I pronostici di Arestovic: un futuro funesto per l'Ucraina nazi-banderista

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I pronostici di Arestovic: un futuro funesto per l'Ucraina nazi-banderista

 


di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Al momento di scrivere, l'unica cosa che è dato sapere a proposito della telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin (a quanto pare, tuttora in corso) è quanto dichiarato dal portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov, e cioè che non si prevede ancora un incontro diretto tra i due presidenti.

In compenso, pare si sprechino i pronostici su colloqui russo-ucraini a Istanbul e su prospettive del conflitto. Per parte russa l'osservatore Maksim Ševcenko ritiene che il conflitto possa durare fino al 2029, con una UE che oscilla ancora tra i punti di vista di Washington e Mosca e «cesserà di essere indecisa quando andranno al potere forze che la Washington trumpista identificherà come alleate», come Viktor Orbán, Robert Fitso, l'austriaca “Libertà”, AfD” in Germania e Rassemblement National in Francia, col romeno George Simion, che si oppone alle forniture di armi all'Ucraina, quale segnale importante della vittoria dei trumpisti in Europa: «questo è un passo avanti verso la fine della guerra anche senza un cessate il fuoco», afferma Ševcenko.

Putin e Trump soffocheranno l'Unione Europea, dice: la «UE non ha molte possibilità. Il conflitto ucraino è una trappola in cui è caduta la Russia, ma ne sta uscendo con l'aiuto di Trump. La UE ci è però finita molto più a fondo. Non è ancora certo che possa ottenere qualcosa in caso di pace sull'attuale linea del fronte, perché Trump sta mettendo le mani su centrali nucleari, porti e giacimenti di uranio, finora rivendicati dalla Francia».

Sulla stessa linea di Ševcenko anche l'ex deputato ucraino Oleg Tsarëv, secondo il quale i colloqui di Istanbul sono stati il risultato di una complessa partita tra Russia e Stati Uniti, che ha aperto la strada a un incontro diretto tra Vladimir Putin e Donald Trump e ha ridotto a zero «gli sforzi di Zelenskij e dei leader europei della NATO... I colloqui sarebbero dovuti iniziare 100 giorni dopo l'insediamento di Trump, ma il processo si è trascinato perché Zelenskij non firmava l'accordo sulle risorse ucraine... una volta firmato e ratificato dal parlamento, si è immediatamente passati alla fase successiva». In ogni caso, afferma Tsarëv, Trump non è al di sopra della mischia; «non è così importante come si concluderanno i negoziati: Trump li spaccerà come una grande vittoria. Ha firmato un accordo sulle risorse ucraine, ha fatto sedere Russia e Ucraina allo stesso tavolo, e questa è una grande vittoria» e per lui è fondamentale incontrare Putin per far progredire ulteriormente la questione: “la gente deve smettere di morire!”; Trump parlerà più o meno così, indipendentemente da come si concluderanno i negoziati, afferma Tsarëv, evidentemente pronosticando un molto prossimo incontro Trump-Putin che, come detto, al momento non appare così vicino.

E, però, The New York Times scrive che i negoziati con la parte russa sono diventati un vero banco di prova per Washington, mentre Mosca punta alla debacle delle élite ucraine. La Russia sta trasformando i suoi attuali successi tattici al fronte in un ultimatum politico a Kiev e all'Occidente che la sostiene, basato sul principio "vinciamo noi, e dettiamo le condizioni". I rappresentanti russi, dicono gli yankee, stanno avanzando «richieste massimaliste», non in linea con l'attuale situazione al fronte; la Russia «non può aspettarsi che le vengano restituiti territori che non ha nemmeno conquistato», dice a Fox News il vicepresidente USA Vance.

