Georgia. La presidente-impostore Salome Zurabišvili e la pensione dorata a stelle e strisce

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Georgia. La presidente-impostore Salome Zurabišvili e la pensione dorata a stelle e strisce

 

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

E così, come pronosticava la maggior parte degli osservatori russi, lo sperato – e patrocinato dalle cancellerie euro-atlantiste - braccio di ferro tra l'ex presidente georgiana Salome Zurabišvili, da una parte, e il governo del primo ministro Iraklij Kobakhidze, insieme al leader del partito “sogno georgiano” Bidzine Ivanišvili, dall'altra, è sfumato (per ora) in una pensione dorata americana per l'ex ambasciatrice francese che, “volontà sua” e calcando le orme di alcuni ciarlatani della Russia zarista, intenderebbe continuare anche a svolgere a “tempo perso” le funzioni di presidente della Georgia, non riconoscendo la vittoria di Mikhail Kavelašvili.

Una nuova “Lžedmitrij” in gonna e tacchi, insomma che nel XXI secolo tenta di spacciarsi per “presidente”, così come lo zarevic-imbroglione del XVII secolo si contrabbandava per “figlio” del grande Ivan IV “Groznyj”.

Ma, intanto, Mikhail Kavelašvili, eletto alla carica lo scorso 14 dicembre, non è stato minimamente toccato, né giuridicamente dagli sfoghi elettoralistici della ex ministro degli esteri e poi ex presidente, né politicamente dai farfugliamenti europeisti della cosiddetta “opposizione” georgiana, che non è riuscita a portare in piazza che pochi adepti della settantatreenne parigina, fatta cittadina georgiana nel 2004 dal poco raccomandabile suo predecessore, l'ex presidente Mikhail Saakašvili – anch'egli, d'altro canto, avvezzo a farsi onorare di cittadinanze diverse, a partire da quella ucraina del golpista di Petro Porošenko.

D'ora in avanti, quando si sentirà parlare di Zurabišvili, il suo nome sarà direttamente associato a quella banda di militaristi (anche cari a certi ambienti del PD), amici delle successive junte nazi-golpiste insediate a Kiev da dieci anni a questa parte, che risponde al nome di “Istituto McCain” della Arizona State University di Washington.

Una pensione dorata a stelle e strisce, dunque, per Zurabišvili che, insieme a dollari sonanti, consentirà alla ex agente dei Servizi francesi di andare in giro per il mondo a contrabbandare per “conferenze scientifiche” ciò che i padrini euro-atlantici decideranno di dover strombazzare sulla Georgia, comprese le giustificazioni delle guerre passate (quella, per esempio, delle “quattro giornate” dell'agosto 2008) e la necessità di quella che, stando ad alcune dichiarazioni degli ultimissimi giorni, si vorrebbe imporre a Tbilisi di scatenare di nuovo contro Mosca.

Ma non solo; anzi, a delineare le prospettive di chi proprio non si rassegna alla sconfitta e stando proprio alle note diffuse dai guerrafondai del McCain Insitute, nella sua nuova veste Zurabišvili «applicherà la sua vasta esperienza diplomatica, di leadership ed esponente politico, per portare il suo Paese verso nuove elezioni»: in più, spacciandosi per presidente riconosciuta da UE, NATO, ecc. Eccoci al dunque. Non si preoccupano più nemmeno di dire le cose di traverso, sottovoce; no: chiaro e tondo, in modo che tutto il mondo sappia agli ordini di chi rispondesse madame Salome, urlando di “brogli” per il voto parlamentare, arzigogolando di un fantomatico “parlamento parallelo” da imporre non si sa bene come, e esigendo nuove elezioni, come d'altra parte pretendeva il cosiddetto Europarlamento, dopo che con il voto del 26 ottobre la maggioranza era andata a “Sogno georgiano”.

Ma questo sarebbe il meno. Proprio un paio di giorni fa, Sputnik-Georgia dava notizia delle risposte date da “Sogno georgiano” di Bidzine Ivanišvili a quelle che Tbilisi definisce le minacce del «partito globale della guerra», nel quadro del confronto in corso in Ucraina. Per farla breve: le cancellerie euro-atlantiche pretendono che anche Tbilisi adegui la propria politica a quella delle sanzioni antirusse, aprendo così un “secondo fronte” contro Mosca. Secondo il primo ministro Iraklij Kobakhidze, una tale pretesa viene avanzata dai padrini del “Deep State” USA e dai loro manutengoli del “Movimento nazionale collettivo” georgiano (l'europeista ex “Movimento unito nazionale”, fondato nel 2001 da quella “personcina perbene” di Mikhail Saakašvili), che già lo scorso dicembre lo stesso Kobakhidze accusava di rasentare l'incostituzionalità, per essersi apertamente contrapposto al sistema politico del paese e che ora sproloquia di “necessaria punizione” di tutto il popolo georgiano, “colpevole” di opporsi a che la Georgia venga coinvolta in un'altra guerra.

