Denunciare l’ipocrisia della CRUI: perché il bando IUPALS è inapplicabile e inaccettabile
Un gruppo di accademici italo palestinesi ha indirizzato una lettera aperta sottoscritta da numerose reti collettivi e realta’ accademiche italiane sul bando IUPALS pubblicato l’8 maggio. Riceviamo una lettera aperta rivolta alla Conferenza dei Rettori delle universita’ Italiane. Pubblichiamoechiediamo massima diffusione per ulteriori adesioni.
--------------
22 Maggio 2025
È con profonda indignazione e rammarico che ci rivolgiamo alla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane per esprimere le nostre gravi perplessità e inquietudine riguardo al bando IUPALS pubblicato in data 8 maggio 2025.
Il bando, il cui proposito ufficiale è quello di offrire strumenti di cooperazione e supporto alla popolazione studentesca palestinese, si configura nella sua concreta formulazione come un dispositivo sostanzialmente di facciata, inapplicabile e, per gli studenti di Gaza, completamente inaccessibile. Non solo esso tradisce lo scopo dichiarato di sostenere gli studenti palestinesi, ma contribuisce a una più ampia operazione di neutralizzazione politica del genocidio in corso e dello scolasticidio sistematico a cui la Palestina è sottoposta da decenni.
Le modalità organizzative del bando, le tempistiche imposte, la frammentazione delle procedure, l’assenza di strategie logistiche, diplomatiche e istituzionali adeguate e, soprattutto, il linguaggio impiegato, ignorano o fingono di ignorare il contesto storico e politico in cui i destinatari del bando vivono. A Gaza non si stanno vivendo semplicemente “eventi dolorosi” ma un genocidio che negli ultimi 17 mesi ha ucciso più di 61.709 persone (ma sono 180.000 per la rivista Lancet) di cui 17.492 sono bambini, e ferito più di 111.588 persone, con un numero accertato di 14.222 bambini donne e uomini ancora sotto le macerie. A queste drammatiche e temporanee statistiche (che si fermano al Febbraio 2025) vanno aggiunti gli almeno 12.000 neonati a rischio di morte per fame, a causa del blocco degli aiuti alimentari imposto da Israele da settimane.
Oltre alla intollerabile perdita di vite umane, colpite direttamente dalle bombe israeliane, Israele è responsabile della distruzione quasi totale delle infrastutture, dei terreni agricoli, del sistema sanitario e del sistema educativo. Tutte le università di Gaza sono state interamente distrutte o danneggiate.
Contemporamente in Cisgiordania assistiamo a una più brutale fase delle politiche coloniali di occupazione e di apartheid con lo sfollamento forzato di migliaia di palestinesi, la distruzione di interi campi di rifugiati e violenza di coloni armati che occupano terre e case palestinesi. La popolazione studentesca e accademica vive sotto un regime di restrizione della propria libertà accademica da decenni, con chiusure delle strade, checkpoints, rastrellamenti e uccisioni, arresti e repressione costanti.
Tutto questo non comincia a partire dal 7 ottobre 2023, ma rappresenta una intensificazione di un processo di colonizzazione della Palestina che ha radici ben più lontane e nel corso dei decenni si è intensificato in tutte le geografie della Palestina e da almeno 19 anni vede la striscia di Gaza sottoposta a continui bombardamenti, ad assedio e chiusura ermetica.
Riteniamo che definire questa lunga e sistematica storia di violenza coloniale come “eventi dolorosi” non sia semplicemente una scelta semantica infelice: si tratta di una rimozione intenzionale del contesto storico-politico che finisce con lo svuotare di senso qualsiasi dichiarazione di solidarietà e trasforma lo strumento del bando IUPALS in una operazione di "gaslighting" dei palestinesi: un tragico quanto orribile gioco di manipolazione, con cui ci si vuole semplicemente lavare la coscienza.
La modalità di accesso alle borse di studio offerte in questo bando fingono infatti di ignorare la realtà in cui vivono gli studenti e le studentesse palestinesi a Gaza e in Cisgiordania: da Gaza nessuno può uscire, non c’è quasi elettricità, non c’è cibo né accesso a cure mediche, non ci sono uffici che rilascino certificati, centinaia di docenti universitari sono stati uccisi dall'esercito israeliano. In Cisgiordania i checkpoints, il muro di separazione e la violenza dei coloni rendono i movimenti estremamente difficili e, se possibili per alcuni, lunghissimi e irti di ostacoli.
In tutto questo, pretendere la compilazione di documentazioni complesse, la navigazione tra 35 bandi differenti con regole non uniformi, l’adesione a scadenze irragionevoli – a partire dalla data assurda del 23 maggio per l’iscrizione ai corsi di italiano, appena due settimane dopo la pubblicazione del bando – è un atto che riteniamo cinico.
Il bando infatti non offre alcuna misura concreta per facilitare l’uscita da Gaza, né per garantire la sicurezza del viaggio, né un dispositivo reale per il rilascio dei visti o il ricongiungimento familiare. Nessuna garanzia diplomatica, nessun canale prioritario per l’evacuazione, nessuna unità operativa dedicata alla complessità di un contesto che non è un “territorio fragile” ma una terra occupata la cui popolazione è sottoposta a genocidio.
