"Gaza: Doctors Under Attack". Il documentario che fa parlare i medici e che la BBC ha censurato

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"Gaza: Doctors Under Attack". Il documentario che fa parlare i medici e che la BBC ha censurato

 

Quello commesso nella Striscia di Gaza da Israele è un genocidio, definito il primo ad essere trasmesso in diretta streaming, data l’evidenza quotidiana delle brutalità commesse e che commetterà ancora l’esercito di Tel Aviv ai danni dei palestinesi.

Una delle armi usate da Israele in questo genocidio è sicuramente l’uso della sua leva politica che ha un impatto anche sui media.

Nonostante siano evidenti i continui crimini commessi contro i palestinesi, uccisi a migliaia, per la maggior parte donne e bambini, c’è ancora chi, in occidente, non poteva essere altrimenti, adopera la censura per oscurare una verità sotto gli occhi di tutti.

A tal proposito, ancora prima di essere trasmesso dalla BBC, il documentario, Gaza: Doctors Under Attack, prodotto da Basement Films, ha suscitato diverse polemiche.

La tv pubblica britannica ha annunciato, dopo una lunga serie di rinvii, di aver abbandonato la trasmissione del film.

Si legge in una nota: "Siamo giunti alla conclusione che la trasmissione di questo materiale rischiava di creare una percezione di parzialità che non avrebbe soddisfatto gli elevati standard che il pubblico si aspetta giustamente dalla BBC",

In merito ai famigerati "standard elevati", la BBC, tuttavia, non è riuscita a spiegare perché non siano stati raggiunti, tantomeno quali avrebbero dovuto essere.

Pochi giorni dopo l'abbandono, Channel 4 del Regno Unito, che ha una lunga tradizione di trasmissione di documentari di alta qualità, ha annunciato che, al suo posto, avrebbe trasmesso il film in Gran Bretagna.

Nel frattempo, Zeteo, fondata da Mehdi Hasan, ha annunciato che avrebbe trasmesso il documentario a livello internazionale.

Il documentario è stato realizzato da registi candidati all'Oscar, vincitori di premi Emmy e Peabody, tra cui Ben de Pear, Karim Shah e Ramita Navai, è stato poi trasmesso nella tarda serata di mercoledì.

I protagonisti del documentario sono i medici palestinesi che lavorano a Gaza sotto i bombardamenti israeliani, quei pochi ancora sopravvissuti alle bombe israeliane.

Le inquadrature iniziali iniziano con un filmato recuperato dal telefono di un medico palestinese ucciso sotto una pioggia di pesanti colpi d'arma da fuoco israeliani.

Dunque, diventa subito chiaro il motivo per cui i dirigenti della BBC, da tempo accusati di avere una mentalità filoisraeliana, abbiano deciso di eliminarlo.

Ramita Navai nell’introduzione del film racconta; “Israele sta uccidendo le stesse persone che cercano di mantenere in vita il sistema sanitario di Gaza", aggiungendo: "Israele afferma che Hamas utilizza gli ospedali come parte della sua strategia militare".

In questo film si sente spesso "l'esercito israeliano ha detto" e "l'IDF ci ha detto". Spesso si sottolinea che l'esercito non ha fornito prove a sostegno delle sue affermazioni. 

È evidente che il documentario è stato trasmesso con l'aspettativa che sarebbe stato sottoposto a un attento esame. 

Secondo Middle East Eyes, MEE, i registi hanno fatto di tutto per anticipare e respingere potenziali attacchi come quello affrontato dal recente documentario della BBC sui bambini di Gaza, il cui narratore tredicenne era il figlio di un tecnocrate del governo di Gaza, amministrato da Hamas. 

Il film non lo menzionava e la rivelazione (e la successiva campagna da parte di gruppi pro-Israele e dell'ambasciata israeliana a Londra) portò al ritiro del film da parte della BBC.

Al contrario, in questo documentario una voce fuori campo ci dice in più occasioni che alcuni medici intervistati hanno espresso il loro sostegno ad Hamas o hanno parenti che sono membri di Hamas. 

Tra gli intervistati ci sono il dottor Khaled Hamouda, chirurgo specialista presso l'ospedale indonesiano di Gaza, il quale racconta di come Israele abbia bombardato la sua casa di famiglia e fatica a trattenere le lacrime mentre racconta di aver visto un'infermiera trasportare il cadavere della sua giovane figlia Reem.

La mattina seguente gli dissero che anche sua moglie era stata uccisa nell'attacco. "Non so dove siano stati sepolti. Non li ho più rivisti."

Hamouda si indica in una foto di centinaia di palestinesi detenuti in una fossa. La foto è stata scattata appena una settimana dopo che Israele aveva ucciso sua figlia e sua moglie, confermando di essere stato picchiato violentemente mentre era sotto custodia israeliana. 

Una voce fuori campo ribadisce poi che in precedenza aveva espresso il suo sostegno agli attacchi del 7 ottobre e ad Hamas.

Doverosa un importante precisazione del portale MEEE: “Considerata la testimonianza incredibilmente orribile che abbiamo appena ascoltato da Hamouda, questa è un'intrusione strana e sconvolgente. Un'intervista televisiva britannica con una vittima israeliana degli attacchi del 7 ottobre includerebbe una voce fuori campo che ci informasse delle sue opinioni politiche come avvertimento? Si sospetta di no.”

“Ma come misura precauzionale, questo rende quasi certamente il film molto meno vulnerabile a potenziali attacchi.”

Abusi e torture sui detenuti palestinesi

Nella ridda di testimonianze e smentite pro forma dell’esercito di Tel Aviv, i crimini sono poi confermati da un'intervista con un soldato israeliano, a condizione di anonimato

Questo soldato, testimone oculare dei crimini, svela che i suoi commilitoni hanno maltrattato e picchiato con "entusiasmo" i detenuti palestinesi, alcuni dei quali operatori sanitari, in prigione.

Nel documentario, ci sono interviste con medici che raccontano gli abusi e le torture subiti nelle carceri israeliane. "Mi hanno appeso, tutti erano appesi, il sangue colava da tutti", ricorda un medico. "Hanno iniziato a torturarmi, hanno iniziato a sottopormi a elettrocuzioni".

In un segmento particolarmente toccante, il film racconta nei dettagli come i medici israeliani siano stati complici della tortura dei loro colleghi palestinesi.

Se non bastasse i medici israeliani si sono rifiutati di curare i prigionieri palestinesi e addirittura li maltrattarono fisicamente.

Dall'inizio della guerra nell'enclave assediata, Israele ha ucciso almeno 1.500 operatori sanitari.

Questo film-documentario, oltre a ribadire e gli orrori della guerra genocida di Israele nella Striscia di Gaza, è un documento che mostra al mondo il coraggio e il sacrificio di questi operatori sanitari.

Come ha rivelato MEE, “dopo che la BBC ha ritirato il documentario, i suoi produttori, Basement Films, hanno dichiarato: ‘Vorremmo ringraziare i medici, i collaboratori e i sopravvissuti, e scusarci per non aver creduto loro quando hanno detto che la BBC non avrebbe mai trasmesso un film del genere. A quanto pare, avevano ragione.’”


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