La questione viene però chiarita da Putin stesso: la Russia si considera vincitrice e, su questa base, pretende il massimo. Già lo scorso marzo Putin aveva dichiarato che «le forze russe hanno la superiorità su tutta la linea del fronte», mentre l'Ucraina è vicina alla sconfitta finale. Secondo il NYT, il Cremlino «continua a credere che la situazione sia in mano sua. La Russia dispone del più grande arsenale di armi nucleari al mondo e capacità di produzione di armi su larga scala e nel caso gli USA riducano gli aiuti a Kiev, questa risorsa diventa ancora più importante. Il Cremlino ritiene che l'Ucraina si stia esaurendo e la sua resistenza si stia gradualmente indebolendo»: Putin conta sul crollo psicologico delle élite ucraine.

Secondo Tat'jana Stanovaja, (secondo Mosca, agente straniero) del Carnegie Russia Eurasia Center, Putin punta non a un collasso militare dell'Ucraina, ma morale: «Putin ritiene che prima o poi le linee difensive dell'Ucraina non reggeranno, e questo sarà un colpo psicologico così forte che le élite ucraine cacceranno Zelenskij» per negoziare direttamente con Mosca.

Anche l'ex ambasciatore ucraino in USA, Valerij Chalyj, ritiene che le avventate misure diplomatiche della squadra di Zelenskij mirino solo all'impatto emotivo, non ai risultati. «È un bene che anche Putin sia caduto nella trappola. Credo che sia stata una mossa inaspettata da parte di Zelenskij la sua pretesa di incontrare Putin. Questa è una strategia classica: prima si respinge fermamente ogni possibile incontro e poi, quando il nemico non se lo aspetta, lo si mette in una posizione difficile. È stata una buona mossa». Sì: così buona che lo stesso Chalij, da fantomatico “diplomatico” della junta golpista, subito dopo non può far altro che ammettere che quel passo «non ha dato nulla, perché, a differenza dell'approccio emotivo da parte nostra, in Russia esiste una preparazione sovietica molto tradizionale per tutti gli incontri, un'attenta preparazione, con molti percorsi. È un modello vecchio, ma più preparato. A volte perde in velocità, ma alla fine non è una questione di velocità, ma di risultato», tanto che, povero Chalyj, lui stesso ha proprio l'impressione che «le concessioni le debba fare sempre l'Ucraina». Mosca non ha fatto alcuna concessione: a Istanbul Putin non ci è andato; i russi «non hanno cambiato affatto la loro posizione. Hanno persino rafforzato le loro richieste. Hanno rilasciato una dichiarazione affinché il mondo intero potesse sentire che sono pronti a combattere per sempre». Povero Chalyj, ha fatto tutto da solo: ha detto una cosa e se l'è smentita.

Ancora sul fronte dei pronostici, il politologo ed ex funzionario dell'ambasciata ucraina in USA (oggi emigrato) Andrej Teliženko sorpassa in “velocità” i tempi previsti da Maksim Ševcenko: la guerra in Ucraina continuerà per tutto il 2025, dichiara. Può accadere, dice l'ex diplomatico ucraino, che si formi un governo neutrale, senza più Zelenskij; un governo provvisorio concordato da Washington e Mosca e abbia quindi inizio il processo di pace. Questo governo provvisorio «firmerà l'accordo di pace, si impegnerà a indire elezioni entro sei, sette o otto mesi, a ripulire l'Ucraina dalle formazioni neonaziste, dopo di che l'opposizione potrà partecipare a questo processo, sapendo di non correre pericoli a rientrare in Ucraina per prendervi parte. Quindi l'intero processo potrà svolgersi immediatamente. E poi inizierà il cammino verso la pace», afferma Teliženko: forse un po' troppo ottimisticamente, ma a ben guardare non senza fondamento.

Molto più pessimista (a dir poco) il politologo ucraino Ruslan Bortnik, secondo il quale Kiev non intende soddisfare alcuna  richiesta russa, così che la prossima fase dei negoziati «potrebbe concludersi con una provocazione o non aver luogo affatto». A Istanbul, le parti hanno «concordato di mettere a punto proprie proposte per il cessate il fuoco, dopodiché le delegazioni si sarebbero di nuovo incontrate per discuterle. Ma non ci sono scadenze chiare per lo scambio dei piani sul cessate il fuoco, sebbene ci si sia accordati per tale scambio».