Anzi, proprio ieri il deputato e segretario esecutivo di “Sogno georgiano”, Mamuka Mdinaradze ha annunciato che «nella prima settimana della prossima sessione primaverile del parlamento verrà istituita una commissione transitoria di indagine sulle attività del regime e degli esponenti politici che furono al potere negli anni 2003-2012» e che oggi fanno capo proprio al “Movimento nazionale collettivo”. Tra le accuse che verranno contestate, Mdinaradze cita: torture sui detenuti; assassini, violenze e intromissioni nella vita privata; corruzione e pressioni sulle imprese, con confische di beni ed estorsione di denaro; sequestro di media; scatenamento della guerra nel 2008 e crimini di guerra.

Dunque, scrive Sputnik-Georgia, quando parla di «partito globale della guerra», Tbilisi ha in mente alcune forze che, esercitando una discreta influenza su determinati ambienti in USA e UE, stanno facendo di tutto per combinare qualcosa di grosso in Georgia e, nel caso ci riescano, vorranno trascinarla nella guerra in Ucraina, così che il “fidato” Saakašvili, scarcerato, tra un battibecco “politico” e l'altro coi partner golpisti di Kiev, possa tornare a occuparsi di tutti quegli affari lasciati a metà quando era governatore della regione di Odessa e controllava buona parte delle attività portuali della città. 

Al dunque: Tbilisi viene minacciata di sanzioni, se si opporrà a quello che “Sogno georgiano” definisce il tentativo di «ucrainizzare la Georgia». Finché ci sarà un “primo fronte” in Ucraina, è chiaro che non cesseranno i tentativi di aprirne altri, tutt'intorno, per cercare di “alleggerire” quello principale e la Georgia è vista non da ora in tale prospettiva. Cos'altro sono, d'altronde, se non urla di guerra, quelle di chi, UE e NATO, lancia da Ramstein beceri latrati ukro-nazi-bellicisti «per prolungare la battaglia e prevalere» sulla Russia, mettendo alla gogna anche gli altri “stati-canaglia”, Cina, Iran, RPDC?

E, ancora a proposito della “opposizione europeista” georgiana, vale la pena ricordare che lo scorso 28 novembre, proprio Kobakhidze aveva dichiarato di voler rinviare al 2028 i negoziati per l'adesione alla UE: prospettiva d'adesione che oggi viene utilizzata da Bruxelles come strumento di ricatto, soprattutto economico, nei confronti della Georgia. Il giro è completo: fate la guerra alla Russia per «far prevalere» l'Ucraina, o sarà peggio per voi, vi metteremo alla fame.

Guarda caso, proprio il 28 novembre erano cominciate  - per concludersi poco dopo e con successo nullo - a Tbilisi le sparute manifestazioni, con tanto di bandiere UE, che tanto avevano scaldato i cuori degli eurodeputati, angosciati che gli “antidemocratici” del partito di governo che fa capo al miliardario Bidzine Ivanišvili non permettessero agli adepti di Bruxelles di rovesciare un parlamento regolarmente eletto. I miliardari sono sempre buoni; ma solo se sono i nostri miliardari.

Non da meno, naturalmente, anche le ultime mosse della Casa Bianca bideniana, con Washington che ha sospeso il partenariato strategico con la Georgia e l'assistenza al governo, rinviando a tempo indeterminato le esercitazioni “Noble Partner” e imponendo restrizioni sui visti a più di 100 cittadini georgiani, tra cui ministri (lo stesso Kobakhidze), parlamentari e forze dell'ordine, per aver «minato la democrazia».

A quest'ultimo proposito, difficile dire, oggi, quanto fondate siano le speranze espresse da “Sogno georgiano” sulla volontà di Donald Trump di liquidare il Deep State, il che consentirebbe di avviare un riassetto positivo delle relazioni georgiano-americane. Di certo, a Tbilisi sono molto meno ottimisti per quanto riguarda l'eliminazione delle metastasi formatesi attorno allo “Stato profondo” europeo, che tuttora non si rassegna alla presunta “svolta putiniana” di Kobakhidze.

E allora non resta che aspettare i suggerimenti che il McCain Institute fornirà aIle prossime mosse di madame Zurabišvili che, al pari di altri e ben più famosi (tristemente famosi) zar-impostori della Russia zarista, spacciatisi per figli diversi del defunto Ivan IV “il Terribile”, si erano dati alla conquista di Mosca e alla sua svendita ai pan polacchi. Con la yankee-pensionata presidente-impostore cambierebbe solo il colore della bandiera cui svendere la Georgia: invece del bianco-rosso polacco dell'epoca di “Lžedmitrij”, ci sarebbero le dodici stelle gialle su sfondo blu della triste epoca europeista.

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