Haaretz: "Rischio boomerang". Israele blocca indagine ONU su presunti abusi sessuali di Hamas
Secondo quanto riportato ieri dal quotidiano israeliano Haaretz, funzionari di Tel Aviv hanno bloccato un'indagine delle Nazioni Unite, ONU, sui presunti crimini sessuali commessi dai combattenti di Hamas durante l'operazione Tempesta di Al Aqsa del 7 ottobre 2023. Il motivo sarebbe dovuto al fatto che, aprendo questa indagine, si potrebbe aprirne un’altra sulle accuse di violenza sessuale contro i palestinesi all'interno dei campi di tortura israeliani.
Dunque, Israele ha respinto la richiesta di Pramila Patten, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale nei conflitti, di indagare sulle accuse contro Hamas, dal momento che aveva posto la condizione necessaria di accedere ai centri di detenzione israeliani per indagare sulle accuse contro i soldati israeliani.
Ad Haaretz, Mia Schocken, direttrice del dipartimento internazionale della Lobby delle donne israeliane ha spiegato che "la preoccupazione evidente è che Israele sarà aggiunto alla lista nera delle entità e dei paesi che usano violenze sessuali nei conflitti, mentre l'organizzazione terroristica Hamas rimarrà di fatto fuori dalla lista.”
L'ufficio di Patten aveva precedentemente confermato l'intenzione di effettuare una missione nella regione, in seguito agli inviti sia dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) che del governo israeliano.
Eppure, pochi giorni fa, il procuratore israeliano Moran Gaz ha confermato, durante un'intervista al media Yediot Ahronoth , che non sono state presentate accuse di stupro o aggressione sessuale contro Hamas per i fatti del 7 ottobre.
"Alla fine, non abbiamo nessun denunciante. Ciò che è stato presentato sui media rispetto a ciò che alla fine verrà fuori sarà completamente diverso", ha precisato Gaz, aggiungendo che il suo ufficio "si è rivolto alle organizzazioni per i diritti delle donne e ha chiesto cooperazione. Ci hanno detto che nessuno si era rivolto a loro", ha confermato.
Tra l’altro, numerosi organi di informazione hanno smentito le accuse di “stupro da parte di Hamas”.
Al contrario, dall'inizio del genocidio israeliano a Gaza, diverse organizzazioni per i diritti umani hanno documentato decine di resoconti sulla dilagante violenza sessuale inflitta ai palestinesi all'interno dei centri di detenzione israeliani.
Lo scorso agosto, la ONG israeliana B'Tselem ha pubblicato il dossier "Benvenuti all'inferno", contenente le testimonianze di 55 palestinesi che descrivevano dettagliatamente episodi di tortura, stupro, violenza, umiliazione, fame e negazione di cure mediche adeguate.
Questo rapporto è stato pubblicato pochi giorni dopo che la polizia militare aveva arrestato otto guardie carcerarie israeliane perché sospettate di aver violentato un prigioniero palestinese nel famigerato campo di Sde Teiman.
Israeli soldiers rape a Palestinian prisoner after covering up prison cameras with their shields. The footage shows dozens of prisoners being forced to lie down on the prison floor. pic.twitter.com/roGJCalWoF
— Eye on Palestine (@EyeonPalestine) August 7, 2024
Il professor Yoel Donchin, medico del centro di detenzione militare di Sde Teiman, ha raccontato che "non riusciva a credere che una guardia carceraria israeliana potesse fare una cosa del genere", dopo aver visto una detenuta palestinese stuprata da un gruppo di soldati.
"Se mantengono un ospedale solo per difenderci presso [la Corte penale internazionale] dell'Aia, non va bene", ha lamentato il medico.
Dopo l'arresto delle guardie, coloni israeliani, attivisti di estrema destra e membri della Knesset hanno scatenato delle rivolte, facendo irruzione a Sde Teiman e nella vicina base militare di Beit Leid per la "difesa" dei soldati.
Da segnalare che, nonostante i rivoltosi fecero irruzione nelle prigioni, nessuno è stato arrestato o identificato dalla polizia israeliana.
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— almog boker (@bokeralmog) July 29, 2024
Il 27 agosto Channel 14 ha ospitato una delle guardie di Sde Teiman accusate di aver violentato dei palestinesi in uno dei suoi programmi. Il soldato ha dichiarato: "La polizia militare ci ha trattato molto bene... Vedete il supporto... Con una mano sul cuore, come per dirvi 'grazie'!"
Israel’s Channel 14 proudly parades one of the soldiers accused of raping Palestinians at the Sde Teiman concentration camp on national television
— Afshin Rattansi (@afshinrattansi) August 27, 2024
Reminder: This is the country your government says it has ‘shared values’ withhttps://t.co/mktb6wb6Sx pic.twitter.com/4rNQx6Qfhx
A luglio, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha pubblicato un rapporto dove si conferma che i palestinesi detenuti nei centri di detenzione israeliani dal 7 ottobre subiscono waterboarding, privazione del sonno, scosse elettriche, aggressioni con cani e altri brutali atti di tortura.
Volker Türk, alto Commissario ONU per i Diritti umani aveva ribadito: "le testimonianze raccolte dal mio ufficio e da altre entità indicano una serie di atti spaventosi, come il waterboarding e il rilascio di cani sui detenuti, tra gli altri atti, in flagrante violazione del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario".
La stessa prigione Sde Teiman è stata definita la Guantanamo di Israele. Decine di prigionieri nella struttura sono stati uccisi, come ha evidenziato l’anno scorso il New York Times.
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