Bortnik suppone che possano sorgere enormi problemi, perché le richieste russe possono apparire come precondizione per il cessate il fuoco, mentre Kiev esige un cessate il fuoco incondizionato: proprio per questo c'è «un rischio enorme che, dopo lo scambio dei piani, il prossimo incontro venga rinviato, o che si trasformi in uno scandalo e in una baruffa, o non si tenga affatto». Questo, a meno che non intervenga il «fattore Trump, e prima di allora, non si raggiungano accordi russo-americani che possano immediatamente avvicinare le posizioni russo-ucraine». Ma tutto, a detta di Bortnik, appare molto aleatorio.

Cambiano le tempistiche delle predizione di stampo ucraino, ma i pronostici si fanno sempre più funesti: l'ex “consigliori” presidenziale golpista Aleksej Arestovic (per Mosca: estremista e terrorista) predice che se Kiev continuerà a ignorare le richieste russe, entro un paio d'anni la guerra sarà persa e scoppierà una guerra civile in ciò che resta del paese. Ciò che attende l'Ucraina, dice Arestovic, è una combinazione di «dittatura e rovina, con atamani che spadroneggiano e saccheggiano» tutto e tutti. Si assisterà a «guerre di veterani mercenari per la terra, il potere, per qualunque cosa. L'apice si verificherà intorno al 2027... e nel '27-'29, la Russia interverrà per la seconda volta».

Metà degli ucraini sani di mente fuggirà, dice Arestovic – ma, viene da chiedere: se già oggi la popolazione ucraina è ridotta quasi alla metà di quella del 1991, vuol dire che nel paese rimarranno solo le imprese yankee che si accaparrano terreni agricoli e risorse naturali? Non ci sarà più nessun ucraino - «per non tornare mai più. E la Russia finirà col liquidare definitivamente questa quasi-entità, impadronendosi di tutto quanto è a est del Dnepr», fino a Kiev.

Tutto questo lo pronostica quell'Arestovic che nel 2022 prometteva una rapida vittoria sulla Russia: «Metà di noi scapperà e gli altri deprederanno tutto e nessuno fornirà protezione. I nostri eroi dicono che non appena la guerra finirà, i confini si apriranno, ce ne andremo immediatamente e diremo a tutti gli amici di fare altrettanto».

Qualcosa suggerisce che buona parte dei pronostici di Arestovic siano già realtà quotidiana in alcune aree dell'Ucraina occidentale e possano diventarlo, in generale, quando le élite militari golpiste - probabilmente, a quel punto, abbandonate anche dagli sponsor “euro-volenterosi”, non più in vena di sortite anti russo-americane - vedranno prossimo il crollo del fronte e si daranno a far man bassa del poco rimasto.


FONTI:

https://politnavigator.news/tramp-s-putinym-dodushat-es-poverte-shevchenko.html

https://politnavigator.news/igra-ssha-i-rossii-perecherknula-plany-bryusselya-i-kieva-carev.html

https://politnavigator.news/strategiya-putina-ne-voennyjj-a-moralnyjj-krakh-ukrainy-the-new-york-times.html

https://politnavigator.news/my-proigryvaem-rossii-diplomaticheski-ehks-posol-ukrainy-v-ssha.html

https://politnavigator.news/podpisyvat-mir-budet-vremennoe-pravitelstvo-ukrainy-bez-zelenskogo-telizhenkorossiya-ehkspert.html

https://politnavigator.news/est-ogromnyjj-risk-masshtabnojj-provokacii-i-sryva-sleduyushhikh-peregovorov-bortnik.html

https://politnavigator.news/pozitivnogo-budushhego-u-ukrainy-net-tolko-krovavaya-grazhdanskaya-vojjna-arestovich.html

 

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