Aggiungiamo che riteniamo inaccettabile che le università italiane, che per lunghi mesi hanno taciuto e hanno tacitato o ignorato le voci dissidenti di studenti e docenti, si limitino ad offrire un pugno di borse di studio in assenza totale di una piu' sostenuta strategia strutturale e politica. Il bando IUPALS, così com’è, non risponde alla violenza dello scolasticidio, ma rischia di legittimarla divenendo uno strumento di autopromozione istituzionale e di lavaggio della coscienza accademica nazionale.
Le università italiane devono assumere una posizione chiara, pubblica, vincolante:
- rifiutare ogni forma di cooperazione con le università israeliane complici della repressione e della cancellazione del diritto all’istruzione;
- disinvestire da progetti, enti e agenzie che alimentano la macchina da guerra e la narrazione coloniale israeliana;
- resistere la trasformazione delle università in istituzioni che, nascondendosi dietro l'aura della neutralità, si rendono sempre più complici della produzione di tecnologie di sorveglianza, controllo e dominio.
L’università deve tornare a essere un luogo di produzione di sapere libero, non uno spazio di gestione burocratica dell’impotenza politica. Deve farsi portatrice di giustizia, non di narrazioni accomodanti. Deve sostenere il diritto allo studio dei palestinesi a partire dalla Palestina, sostenendo – concretamente, materialmente, politicamente – la istituzioni e le realtà accademiche palestinesi che sotto le bombe continuano a insegnare, a pensare, a vivere.
Perché queste borse di studio abbiano un senso, è necessario un completo ripensamento dell’intero progetto IUPALS: devono essere prorogate immediatamente le scadenze, semplificate radicalmente le procedure e centralizzati i criteri. Va istituita una task force operativa congiunta tra università, ministeri e autorità palestinesi per facilitare evacuazioni, visti e ricongiungimenti. Ma soprattutto, va riconosciuto apertamente che studiare da Gaza o da Nablus oggi è un diritto imprescindibile. Ogni borsa di studio deve essere pensata come tale: un atto nel più ampio quadro di una presa di posizione politica a difesa del popolo palestinese e per il suo diritto alla vita e allo studio, non un mero gesto di carità, che non arriva neppure a raggiungere i destinatari.
Le università italiane devono scegliere se essere parte della normalizzazione del genocidio o se supportare un processo di giustizia. Oggi, con questo bando, hanno scelto la prima. Ma è ancora possibile correggere il tiro.
Noi, come rete di docenti, ricercatori, studenti e lavoratori universitari, chiediamo che la CRUI attui le seguenti misure:
- Proroga immediata e significativa delle scadenze per l’iscrizione al progetto IUPALS, al fine di garantire un accesso realistico agli studenti nei territori occupati, in particolare Gaza.
- Semplificazione radicale e centralizzazione delle procedure di candidatura, eliminando la frammentazione dei bandi universitari e unificando i criteri.
- Revisione completa dei requisiti linguistici e documentali, tenendo conto del contesto e delle condizioni materiali estreme in cui vivono i candidati.
- Creazione urgente di una task force congiunta tra università italiane, Ministero degli Esteri, autorità palestinesi e organizzazioni umanitarie per facilitare il rilascio dei visti, l’uscita dai territori assediati, e il ricongiungimento familiare.
- Adozione di una linea politica chiara e pubblica da parte della CRUI e delle università italiane, che includa la sospensione delle relazioni con le istituzioni accademiche israeliane complici, il disinvestimento da soggetti e imprese legate all’industria bellica e coloniale, e la denuncia dello scolasticidio.
PER ADESIONI: letteracrui@gmail.com
Un gruppo di accademiche e accademici italo-palestinesi.
Huna Falestin – Centro Culturale Handala Napoli.
RUP - Ricerca e Universita' per la Palestina.
Comitato Palestina UNIOR.
GPI - Giovani Palestinesi D’Italia.
Coordinamento UNIMI per la Palestina.
MSP - Movimento Studenti Palestinesi.
Normale per la Palestina: SNS4Palestine.
Coordinamento Napoletano Donne della Scienza.
"Chi si Cura di Te?", associazione di medic? specializzand? e di professionisti della salute con una rappresentante eletta nel senato accademico di UniBO.
Docenti per Gaza.
Uni Parma – ParTeR ‘Partecipatory Teaching and Research’ (gruppo ricerca).
Uni Parma – Osservatorio Partitetico studenti docenti ‘contro la normalizzazione della guerra’.
Atenei romani in mobilitazione – Assemblee precarie della Sapienza, RomaTre, Tor Vergata.
Assemblea Precaria Universitaria – Milano.
Comitato petizione Gaza - Universita' di Bologna.
Assemblea Precaria Trento.
Assemblea Precaria Genova.
Assemblee Precarie Universitarie - nazionale.
Collettivo Corda Padova.
Collettivo Universitario Li.S.C. – Liberi Saperi Critici
LEP – Liberta’ e Partecipazione Universita’ di Bergamo