danni per 2,9 miliardi di dollari.
Da Damasco precisano che “le perdite indirette, ammontano a 87,7 miliardi di dollari. Questa cifra rappresenta la perdita di petrolio greggio, gas naturale e profitti interni derivanti dalla diminuzione della produzione.”
Una situazione del genere cosa può comportare?
Nel Sud della Siria nuove proteste
Oggi ricorre il cinquantesimo anniversario del Golpe fascista in Cile, sostenuto dagli USA, per rovesciare il Governo di Salvador Allende.
Quel golpe non avvenne da un giorno all’altro. Ci furono sabotaggi di ogni genere, scioperi, insomma si era creata una situazione di malcontento che portò al colpo di stato di Augusto Pinochet.
Questo scenario è avvenuto in Siria nel 2011, in Venezuela. Ed ora, vista la devastante situazione economica che vive la Siria, nel sud del paese arabo è scoppiato il malcontento con proteste contro il carovita che si stanno trasformando in antigovernative.
In poche parole, lo scenario preferito da Washington ieri come oggi.
Venerdì scorso le proteste sono continuate per la terza settimana a Suwayda, governatorato e città a maggioranza drusa nel sud della Siria. Alcune centinaia di manifestanti si sono riuniti in piazza Al-Karama per inneggiare contro il presidente Bashar al-Assad, mentre altri hanno preso d'assalto l'Unione dei contadini e hanno strappato un poster del presidente.
Sono arrivate anche delegazioni o sostenitori dalle città e dai villaggi della zona.
Il media locale dell’opposizione Suwayda 24 ha osservato: "Alcuni attivisti del governatorato di Daraa hanno partecipato alla manifestazione, così come una delegazione dei clan As-Suwayda, in uno scenario che ha confermato la coesione nazionale tra le varie componenti siriane".
L'Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) con sede nel Regno Unito ha osservato che "fin dal primo mattino, i residenti dei villaggi di Shahbaa, Atil, Salim, Araman, Badour, Al-Mazra'a, Mardagh, Qanawat, Raha e Al-Maqran sono stati si riversano in piazza Al-Karamah per partecipare alla manifestazione di massa, scandendo slogan antiregime e chiedendo di soddisfare le loro richieste legali”.
Le proteste, che le autorità siriane non sono intervenute per fermare, hanno diviso la comunità drusa.
Il leader religioso druso Hikmat al-Hijri ha appoggiato le proteste.
Una fonte della sicurezza siriana ha informato The Cradle che Hijri ha svolto un ruolo fondamentale nel passaggio dalle richieste locali alle aspirazioni separatiste. I suoi disaccordi con il governo siriano lo hanno portato a stabilire legami con i partiti del Golfo Persico, promuovendo al suo interno il sostegno al separatismo a Suwayda. Tuttavia, da allora Hijri ha fatto marcia indietro, ribadendo la necessità di preservare l’unità della Siria e sostenendo la legittimità del governo di Damasco.
Al contrario, il leader religioso Sheikh Yusuf Jarbou ha espresso un forte sostegno al governo di Damasco, che sta lottando per risolvere la crisi economica in corso che paralizza non solo Suwayda ma tutta la Siria, a seguito di oltre un decennio di guerra e di strangolamento economico imposto dagli Stati Uniti, attraverso le sanzioni di Caesar.
Se nel 1973 in Cile misero Pinochet, Washington da 30 anni non usa nemmeno dei burattini per sostituire i governanti deposti. E non è un fattore positivo, perché dalla Somalia in poi dove sono intervenuti hanno lasciato un caos fatto di morte e distruzione.
C'è un posto nel mondo negli ultimi 30 anni dove l'intervento di Washington abbia portato stabiità, prosperità e pace?